PIECE 09022025 / JAM D’IMPROVVISAZIONE CON TUTTI GLI ARTISTI DDD + ospiti CESARE DELL’ANNA e le danzatrici ERIKA SCHIPA e MARIELLA RINALDI

Una performance d’improvvisazione in cui convivono voce, movimento e musica. Linguaggi che in questo brano s’incontrano e danno senso al presente di ogni scelta. Non c’è altro posto che questo per modellare i legami e scavare come artista il noto e l’ignoto dell’istante nel continuo tentativo di incorniciare un mondo, apparentemente inconsistente, ma forse capace di toccare emotivamente il nostro animo. CHARLOTTE ZERBEY – coreografa, danzatrice, vocalista, educatrice. Nel 1989 fonda Company Blu con Alessandro Certini e ne è co-direttrice. L’attività della Company Blu è sostenuta dal Ministero per i Beni e Attività Culturali, dalla Regione Toscana, dal Comune di Sesto Fiorentino. Dopo aver conseguito una formazione tradizionale di danza moderna e classica all’Università di Utah dal 1979 al 1982, lavora in Europa. Dall’83 è parte di Group/O di Katie Duck (I), collabora a varie produzioni con Company Gaby Agis (UK) nel 1987 e nel Film diretto da Bob Bentley nel 1988, è con Company Hamilton (UK, NL) nel 1993 e nello stesso anno con Parco Butterfly (I). Nel 1994 lavora con Sasha Waltz & Guests (D) alla prima produzione Twenty to Eight – Travelogue, replicato estensivamente in Europa e negli Stati Uniti fino al 2001, ripreso poi a Berlino al Teatro Nazionale (2008 e 2013) e Parigi al Teatre De La Ville (2009). Inoltre collabora alla produzione 2017 intitolato “Women” sempre con Sasha Waltz & Guests. MARCO BARDOSCIA Classe 1982, è diplomato in contrabbasso classico al conservatorio “T. Schipa” di Lecce e in musica Jazz presso il conservatorio “N. Rota” di Monopoli. La sua attitudine è multiforme così come le sue collaborazioni. Negli anni ha approfondito il legame con la sua terra, il Salento (Puglia), collaborando con tutti i maggiori esponenti della scena tradizionale e lavorando sul repertorio musicale e rimescolandolo con il suo personale linguaggio. Ha vissuto per sette anni a Bruxelles dove è entrato in contatto con la scena musicale belga approfondendo il linguaggio della libera improvvisazione e formando, insieme a Nathan Daems e Lander Gyselick, il “Ragini trio” con il quale suona un repertorio di “raga” indiani rielaborati e che vanta due dischi per la belga Dewerf Records e numerosi concerti in alcuni importanti Festival e club europei. Negli ultimi anni collabora assiduamente con il trombettista Paolo Fresu con il quale ha registrato diversi dischi tra cui: “Altissima Luce” collegato al Laudario di Cortona francescano, “Tempo di Chet” dedicato a Chet Baker, “Ferlinghetti” e “Kind of Miles”. È presente in venti titoli dell’etichetta discografica di Fresu (Tǔk Music) tra i quali il concept “The future is a tree”, dedicato alla natura uscito nel 2020 e “Legnomadre” del 2023. Bardoscia ha in archivio più di 50 album di vario genere e vanta collaborazioni con musicisti di caratura internazionale. La sua caratteristica è quella di attraversare senza pregiudizi i vari stili musicali: classica, jazz, musica tradizionale, free, musica antica, pop, rock e psichedelia avvalendosi di un uso non convenzionale del suo contrabbasso. a seguire JAM D’IMPROVVISAZIONE CON TUTTI GLI ARTISTI DDD + ospiti CESARE DELL’ANNA e le danzatrici ERIKA SCHIPA e MARIELLA RINALDI ERIKA SCHIPA (Lecce, 1988) è danzatrice, performer e coreografa. Ha un diploma in discipline coreutiche all’Accademia Nazionale di Danza di Roma, un master degree in Performing Art presso ISAC, Institut Superiéur D’Art et Choréographie, Académie Royal des Beaux-Arts de Bruxelles, un diploma specialistico in metodologia della danza contemporanea, conseguito presso l’Accademia Nazionale di danza di Roma. Ha lavorato come interprete per Romeo Castellucci, Alessia Lovreglio, Hannah Shakti Buhler, Barbara Toma, Public Movement, Dora Garçia, Julie Magneville, Louise Chardon e Charlotte Vanden Eynde. erikaschipa.wordpress.com MARIELLA RINALDI, di origine pugliese, comincia lo studio della danza classica e contemporanea presso il Centro di Formazione Spazio Danza di Barletta, diretto da Angela Dimiccoli. Si laurea in Editoria e Giornalismo presso l’Università degli studi di Bari “A. Moro” e nel 2010 viene ammessa al Triennio Tecnico Analitico per danzatori, indirizzo danza contemporanea, presso l’Accademia Nazionale di Danza di Roma. Sempre in Accademia conclude il ciclo di studi nel 2016 conseguendo il diploma di secondo livello per l’Insegnamento delle discipline Coreutiche, indirizzo danza contemporanea Nel suo percorso ha avuto modo di lavorare con coreografi di fama internazionale: Sharon Fridman, Micha van Hoecke, Marcos Morau, Maurice Causey, Giorgio Rossi, Simona Bertozzi, Maud de la Purification, Rodolpho Leoni, Nina Dipla, Tamas Geza Moricz. Si è trasferita a Parigi presso le Conservatoire de Danse de Villejuif, dove ha lavorato in qualità di stagista con la coreografa e maestra Bea Buffin. Ha curato l’edizione Le Relazioni Armoniche Ferentillo e le Residenze d’Arte, della Prof.ssa Cristina Caponera, (Edizioni Thyrus, Gennaio 2016, Arrone). Dal 2017 entra a fa parte dell’Associazione AIRDanza diretta dalla Prof.ssa Francesca Falcone. A gennaio del 2019 consegue la laurea magistrale in Spettacolo Teatrale, Cinematografico, Digitale: Teorie e Tecniche, presso l’Università La Sapienza di Roma. Attualmente è docente di tecnica della danza contemporanea e storia della danza presso il Liceo Coreutico Ciardo Pellegrino di Lecce. È attiva nell’ambito della ricerca coreografica e collabora con diverse associazioni artistiche e culturali.
IMPROVVISAZIONE AL PRIMO INCONTRO CON IL PIANISTA MAURO TRE

