NOTTE DI SFOLGORANTE TENEBRA

La sanguinosa guerra di Troia, durata dieci anni, si è conclusa con la vittoria dei Greci, ma le donne, greche o troiane, mogli, figlie o sorelle dei trionfatori o degli sconfitti, hanno tutte pagato un amarissimo tributo. Hanno perduto padri o sposi amati, oppure da sposi o padri sono state ingannate, tradite, abbandonate. I vincitori hanno infierito sui vinti, le donne troiane, prede di guerra dei soldati greci, sono costrette a servire gli assassini dei propri figli e dei propri sposi, come schiave o concubine, invise alle loro mogli legittime. Sei straordinarie figure femminili delle tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide si raccontano sullo sfondo del tragico retaggio della guerra. Tre greche, Clitemnestra, Elettra ed Elena, e tre troiane, Cassandra Ecuba e Andromaca. Accogliendo e rielaborando opere differenti, i sei monologhi mettono in scena personaggi controversi, che è difficile sottoporre a un giudizio morale. Clitemnestra è una spietata e ambiziosa simulatrice, oppure è una madre sconvolta dal dolore che vendica il barbaro assassinio di sua figlia? Elena è una donna vanesia, vile e sventata o, al contrario, una moglie fedele, vittima innocente di imperscrutabili trame divine? Cassandra è soltanto una vittima o il consapevole strumento della propria vendetta? Il risentimento di Andromaca nei confronti di Elena è davvero solo provocato dalla sua indignazione? E la presunta leggerezza di Elena basta a giustificare la feroce intransigenza della vecchia Ecuba? Elettra è la figlia devota di un padre amato, un’implacabile giustiziera o una donna meschina, animata dal risentimento e dall’invidia per la propria madre? Non ci resta, credo, che sospendere il giudizio e lasciarci trascinare nel vortice delle loro passioni.
HOME RUN

“Da poche settimane avevo letto e voltato l’ultima pagina di Furore di J. Steinbeck riscoprendo, dopo quasi tre decenni dalla mia prima lettura, un testo sconvolgente nel suo essere umanissimo, politico e più che mai necessario alla decodifica dei nostri tempi. Finché, davanti ad un caffè, un amico – che poi sarebbe diventato uno dei due interpreti protagonisti di questo studio – mi ha fatto dono di Uomini e Topi dello stesso autore. Questa insistenza dell’autore statunitense a bussare idealmente alla mia porta mi è sembrata meritevole di ogni onore possibile, fino ad accarezzare l’idea di fare di questa piccola fiaba nera il punto di partenza per un testo teatrale calato nella contemporaneità. Dopo sole due settimane di lavoro – una specie di record personale – era già nato il testo di Home Run, in una forma che poco si discosta da quella che è poi confluita nel lavoro della scena. Lontanissimo dall’essere un adattamento di Uomini e Topi, Home Run è una drammaturgia originale che rimette al centro della discussione il rapporto tra lavoro ed essere umano nel contesto sociale e culturale dell’Occidente capitalistico. Ma è anche una storia d’amicizia e d’amore che trova nella deflagrazione l’unico modo per non cedere alla rassegnazione. Una storia che continua a correre, speranzosa e disperata, per le nostre strade con uno zaino giallo sulle spalle. Un omaggio ad un’intera generazione.” Damiano Nirchio
BARI DIVERSA

