DAMAREAMARE. Viaggio nel sociale tra musica e bellezza

Il concerto è un evento di gemellaggio tra l’orchestra sociale MusicaInGioco, diretta dal M°Andrea Gargiulo, e l’Orchestra e coro del Liceo Musicale Statale Melissa Bassi, di Scampia, Napoli. Il gemellaggio tra le due realtà musicali vedrà il coinvolgimento di oltre 100 ragazzi e nasce dalla volontà di costruire, anche in diversi contesti e luoghi, una cultura antimafia sociale basata sulla bellezza e sull’impegno sociale e personale. MusicaInGioco è un’associazione che, ispirata a “El Sistema” fondato in Venezuela da A.J. Abreu, buona pratica europea di musica per il sociale Urbact 2017, dona lezioni e strumenti musicali a bambini e ragazzi prevalentemente in area disagio socio-economico/personale o con disturbi dell’apprendimento e/o diversa abilità (DSA, ADHD, sindrome di Asperger, di Down, Autismo). Attualmente, in Puglia, ha dato la possibilità ad oltre 10000 bambini/ragazzi (anche detenuti) di vivere la bellezza della musica.

SCANNASURICE

Ambientato dopo il terremoto del 1980 a Napoli, Scannasurice è una sorta di discesa agli “inferi”, di un personaggio dalla identità androgina, nell’ipogeo napoletano dove abita, all’interno di una stamberga, tra gli elementi più arcani della napoletanità, in compagnia dei topi – metafora dei napoletani stessi – e dei fantasmi delle leggende metropolitane partenopee, dalla Bella ‘mbriana al Munaciello, tra spazzatura e oggetti simbolo della sua condizione, alla ricerca di un’identità smarrita dentro le macerie della storia e della sua quotidianità terremotata, fisicamente e metafisicamente.Il personaggio fa la vita, “batte”. E’, originariamente, un “femminiello” dei Quartieri Spagnoli di Napoli, ma i femminielli di Enzo Moscato sono creature senza identità, quasi mitologiche. Oltre l’identità sessuale, sono quasi magiche. Per questo ne è interprete un’attrice che del personaggio esalta l’ambiguità e l’eccesso. In un dialetto lirico e suggestivo, la creatura a metà tra l’osceno e il sublime distilla imprecazioni esilaranti, filastrocche popolari e antiche memorie in un’alternanza di ritmi e di sonorità rendendo un testo ed uno spettacolo propriamente caratterizzato dalla parola profondamente affascinante.Cerciello coniuga qui i due finali scritti da Moscato in due momenti successivi: il primo nel 1982, il secondo, su impulso di Annibale Ruccello che ne fece la regia due anni dopo. Di una morte simbolica comunque si tratta, nel segno di un pessimismo che lascia poche vie di fuga.

COME UN ANIMALE SENZA NOME

Dopo I Sonetti di Shakespeare tradotti e traditi in napoletano presentati in un’indimenticabile serata a cielo aperto all’Anfiteatro romano nel 2021 e il meraviglioso omaggio a Eduardo De Filippo di “Tavola tavola, chiodo chiodo…” – spettacolo di apertura della rassegna di PrimaVera dello scorso anno – torna agrande richiesta, al Teatro Garibaldi, Lino Musella, attore fra i più amati e premiati della sua generazione, con un’opera-concerto originale, su testi di Pier Paolo Pasolini, dal titolo Come un animale senza nome.Il poema autobiografico “Poeta delle ceneri” sarà la colonna vertebrale del corpus poetico pasoliniano che la voce di Lino Musella renderà in forma di costellazione sonora, nuova e vibrante, accompagnata dalle sonorità musicali del Maestro Luca Canciello. La straordinaria e misteriosa potenza del fantasma pasoliniano torna a interrogare il nostro presente a più di cento anni dalla nascita del poeta.

