MEGLIO STASERA

‘Meglio stasera che domani o mai’, cantava negli anni 60 Miranda Martino in una piccola canzone gioiello arrangiata da Morricone. è quello che pensa Stefano De Martino: stasera è proprio il momento giusto per venire a incontrarlo a teatro e trascorrere insieme un paio d’ore spensierate, nel senso letterale del termine ma soprattutto per conoscerlo meglio. Forse, ‘conoscerli’ meglio, perché non c’è un solo Stefano. C’è lo Stefano che racconta: dall’infanzia in un paese affascinante e difficile, al susseguirsi dei tanti episodi legati al semplice lavoro di fruttivendolo prima, ballerino poi, infine intrattenitore a tutto campo. C’è lo Stefano ‘crooner’: insieme agli 8 orchestrali della Disperata Erotica Band, sospesa fra Carosone e Sanremo, metterà in scena giochi musicali, mash up e virtuosismi canori con una sola regola: “Non è mai una sola canzone per volta”. Insomma, un’offerta speciale armonica, elegante e intrigante. C’è lo Stefano danzatore: nonostante – ma solo a suo dire – si sia accumulata un po’ di ruggine fra le giunture del ballerino di un tempo, è il momento di rimettersi in gioco, anzi, in ballo. E lo farà accompagnato nelle coreografie da alcuni ballerini professionisti (ex?) colleghi di qualche stagione addietro: la sfida è lanciata. C’è lo Stefano imprevedibile, quello dell’allegria e dei giochi in tv, quello che dialoga e empatizza: gag, monologhi umoristici, riferimenti insospettabilmente colti, improvvisazioni e scherzi col pubblico. E infine c’è lo Stefano che… va be’ ma non possiamo dire tutto-tutto-tutto…Venite a guardare il primo sorprendente spettacolo live di Stefano De Martino. Meglio stasera.
GRAN GALA INTERNAZIONALE DELLA DANZA
Il Gran Gala Internazionale della Danza giunge quest’anno alla sua IV edizione. Un progetto di elevato pregio artistico e di portata internazionale, nato dalla collaborazione tra I.D.A. International Dance Award e l’Assessorato alla Cultura del Comune di San Severo, di cui sono state gettate le basi negli anni precedenti e che si è consolidato nel tempo, riscuotendo in tutte le sue edizioni un grande successo di pubblico e di critica. Lo spettacolo è sotto la Direzione Artistica di Mario Marozzi, Etoile del Teatro dell’Opera di Roma ed ospiterà i grandi nomi della danza, del Musical e del Jazz.Tanti gli artisti eccellenti che sfileranno sul palcoscenico con le loro esibizioni: primi Ballerini, Solisti ed Etoile, provenienti dal Teatro alla Scala di Milano, dal Teatro dell’Opera di Roma e da molte altre prestigiose Compagnie nazionali e internazionali, sfileranno sul palcoscenico spaziando tra i vari generi della danza classica, neoclassica, contemporanea, modern jazz e del tango. Un programma variegato che include anche tre coinvolgenti parentesi musicali dedicate al Jazz e al Musical, grazie all’intervento dal vivo di musicisti e performer straordinari, protagonisti di alcune tra le commedie musicali di più grande successo in Italia e all’estero, attualmente in tour nei maggiori Teatri Italiani. L’ideazione e l’organizzazione sono a cura di Rossella Damone.
L’ANATRA ALL’ARANCIA

L’Anatra all’Arancia è un classico feuilleton dove i personaggi si muovono algidi ed eleganti su una scacchiera irta di trabocchetti. Ogni mossa dei protagonisti, però, ne rivela le emozioni, le mette a nudo a poco a poco e il cinismo lascia il passo ai timori, all’acredine, alla rivalità, alla gelosia; in una parola all’Amore, poiché è di questo che si parla. L’Anatra all’Arancia è una commedia che ti afferra immediatamente e ti trascina nel suo vortice di battute sagaci, solo apparentemente casuali, perché tutto è architettato come una partita a scacchi. La trasformazione dei personaggi avviene morbida, grazie a una regia che la modella con cromatismi e movimenti talvolta sinuosi, talvolta repentini, ma sempre nel rispetto di un racconto sofisticato in cui le meschinità dell’animo umano ci servano a sorridere, ma anche a suggerirci il modo di sbarazzarsene.
CAFONI. UN RACCONTO MUSICALE

