IL PRINCIPE VENUTO DALLE STELLE

Il Piccolo Principe, è un capolavoro di poesia narrativa per giovani lettori sa appassionare anche i grandi, perché parla dritto al cuore di tutti, dai 6 ai 100 anni.Nella nostra messa in scena IL PRINCIPE VENUTO DALLE STELLE viaggia in un’AERONAVE-mongolfiera, installazione bellissima, alta 6mt, praticabile dagli attori, caleidoscopica e multifunzionale.La storia comincia nel Sahara, dove un aviatore precipita con il suo aereo e incontra un curioso bambino che gli chiede di disegnargli una pecora. A poco a poco il bambino racconta di se stesso e rivela di essere il principe di un pianeta lontano, l’asteroide B612, un luogo inconsueto in cui viveva da solo con una rosa scorbutica e vanitosa di cui si prendeva cura. La lontananza gli fa scoprire l’amore per la sua rosa e il rapporto profondo che esisteva tra loro. Per questo gli serve una pecora: deve mangiare tutti i rami di baobab che stanno crescendo, per evitare che soffochino il pianeta (e la sua rosa).Prima di arrivare sulla terra, il Piccolo Principe ha vagato per diversi pianeti, incontrando personaggi strani e assurdi, ma ognuno capace di insegnargli qualcosa. Una volta sul nostro pianeta, si imbatterà in un serpente, poi in un enorme roseto, a dispetto dell’unicità universale di cui si vantava la sua rosa, e infine in una volpe. Che gli chiederà di essere addomesticata, in nome dell’amicizia. Tra altri mille incontri e piccole avventure, passa un anno e il Piccolo Principe dai capelli dorati si prepara a tornare a casa, con la pecora e la fidata volpe, per prendersi cura della sua rosa. Ecco cosa succede tra le parole di quelle pagine, contemporanee come solo i grandi libri sanno essere. Con un messaggio perfetto per i lettori di ogni età: occuparsi degli altri. Metafora del passaggio all’età adulta, questo libro è un piccolo gioiello di narrativa, ad alto tasso di poesia. L’importante è trovare un amico sul proprio cammino: sarà il compagno di sempre, pronto a sostenerci e a condividere tutto, compresa la speranza.In effetti, quelli indicati qui non sono cinque motivi per leggere le avventure di un ragazzino, ma cinque valori da non dimenticare mai: godere della bellezza, fare ricerca in se stessi, prendersi cura dell’amore, coltivare l’amicizia e non perdere la speranza.

LA FIABA DI BIANCANEVE

Nell’intento di dare ai bambini qualcosa che li possa aiutare nel superamento di tanti complessi che li possono angustiare abbiamo scelto una delle fiabe più amate: “Biancaneve”.Come già per altri nostri allestimenti, ci siamo avvalsi dell’analisi che Bruno Bettelheim fa nel suo prezioso libro “Il mondo incantato” (ed. Feltrinelli). Il problema di fondo di questa fiaba risulta essere il narcisismo sia della bambina che della Regina, ma siamo ben consapevoli che questa problematica deve rimanere riservata a noi interpreti e agli adulti che si occupano dell’infanzia, mentre si lascia che la storia parli, con il suo linguaggio simbolico e consolatorio, alla sensibile psiche del bambino».Scene e costumi di Mariella Putignano. Maschere in cartapesta di Lisa Serio, Daniela Giummo e Mariella Putignano. Maschere e pupazzi in gommapiuma di Cinzia De Nisco. Luci Giuseppe Panetti.

STORIE IN BICICLETTA

Un cantastorie e un musico a cavallo di una stravagante bicicletta “side-car” gironzolano per la città per raccontare storie ai bambini.La bicicletta è realizzata con pezzi recuperati da biciclette d’epoca, al suo pedalare un gigantesco libro sfoglia le sue pagine (ad indicare che con la lettura si Vola con la fantasia); una vecchia sedia trasforma la bici in un divertente side-car, che diventa palco per l’attore o occasione per i bambini di farsi un giro con il cantastorie!Una narrazione interattiva che attraverso l’utilizzo di maschere, strumenti musicali, numeri di magia comica e oggetti di uso quotidiano coinvolgerà i bambini in un viaggio denso di divertimento e incanto!

I BAMBINI DI HAMELIN

Nella città di Hamelin vivere è diventato impossibile, la gente pensa solo a lavorare e ad accumulare soldi. Ma, un giorno, un’invasione di topi sconvolge tutto e tutti, e allora, qualcosa bisognerà fare! Attraverso situazioni comiche e narrazioni, attori, ombre e pupazzi coinvolgeranno il pubblico e i “bambini di Hamelin”, protagonisti della storia, saranno i bambini presenti. Musiche originali, canzoni, costumi e maschere accompagnano e colorano lo spettacolo.

ESSERE O NON ESSERE

Uno spettacolo per raccontare cosa voglia dire divenire bambini e bambine, per interrogarsi su quali siano i fattori, culturali e sociali, che guidano l’educazione in relazione al genere.Lo spettacolo si compone per quadri. Le due attrici e i due attori presenti in scena con i loro corpi danno vita a immagini, azioni e parole che si inseguono e si rincorrono. I corpi degli attori divengono campo di gioco. Gli attori si colorano, si vestono, si travestono, si scambiano di posto.Da una parte fotografiamo come ancora oggi il maschile e il femminile vengano separati in modo dicotomico.Rosa e azzurro. Pallone e tutù. Libri da maschi e libri da femmine. Dall’altra proviamo a mostrare come ascoltando l’indole, il carattere, la sensibilità e l’unicità di ognuno le linee di demarcazione saltino.Come ognuno di noi abbia davanti a sé infinite possibilità, come nessuno si esaurisca nel genere a cui appartiene, come le nostre caratteristiche una volta inserite in uno bicchiere e shakerate non diano come risultato il cromosoma X o il cromosoma Y, ma una serie infinita di sfumature e di colori in grado di comporre una tavolozza grande come il mondo.