Festival del Pensare Queer Un invito provocatorio a riconoscere e onorare la diversità che abita la nostra città e ciascuno di noi, a non avere paura di essere se stessi. Vale la pena portare in scena quella forza spaventosa e “diversa” che è capace di lottare per ciò in cui si crede, senza vergognarsi della propria stranezza. Si tratta, in sostanza, di imparare a pensare queer. Queer letteralmente significa «strano», «bizzarro», e deriva dal tedesco quer, «diagonale», «di traverso». Sta a indicare chi non si riconosce nei binarismi e non vuole chiudersi in una definizione vincolata alle preferenze sessuali. Pensare in maniera queer, quindi, significa sforzarsi di superare i binarismi e le etichette, facendo proprio l’insegnamento poetico di Emily Dickinson: «Dì tutta la verità ma dilla obliqua», slant. Bisogna imparare a pensare e parlare in maniera diagonale, obliqua, inclinata, perché, come ha scritto Nietzsche, ogni verità è curva. Si tratta di liberarsi da un’immagine di sé e del mondo statica, di una soggettività granitica e sempre identica a se stessa, di non presupporre di sé o delle altre persone qualcosa che rispetti una norma, un canone. Per questo abbiamo immaginato insieme una due giorni dedicata alla diversità in tutte le sue forme, attraverso una serie di lectio, speech, dibattiti, spettacoli e reading sul corpo, l’intersezione, l’immaginario, l’autocoscienza, l’arte, la neurodivergenza, la pedagogia di genere. Programma in via di definizione.
GIORNATA DELLA MEMORIA – LA MEMORIA COME ATTO DI PACE
In occasione della giornata della memoria il 27 gennaio il Teatro Piccinni si apre ad un allenamento collettivo per tenere viva la memoria storica della shoah. L’intervento di artisti, giornalisti, intellettuali sarà occasione per ricordare un’importante pagina della storia del mondo, che non riguarda soltanto il popolo ebraico, ma l’intera umanità. La memoria come atto di pace.Saluti istituzionali dell’Assessore alle culture del Comune di Bari Ines Pierucci. Interventi:Prof. Francesco Signorelli. Direttore UOC Neurochirurgia del Policlinico Universitario di Bari.Matteo Nucci. Scrittore, autore di romanzi, saggi e reportage, appassionato di Grecia Antica e Mediterraneo. Gli attori Stella Addario e Flavio Albanese leggeranno dei passi scelti da Francesco M. Asselta, con la cura di Marinella Anaclerio. Al pianoforte Mirko Signorile. Direzione artistica di Francesco M. Asselta.
EBREO

David Parenzo è pronto a raccontarsi sulla scena in una veste inedita, come protagonista del monologo teatrale Ebreo! Uno spettacolo che prova, con la forza dirompente del teatro a demolire dall’interno luoghi comuni, false credenze e pregiudizi su un argomento che per molti continua, in maniera spesso inconfessabile, ad essere un tabù. Prendendosi in giro seriamente ci porta con ironia e leggerezza alla commozione e alla profondità di essere Ebreo. Un viaggio dentro e fuori, tra l’alto e basso, in superficie e a fondo, di una religione, di una comunità, di un popolo millenario.
IL FANTASMA

Una antica casa avuta in eredità, presenze, voci inquietanti. Carmela, donna fragile e succube di Felice, il suo ambiguo marito. E poi ancora, un antico avo vissuto secoli prima in quella casa e divenuto fantasma per vendicarsi sui discendenti di suo cugino Federgeo, che lo murò vivo per impossessarsi di tutti suoi beni. Questi, alcuni degli ingredienti del nuovo spettacolo dell’Anonima G.R. scritto a due mani da Dante Marmone e Tiziana Schiavarelli, una sorta di horror-comic che si sviluppa in un racconto ondivago, con personaggi e situazioni sul filo dell’incredibile, tra il normale e il paranormale e che rivelano aspetti imprevedibili e oscuri della psiche umana. I personaggi “normali” poi, non sono altro che soggetti bizzarri come il Ghostbusters, chiamato per distruggere i fantasmi della casa o l’esorcista che cerca di liberare Carmela da un ipotetico demone che la possiede. Ma nell’insieme hanno tutti qualcosa di paradossale, di clownesco, che colora di comicità lo spettacolo, in un intrigo di antiche superstizioni incarnate nelle nostre menti, che ci fanno credere a ciò che non esiste, quasi per fuggire dalla razionalità. Due racconti quindi, uno fantastico e l’altro reale, che alla fine convergono in un finale che scompagina tutto, confondendo il razionale con l’irrazionale lasciando in sospeso vendette e giuste punizioni. Ogni certezza si perde lasciando insoluto il risvolto delle proprie azioni. Il tutto è trattato con lo spirito comico dell’Anonima G. R., perché ridere può liberarci dalla paura dei fantasmi e dal cinismo della vita.
LA MAGIA DI SAN NICOLA