In un piccolo paese del Tavoliere della Puglia, come ogni mattina, un’anziana bracciante si cinge il capo con un fazzoletto nero, si chiude la porta di casa alle spalle salutando una foto di Giuseppe Di Vittorio e s’incammina lungo il viale del paese, stringendo un mazzo di fiori freschi tra le mani: va verso il cimitero. Una mattina la donna si accorge che in un angolo di terra sconquassato era stata piantata una croce con scritto: sconosciuto. Era stato seppellito un ragazzo straniero, probabilmente un bracciante stagionale col corpo martoriato. Nell’anziana bracciante riaffiorano i ricordi delle umiliazioni subite nei campi e in un gesto di pietà, tra l’incredulità dei compaesani, decide di dare una sepoltura da “cristiano” al quel ragazzo, vittima del nuovo caporalato, trasformando la tomba di uno sconosciuto in un sacrario dedicato ai caduti nella guerra nei campi. .
LA TRAVIATA

L’Associazione Culturale “Città di San Severo” presenta “La Traviata” di Giuseppe Verdi. La Produzione si avvarrà della preziosa collaborazione del “Coro e Orchestra Apulia”, e del “ Bitonto Opera Festival”. Il dramma lirico racconta la storia d’amore fra un giovane di onorata famiglia, Alfredo, ed una cortigiana di dubbi costumi, Violetta. I pregiudizi sociali divideranno i due amanti, riuniti dalla verità e dall’amore qualche minuto prima della morte di tisi di Violetta.
BIS!

Francesco Cicchella si gioca tutte le sue carte in un one man show esilarante, nel quale ritroviamo i suoi cavalli di battaglia (come le parodie dei cantanti Ultimo, Achille Lauro, Massimo Ranieri) e performances completamente inedite. La comicità si sposa con la musica, come da sempre nello stile del giovane showman, per dare vita ad uno spettacolo ricco di emozioni e risate. Sul palco oltre all’artista partenopeo, che firma anche la regia, troviamo la sua fedele spalla Vincenzo De Honestis, il maestro Paco Ruggiero e due ballerine, che impreziosiscono lo show con le coreografie di Margherita Siesto.
TRAVOLTI DA UN INSOLITO DESTINO NELL’AZZURRO MARE D’AGOSTO

Affrontare a teatro Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto di Lina Wertmüller, una delle maggiori registe del cinema italiano – autrice che ha profondamente segnato la cultura e l’immaginario del nostro Paese – è una sfida che abbiamo deciso di accettare con la dovuta umiltà. La nostra versione di Travolti…ricolloca la storia nella dimensione del contemporaneo, scegliendo come nuovo campo di battaglia il differente clima socioculturale di una società tardo capitalista, in cui nuove tensioni e nuove contraddizioni determinano e orientano conflitti e emozioni tra i personaggi. Negli ultimi, recentissimi, anni abbiamo infatti assistito a uno stravolgimento degli equilibri di genere, e abbiamo visto maturare una coscienza completamente nuova e una prospettiva più sfaccettata e inclusiva su temi come il sesso e la razza, che assumono un peso fondamentale all’interno di un testo come questo. Se l’acquisizione di queste nuove consapevolezze nutre gli animati battibecchi del primo atto, ambientato sul lussuoso yacht già presente nel film – le litigate tra Raffaella e Toti, amici/nemici portatori di valori inconciliabili, le continue scaramucce tra Raffaella e Gennarino, i cominci scambi tra Gennarino e il suo capo Pippo – è nel secondo atto, quando Gennarino e Raffaella, ormai naufraghi, approdano sull’isola, che il mutamento degli equilibri di genere assume una decisiva importanza drammaturgica, ridefinendo anche gli equilibri tra i due protagonisti. Farsi carico di tutto ciò, non significa però smussare la tagliente ironia e l’energia caustica che contraddistinguono Lina Wertmüller: pur riequilibrando i rapporti di forza tra i due protagonisti in nome della parità di genere, il testo non perde la sua capacità di provocare, divertire, spiazzare. Travolti… è un racconto d’amore e di lotta di classe e, anche se il terreno di conflitto dei due personaggi ha subito degli slittamenti dal 1974 a oggi, la crepa che li divide resta insanabile: una destinata ad andare avanti per la propria strada di privilegio, l’altro destinato ad essere lasciato indietro.
HAMELIN 2023