MARTINA AUDDINO danza MAURO TRE piano Improvvisazione al primo incontro con il pianista Mauro Tre. MARTINA AUDDINO danzatrice e performer basata a Torino, si muove tra i linguaggi del teatro e della danza contemporanea e attraverso esperienze site-specific in ambiente naturale. Collabora con coreografi/e come Giovanni di Cicco, Andrea Zardi, Angela Babuin, Luca Silvestrini. È nel cast di “Inferno” di Roberto Castello, vincitore del Premio Ubu come Miglior Spettacolo di Danza nel 2022. Con Aldes/Roberto Castello e Spam (Porcari, LU) collabora in vari progetti dal 2020, tra cui i Dance Club e Tempi Moderni. Co-fondatrice e membro stabile del collettivo Cifra Danza Teatro, impegnato nella ricerca e nella formazione, focalizzato sulla dimensione site specific e multidisciplinare della performatività. MAURO TRE Musicista poliedrico, compositore, pianista jazz, si autodefinisce “un curioso osservatore della musica”, che attraverso le sue mani prende diverse forme interessanti. È certamente un osservatore delle cose del mondo, che racconta con la sua musica e i suoi diari Mauro Tre, ospite con il concerto “Nothing but the music” della rassegna di Giorgia Santoro “Tutti Solo”. L’artista leccese spazia tra il pianoforte e i synth, dal jazz alla classica fino al rock e al balcan, collaborando negli anni con celebri esponenti del panorama musicale, come Fabrizio Bosso, Rosalia De Sousa, Nicola Conte, Roberto Gagliardi, Massimo Urbani, Francis Paudras, Terry Riley, Cesare Dell’Anna, Emanuele Coluccia e Guido Nemola. Un anno fa ha calcato il prestigioso palco di Sanremo, dove ha accompagnato al pianoforte la salentina di adozione Elodie, della quale ha intravisto per primo il notevole potenziale, incoraggiandola e spronandola a coltivare il suo talento musicale fino a spiccare il volo. a seguire piccoli set d’improvvisazione – Mauro Tre, Martina Auddino e Barbara Toma – Intervento studenti quarto anno del Liceo Coreutico Ciardo Pellegrino
BIANCO