Le più celebri leggende fiorite in ambiente medievale su San Nicola, patrono della città di Bari e noto per i suoi miracoli in tutto il mondo, sono il punto di partenza per la nostra messa in scena. Tre fanciulle povere sono destinate a una triste fine. San Nicola giunge in soccorso donando loro una ricca dote. Tre bambini in cerca di aiuto incontrano un oste che, suggestionato da un perfido diavolaccio, prima fa finta di accoglierli per poi ridurli in polpette. Anche questa volta San Nicola interviene riportando i piccoli alla luce. In più il Santo dona loro la gioia di vivere: i bambini appena miracolati, cantano e ballano in piena allegria. Aziz, un giovane mozzo, salva l’equipaggio e il Santo salva la sua vita. Lo spettacolo pone al pubblico di ogni età una serie di domande: Che cos’è la santità per i bambini? Il Santo è una persona eccezionale? Perché in un mondo che dice di amare tanto i fanciulli solo un miracolo può salvare loro la vita?
È FATTO GIORNO

A cento anni dalla nascita e a settanta dalla morte, torniamo ad ascoltare le parole, i versi e le storie che hanno scandito la vita breve ma intensissima di Rocco Scotellaro, il sindaco-poeta di Tricarico, il cantore della sua Lucania miserabile e struggente, l’intellettuale capace di raccontare un Sud tutt’altro che immobile ed estraneo al movimento della storia. Lo spettacolo è un doppio reading, una voce femminile (quella di Carmela Vincenti) che racconta la vita di Rocco con le parole di sua madre Franca Armento e una voce maschile (quella di Nichi Vendola) che interseca la narrazione materna con le poesie più significative di Scotellaro. Sul palco il musicista Antonio D’Ambrosio e il suo Trio che incrocerà, con il racconto jazz, le parole del reading: lo stile musicale è molto evocativo del cosmopolitismo del poeta lucano. Sullo schermo scorreranno immagini, fotografie o foto di quadri, che esibiscono la Lucania del primo dopoguerra, le sue suggestioni, la sua povertà, le sue lotte.
GIACOMO

Giacomo vuole porre in risalto il discorso politico di Matteotti, mettendo a confronto due dei suoi interventi in Parlamento: quello del 31 gennaio 1921, in cui denuncia le connivenze tra le forze politiche borghesi e le squadracce fasciste, e quello del 30 maggio 1924, l’ultima seduta a cui Matteotti partecipò prima di essere assassinato, in cui contesta i risultati delle elezioni dell’aprile di quell’anno. Questa tragedia, politica e antispettacolare di TB, consiste nella riproposizione delle parole di Matteotti nella loro nuda e terrificante verità. I principali temi sui quali il lavoro invita a riflettere sono il senso della militanza politica, i diritti di cittadinanza, la possibilità di opporsi alla violenza fascista con il richiamo ai valori di libertà e democrazia, ma anche il ruolo del teatro nella società, in un modo in cui gli ideali diventano opera d’arte.
LA PALESTRA edizione speciale BUON COMPLEANNO CALVINO

Il progetto “Buon compleanno Calvino!”, questa occasione straordinaria del centenario della sua nascita, sarà un’opportunità per parlare della sua vita, delle sue opere, ma soprattutto della sua idea tutta personale di rappresentare un modello di intellettuale integralmente disorganico, lontano dall’impegno diretto, discutendone non solo con studiosi, critici e specialisti della letteratura calviniana (Silvio Perrella e Lea Durante), ma aprendoci anche alle sue parole con le letture di Paolo Panaro (che ha portato in scena Il Barone Rampante), e all’incontro con progetti musicali dedicati a “Le città invisibili”, interpretati da Mirko Signorile in duo con Giovanna Carone.