IL PALAZZO D’OCCIDENTE

“Il palazzo d’occidente – Le sorelle Porro raccontate da loro stesse” , un testo di Michele Santeramo. Il 7 marzo del 1946 una folla affamata e misera entra nel palazzo delle sorelle Porro, picchia, bastona, trascina fuori due delle sorelle, le ammazza a botte. Lascia i loro corpi senza vita per strada, per tutta la notte. Il testo condivide con gli spettatori i temi che stanno alla base della necessità di violenza a cui sembriamo tutti condannati. Vari quadri raccontano la vicenda e provano a portarla dentro il presente delle relazioni tra le persone. Si indaga su come alla base della violenza ci sia la difesa strenua della parola “io”. Qui ciascuno spettatore dovrà decidere per sé chi ha ragione: chi ha ucciso o chi è stato ucciso. Lo spettacolo ha debuttato al Festival Castel dei Mondi di Andria nel settembre 2022.

AMORE NEL LAGER

Il tema della Shoah, dei lager, delle deportazioni è un tema molto delicato e in questo spettacolo incontra il tema dell’amore.Una ragazzina si sposa e un uomo ebreo dall’animo buono viene tradito. Una ragazzina è scaraventata nel mondo del lavoro e della guerra, un mondo dove chi commette un errore paga con la vita. Il destino è in mano al caso, alla fortuna o alla sfortuna.In questo clima di tensione appare una luce, un punto fermo, il suo primo, grande amore. Una storia commovente, intensa. Una storia che non racconta solo l’orrore dell’olocausto, ma la speranza, la forza di sopravvivere, la voglia di credere nel futuro, nella vita.

LA FAVOLA DELLO SCHIACCIANOCI

E’ la vigilia di Natale e i bambini Silberhaus sono entusiasti per i festeggiamenti che si avvicinano. Claire e Ritz stanno giocando in salone quando, improvvisamente, il loro padrino Drosselmayer arriva con un regalo di Natale inaspettato, un soldatino di legno schiaccianoci. Quella notte stessa Marie sarà testimone di una grande battaglia tra un vasto esercito di giocattoli guidato dal Principe Schiaccianoci contro un terribile plotone di topi comandati dal Topo Re.I bambini faranno un viaggio straordinario insieme ai protagonisti della storia tra la musica di Čajkovskij, la danza e il teatro. Sono passati 200 anni dalla prima stesura dello Schiaccianoci, ma questa è e resterà sempre una fiaba magica ed indimenticabile.

UN MONDO DI CENERENTOLE

La più antica versione di Cenerentola venne scritta in Cina nell’800 dopo Cristo, quasi 900 anni prima della sua omonima francese dalla scarpetta di vetro. Ma questa è solo una delle tantissime scarpe consumate da Cenerentola nei suoi viaggi per il mondo.La storia di Cenerentola si ripete in ben 345 versioni differenti da paese a paese. Cenerentole balcaniche, arabe, cinesi, vietnamite… Cambiano gli aiutanti: in Scozia, per esempio, c’è una pecora che aiuta Cenerentola, in India e in Bosnia c’è una mucca, in Iraq, in Cina e in Vietnam c’è un pesce, e a Napoli c’è una palma di datteri. Ma non cambiano solo gli aiutanti, cambiano soprattutto le sue scarpe: la Cenerentola cinese, ha i piedi più piccoli del regno e i sandali d’oro; la Cenerentola dei Balcani indossa semplici babbucce; la Cenerentola araba, gli zoccoli d’oro; quella tibetana, stivali di pelliccia… e ancora, quella Napoletana ha pianelle altissime, la Cenerentola francese indossa scarpette di vetro, quella sarda ha piccole scarpe di sughero…Tante scarpe per tante storie, raccontate, cantate, animate dall’attrice Maria Giaquinto, accompagnata dalle musiche di Giuseppe De Trizio, per un viaggio interculturale intorno al mondo alla scoperta delle tradizioni di paesi vicini e lontani, che non mancheranno di far sognare, giocare, pensare i piccoli spettatori.Ve ne raccontiamo alcune, ma prima di partire ricordatevi di togliere i sassolini dalle scarpe!Ed infine un debito, o meglio una dedica, a tutti i bambini che hanno o hanno avuto problemi ad allacciarsi le scarpe…

LA GIARA e LA PATENTE

“LA GIARA” è uno spaccato divertito e divertente sul mondo contadino.L’attaccamento alla roba che si trasforma in ansia frenetica e grottesca. Una enorme e costosa giara a simboleggiare la condizione di benessere e potere raggiunta. Pronta a traboccare del frutto del nuovo ed ennesimo raccolto. Matrona incontrastata della masseria di don Lolò, il padrone. Il Fato entra in azione. La giara si rompe. Viene trovata rotta. La sua enormità si tramuta in fragilità. Si scatena il plot narrativo. Entra in scena un artigiano-mago, zi Dima. Fagocitato egli stesso dalla famelica giara. Saggezza artigiana. Umanità contadina. La vicenda diventa paradossale. Un avvocato esasperato. Un finale scoppiettante. Gli ingredienti per una bella festa di teatro ci sono tutti. Ed in fondo in fondo … anche per la classica morale della favola.Ne “LA PATENTE”, invece, Pirandello utilizza a piene mani il paradosso. Il grottesco. L’ironico.Pirandello denuncia la sottocultura della superstizione. In una pièce che fa del divertimento il suo filo conduttore. Una grande lezione di civiltà e di modernità.