LA TUA MANO NELLA MIA

Interprete sensibile di numerosi film e spettacoli teatrali – David di Donatello 2022, come migliore attrice non protagonista, per la sua interpretazione in “E’ stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino, Nastro d’argento 2022 come migliore attrice protagonista per il film “Il buco in testa” di Antonio Capuano e Premio Ubu nel2000 come migliore attrice non protagonista ne Il Tartufo di Moliere con la regia di Toni Servillo), Teresa Saponangelo affronta con Gabriele Parrillo, attore e pedagogo di grande esperienza, un viaggio alla ricerca della memoria di un amore: quello fra Anton Cechov – scrittore e drammaturgo fra i più grandi di sempre – e l’attrice Olga Knipper, membro della prima compagnia del Teatro d’Arte di Mosca, fondata nel 1897 da Konstantin Stanislavskij e Vladimir Nemirovic Dancenko.Una ricerca basata sulle quattrocentoventi lettere che i due si scambiarono durante i sei anni della loro vita di coppia e che la scrittrice Carol Rocamora ha sapientemente distillato nella sua pièce. Fu nel 1898, durante le prove de Il gabbiano, che Cechov(1860/1904) e la Knipper (1868/1959) s’incontrarono. Destinati a intrecciare le loro vite e la loro arte, i due decisero di sposarsi nel 1901. La Knipper fu la prima interprete di ruoli famosi come quello di Arkadina ne Il gabbiano, di Elena in Zio Vanja, di Mascia nelle Tre sorelle e di Ljuba ne Il giardino dei ciliegi, le quattro opere teatrali più importanti dello scrittore.Alla ricerca di questo amore Teresa Saponangelo e Gabriele Parrillo assumono le loro sembianze, i loro gesti, le loro voci care, profonde, spiritose, disperate, indissolubili.“Abbiamo la possibilità di essere autori e interpreti della nostra vita, forse così essa potrà continuare a vivere per sempre, così come Cechov ha fatto con i suoi personaggi e come Olga fa con il suo Anton. Mettersi in scena non vuol dire fingere, ma rivelarsi a sé e agli altri, ed essere ricordati. Ci ricorderemo di Anton, ci ricorderemo di Olga. Ci ricorderemo di questa stagione del Teatro che ha rivoluzionato il suo modo di farlo. Ci ricorderemo di amare. O almeno di provarci.

IL CIRCO DELLE PULCI DEL PROFESSOR BUSTRIC

“La pulce è un animale assai piccolo e per lo più invisibile: quale occasione migliore del Circo delle Pulci per creare un Circo Magico. Nato storicamente nell’ottocento, “Il Circo delle Pulci” è una forma di spettacolo popolare che meraviglia e stupisce ancora più di un normale circo in quanto ad esibirsi nei vari ruoli di acrobata, funambolo o fachiro sono proprio loro…. le pulci. Certo è difficilissimo vederle, soprattutto da lontano, per questo serve la magia che per definizione mostra l’impossibile diventare reale e alla domanda legittima: “Ma le pulci esistono!?” ovvero “C’è il trucco?!” Si può rispondere, altrettanto legittimamente: “ Se non c’è trucco è incredibile, ma se il trucco c’è…. Lo è ancor di più!!”. Nel circo delle pulci la magia non è solamente quella del Mago, ma anche del Teatro, che per sua natura è l’immagine che il pubblico crea nella propria mente osservando ciò che accade in scena, in un certo senso non esiste, è per questo che l’attore può creare ogni tipo d’illusione. Il Circo delle Pulci è gioco di prospettive tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande: può accadere che se una pulce si tuffa in una tazzina di caffè tanto piccola per noi, ma grande come un mare per lei…che la scena si trasformi in abisso marino, svelandone segreti e misteri. Magia di trucchi semplici eppure incomprensibili e sorprendenti, piccoli colpi di genio che suscitano nel pubblico la meraviglia. Gioco comico di sorprese che senza mai perdere la leggerezza e quel senso dell’assurdo tipici del teatro di Bustric, a cui, se il teatro è volontaria sospensione dell’incredulità, il pubblico volontariamente si abbandona. Buon divertimento!”

LA DIVINA COMMEDIOLA

“O’ vero” disse il Duca dal suo banco“Fin da bambini ci avevano avvisatoSe fai il cattivo arriva l’uomo biancoE mangia tutto! Infatti così è stato” Tanti illustri personaggi hanno letto e commentato la Divina Commedia del grande Dante Alighieri.Giobbe Covatta ha recentemente reperito in una discarica il manoscritto di una versione “apocrifa” della Commedia scritta da tal Ciro Alighieri.Purtroppo è stato reperito solo l’inferno e non in versione completa.Dopo un attento lavoro di ripristino si può finalmente leggere questo lavoro dimenticato che ha senz’altro affinità ma anche macroscopiche differenze con l’opera dantesca.Intanto l’idioma utilizzato non è certo derivato dal volgare toscano ma è senz’altro più affine alla poesia napoletana.Si nota poi come il poeta abbia immaginato l’inferno come luogo di eterna detenzione non per i peccatori ma per le loro vittime!  E non poteva trovare diversa soluzione in quanto le vittime sono i bambini ovvero i più deboli, coloro che non hanno ancora cognizione dei loro diritti e non hanno possibilità di difendersi. Così mentre resterà impunito chi ha colpito con le sue nefande azioni dei piccoli innocenti del terzo mondo, il Virgilio immaginato dall’antico poeta lo accompagnerà per bolge popolate da bambini depauperati per sempre di un loro diritto, di qualcosa che nessuno potrà mai restituirgli. Giobbe Covatta ci legge la sua personale versione della Divina Commedia totalmente dedicata ai diritti dei minori: i contenuti ed il commento sono spassosi e divertenti, ma come sempre accade negli spettacoli del comico napoletano, i temi sono seri e spesso drammatici. Conoscere i diritti dei bambini riconosciuti dalla Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, conoscere i modi più comuni con cui questi diritti vengono calpestati equivale a diffondere una cultura di rispetto, di pace e di eguaglianza per tutte le nuove generazioni.