Improvvisazione al primo incontro con il musicista, polistrumentista Filippo Bubbico. CLAUDIA CATARZI danza FILIPPO BUBBICO piano ed elettronica a seguire set d’improvvisazione Claudia Catarzi, Filippo Bubbico e Barbara Toma Claudia Catarzi Danzatrice e coreografa, ha danzato in molte compagnie nazionali e internazionali tra cui l’Ensemble di Micha Van Hoecke, Virgilio Sieni, Sasha Waltz&Guests e Ambra Senatore. Dal 2011 sviluppa la sua poetica. I suoi lavori sono stati presentati in festival internazionali in più di 18 paesi. Nell’estate 2023 debutta con la sua ultima creazione 14.610, coproduzione CDCN di Bordeaux, La Manufacture. Filippo Bubbico Musicista, polistrumentista e produttore leccese, Filippo Bubbico sin da giovanissimo si appassiona alla scrittura e alla produzione musicale. Nel 2017 si laurea in Pianoforte Jazz presso il Conservatorio di Bologna. L’anno successivo pubblica il suo disco d’esordio, “Sun Village”, trasmesso da numerose emittenti radiofoniche e televisive; del 2021, invece, è il suo secondo album, “Honolulu Arrivo”. Nel 2024 si diploma in scrittura e produzione musicale al prestigioso Berklee College di New York vincendo il “Peer Recognition Award 2024”
C’ERA UNA VOLTA LA GUERRA

L’orologio dell’Apocalisse – il Doomsday Clock, creato dagli scienziati del Bulletin of Atomic Scientists nel 1947 per mostrare metaforicamente una ipotetica fine del mondo e periodicamente aggiornato – oggi segna 90 secondi alla mezzanotte. C’era una volta la guerra è un titolo che potrebbe sembrare un’utopia. Utopia letteralmente è il non-luogo, ma «una carta del mondo che non includa Utopia non è degna neppure di uno sguardo, perché lascia fuori il solo paese al quale l’umanità è sempre in procinto di approdare. E quando l’umanità vi approda, guarda avanti e, vedendo un paese migliore, alza le vele» Così scriveva Oscar Wilde. Utopia non è una parola adatta soltanto ai sognatori, ai poeti o ai pazzi. Non significa fuga dalla realtà, ma capacità di immaginare qualcosa che non c’è ancora e dargli la possibilità di accadere. Ce lo dimostrano persone – conosciute e meno conosciute – che negli anni si sono opposte e hanno saputo inceppare il “meccanismo” della guerra, come ad esempio il comandante sovietico Vasilij Archipov che, nel 1962, si oppose al lancio del siluro nucleare nonostante il suo sottomarino fosse attaccato dagli statunitensi, scongiurando così una guerra nucleare; ce lo dimostrano politici che hanno saputo rispondere alla violenza senza violenza. Le loro storie e le storie di personaggi meno noti o addirittura emblematici prenderanno vita sulla scena grazie anche al contributo di musiche e canzoni originali. Questo spettacolo vuole essere un contributo a un’educazione che includa nel suo percorso l’utopia.
LA FAVOLA DI NERINO

Nerino, per salvare la propria nonna, parte da casa e affronta, anche grazie all’aiuto della fata Biondina, una serie di prove, cui viene sottoposto dal perfido mago Malatesta. Con astuzia e abilità, Nerino riuscirà a sconfiggerlo, ritrovando la sua nonna e ritornando a casa. Lo spettacolo propone un viaggio nella favola tradizionale, nel nostro caso di origine pugliese, ripercorrendo però i temi fondamentali propri delle fiabe di tutto il mondo: il tema dell’eroe che, subendo una sventura, parte da casa e trova un ostacolo per superare il quale ha bisogno dell’aiuto di un mezzo magico. Superato l’ostacolo, l’eroe torna a casa potenziato nella sua posizione e nella sua capacità. Questi temi rivivono attraverso il fantastico mondo dei burattini, protagonisti ideali per affascinare e divertire in particolare il pubblico infantile, invariabilmente coinvolto dalla comicità e dalla simpatia delle “teste di legno”
MITICI…! DA ZEUS A ULISSE, STORIE DI DEI, DI EROI E DI UOMINI, RACCONTATE A MODO MIO

C’è tutto un materiale umano, negli antichi racconti mitologici a partire dai Poemi Omerici, fatto di sudore e di gioia, di guerra e di sesso, che spesso viene nascosto o offuscato dalle parole “alate” dei nostri traduttori, specie quando sono dei poeti anch’essi. Affrontando e approfondendo la ricerca sulla mitologia greco-romana, si scopre poi che in quelle strepitose e mirabolanti leggende millenarie c’è, in realtà, come in filigrana, tutto il nostro oggi, o il nostro sempre: i vizi e le virtù, le passioni e i drammi, le divisioni ed i ricongiungimenti, le vittime e i carnefici, le logiche del cinismo e le ragioni del cuore. Con spirito allegramente dissacrante, Domenico Clemente si “permette” di riscrivere il Mito a modo suo, con efficace abbandono affabulatorio (da quel navigato attore che è), ma anche con goliardica verve satirica, senza fare sconti a nessuno.
NUNCA MAS