#PIÙSHAKESPEAREPERTUTTI

Lo spettacolo, un omaggio a William Shakespeare, è al tempo stesso una lezione e scherzosa conversazione ideata e condotta dall’attore e presentatore Antonio Stornaiolo con Vito Signorile.Uno spettacolo leggero, ma mai superficiale che, con ironia ed uso di linguaggi giovanili e multimediali, racconta la figura del maggior drammaturgo occidentale. La caratteristica principale dell’azione teatrale si basa sul coinvolgimento degli spettatori che sin dall’inizio e continuamente vengono incitati ad esprimere giudizi, prendere parte alla storia, rispondere a test sul tema, inviare tweet ed sms in diretta su quanto sta accadendo “qui ed ora” nel luogo deputato alla rappresentazione. Un gioco teatrale, dunque, come nella miglior tradizione dell’improvvisazione scenica, che prende origine proprio dal teatro elisabettiano.

ALLA BUA IN CONCERTO

Gli Alla Bua nascono dalle esperienze più tradizionali della cultura musicale salentina. Si sono formati inizialmente tra le ronde della storica festa di San Rocco a Torrepaduli, nelle notti itineranti del canto pasquale di Santu Lazzaru, nelle tipiche feste delle curti fatte di vino, voci spiegate e incessabili tamburelli. Tra questi suoni si sono uniti i sei componenti del gruppo, provenienti da vari paesi del Salento (Casarano, Torrepaduli, Collepasso, Supersano fino alla grica Sternatia), con la comune coscienza di sentire propria l’eredità della musica popolare, appresa direttamente nelle proprie case e con la grande passione di suonarla, tramandarla e divulgarla. Oltre a condividere la loro matrice popolare, i componenti del gruppo sono forti di provenienze musicali singolarmente disparate, che spaziano dai repertori classico e contemporaneo, rock, antico, jazz, dance e etnico. Tutto ciò porta ad una riproposizione molto colorita del repertorio tradizionale salentino e ricca di sottigliezze ed energie sempre rinnovate, sebbene scaturite da esecuzioni molto spontanee, liberatorie appunto e, in ogni caso, festose. Gli Alla Bua risultano l’unione di tutto ciò che la musica salentina richiede per concretizzare al massimo la sua espressività, carica di un passato (e talvolta anche di un presente) difficile. Caratteristiche e qualità che, nello sfrenato divertimento di musicisti, ballerini e appassionati che numerosi partecipano ai loro spettacoli, vengono recepite come una vera “altra cura”. Negli ultimi anni il repertorio degli Alla Bua si è arricchito di brani originali composti dagli stessi componenti, in uno stile a volte molto legato alla tradizione, a volte invece, solo motivato dallo spirito del gruppo e dunque più innovativo e originale.

ASCENT

Ascent è il simbolo di un concetto di distruzione creativa, un processo di mutazione continua che rivoluziona incessantemente la struttura di un rapporto, distruggendo senza sosta quella vecchia e creando sempre un modo nuovo di vedere l’altro. Un’azione circolare, libera da schemi stabiliti, che trova  l’unica soluzione possibile in un pensiero divergente per evitare che la fine di una relazione non debba essere in automatico l’inizio di un’altra.

QUARTETTO

Quartetto è un gioco, un esperimento, è la scelta di quattro artisti di far coesistere nel tempo e nello spazio elementi che per norma resterebbero separati. Una danzatrice, una cantante, una performer e un musicista, pur preservando ognuno la propria specificità, decidono di cimentarsi nella complessa acrobazia del dialogo e condividendo il loro materiale espressivo e artistico, mischiano, compongono e scompongono per ricercare insieme nuove prospettive. L’obiettivo è la costante ricerca della scena.