Lo spettacolo “Nunca mas” denuncia, al di là dei fatti, l’incontro-scontro della memoria storica con il mondo di chi crede di saper interpretare la verità, senza però porsi il problema del dolore dei martiri morali, chiamati a dover espiare un ulteriore e ancor più tragico senso di colpa. Un cast di 5 attori diretti dal regista Mimmo Capozzi mette in scena un dramma psicologico che non conosce filtri o momenti di pausa. Una tensione crescente che toglie il fiato, fa arrivare il cuore in gola e pone interrogativi, leciti, su una vicenda storica fatta di tanti dubbi e poche certezze: quella dei desaparecidos d’Argentina, la scabrosa vicenda verificatasi a cavallo tra gli anni ’70 e ‘80 dei circa 40.000 argentini “desaparecidos”, fatti sparire dalla dittatura militare per divergenza di idee.
CHI HA PAURA DI ALDO MORO

È passato quasi mezzo secolo dal rapimento di Aldo Moro, dalla sua morte e dall’eccidio della scorta in Via Fani. In questa piéce teatrale si rivivranno sul palco quei 55 giorni. Non è una fredda ricostruzione, ma un racconto inedito fatto da un punto di vista umano, puntando lo zoom della ipotetica macchina da presa della scrittura, su ciò che negli uomini e nelle donne protagonisti di quei fatti, da entrambe le parti, si mosse. E allora ci sarà il borgo in cui crebbe Barbara Balzerani, ci sarà Francesco Zizzi perso tra i suoi ricordi d’infanzia, ci sarà il fragore dei cancelli delle carceri materiali e morali che vengono chiusi e poi riaperti solo dietro la promessa di un pentimento e poi la negligente e scriteriata, con dolo o con colpa, linea della fermezza, che condannò Moro ad una morte sicura. Si tenterà di dare un senso o un non-senso ai tanti dubbi posti dalla Commissione parlamentare. Si parlerà di un partito che fu disconosciuto e ritenuto dal suo stesso presidente il responsabile principale della sua morte. E si tenterà di riannodare il filo con quella generazione che, da una parte e dall’altra della barricata, sconta ancora oggi lutti e dolore.
FAMILIA
Familia è un’opera originale che vede protagonista Dino La Cecilia, insieme ad altri interpreti. L’attore, sarà accompagnato live da musicisti che attraverso una serie d’improvvisazioni sonore, scandiranno la partitura narrativa di un monologo articolato in “frame”, episodi interlacciati. Lo spettacolo narra con una cifra stilistica molto contemporanea, evocativa e a tratti lucidamente amara, la storia della crisi sentimentale di una giovane coppia, da cui si dipanano delle riflessioni di ampio respiro sulla famiglia attuale. Attraverso la propria storia, il protagonista, dà espressione alle tensioni più profonde dei rapporti uomo/donna e genitore/figlio, cercando di mettere a fuoco soprattutto il drammatico smarrimento dei bambini cresciuti in contesti sociali disfunzionali. Innocenti, indifesi i figli sono, infatti, costretti a subire le scelte di adulti, e allo stesso tempo esposti, nel percorso di crescita, al pericolo di inseguire stereotipi sbagliati che spesso sfociano in comportamenti criminosi. I cambiamenti socio economici, tra cui industrializzazione avanzata, inurbamenti, la messa in crisi dei valori tradizionali, l’evolversi dell’informatica, la partecipazione di milioni di persone ai social media, hanno determinato mutamenti importanti nell’esperienza culturale del nostro paese. Pensiamo all’ingresso nella società dei consumi, al cambiamento nella gestione dei ruoli maschile e femminile. Se tutto questo ha portato ad un’emancipazione delle persone e anche ad una migliore qualità di vita, la velocità e l’esasperazione di alcuni cambiamenti hanno comportato una serie di criticità inaspettate e quindi difficilmente contenibili.
LA PROFEZIA DI KOLTÈS

La luce del giorno stana un’umanità di stranieri emarginati, una fauna impegnata nella dura lotta per la sopravvivenza, senza scrupoli né remore. In questo scenario di solitudini e sopraffazioni, di traffici e violenze, Koltès ambienta i temi che gli sono cari: l’arroganza del ricco Occidente, la fame disperata degli ultimi, lo scontro tra due mondi. Con decenni di anticipo, il drammaturgo francese, scomparso prematuramente nell’89, prefigura la cronaca tragica di questi giorni. Se pensiamo che il testo è stato scritto alla fine degli anni ’70, c’è qualcosa di davvero profetico. Quarant’anni fa l’autore aveva intuito che la mescolanza di culture, tradizioni, migrazioni, sarebbe stata una miscela esplosiva, al punto da scatenare il terrorismo.