La storia del pifferaio di Hamelin è ancora avvolta nel mistero. Hamelin è il nome di una cittadina al nord della Germania dove leggenda e realtà si son fuse centinaia di anni fa, dove diverse ipotesi non hanno mai risolto il mistero della sparizione di 130 bambini. Un fatto di cronaca traslato via via in fiaba, raccolto nelle Saghe germaniche dei Fratelli Grimm. Ad Hamelin vige ancora il divieto assoluto di suonare musica nella via Senzatamburi. Ma cosa è successo ai bambini di Hamelin? Dove finisce la realtà e dove inizia la finzione? Le affinità con il tempo buio che stiamo vivendo trovano un’eco stupefacente nel buio che la cittadina di Hamelin stava attraversando a causa del morbo portato dai topi. Lo spettacolo prova a raccontare e ripercorrere l’origine di questo mistero giocando su diversi piani percettivi della storia perché adulti e bambini potranno seguirlo attraverso un punto di vista diverso. Il Pifferaio come artista porta ad una visione diversa da quella degli adulti, in cui c’è spazio per la sorpresa e per il rapimento della bellezza (cose che appartengono all’infanzia). È una figura che cambia di segno, perché il suo rapimento attraverso la musica è uno strappare i bambini ai divieti, alle restrizioni e alla troppa protezione che non li fa crescere. Allo stesso tempo questo personaggio che con il suo carretto sembra un reperto dell’antico teatro viaggiante, innesca una profonda riflessione sul ruolo dell’artista nella società di oggi.
VENERE / ADONE

Venere/Adone è uno spettacolo che parla di fatti dell’amore, della natura umana e dell’incapacità di stare con disinvoltura nel proprio. È, questo, un lavoro che parla a tutti, ma che è necessario che incontri soprattutto un pubblico di adolescenti. Ho scelto di partire da un poemetto: “Venere e Adone” di William Shakespeare – io ci ho messo lo slash perché sono fermamente convinto che entrambi convivano in ognuno di noi – per presentare l’archetipo dell’amore incompiuto attraverso l’elevazione lirica e vertiginosa del bardo per, poi, lanciarmi da quelle altezze per precipitare in una storia d’amore, altrettanto incompiuta, tra due comunissimi essere viventi dello stesso sesso. Ho voluto raccontare il cortocircuito – tutto personale – dei primi momenti, la ricerca della verità, la difficoltà di spiegarsi, la fatica della lotta interna, il senso di incompiutezza ed il dolore che il desiderio inespresso genera. Parla, dunque, questo lavoro di quella condizione che pone ogni essere umano, che si trova a dover gestire i primi tormenti dell’amore, su quella stretta linea di confine tra l’essere e il sentire su cui è necessario trovare un proprio punto di equilibrio in cui stare. Ogni adolescente credo abbia la propria condizione di confine e credo sia necessario parlarne. Io voglio farlo a teatro. Danilo Giuva
NON MI TROVO

In un’aula di tribunale Pinuccio si trova a farsi processare con la surreale richiesta di essere condannato perché inadeguato al mondo contemporaneo. L’attore sul palco è dietro una balaustra di tribunale rivolto verso il pubblico. Al suo lato il banco del giudice con un cancelliere pronto a interagire con l’invio su una proiezione e, emblematiche immagini e video catturate dal web e non solo. Sul banco dell’imputato passano le prove di questa inadeguatezza rese palesi da un cancelliere che le mostra al pubblico per l’occasione in veste di giuria popolare nel processo. La carrellata di teste e prove vedono il meglio del web e della comunicazione contemporanea. Da tiktok alla carta stampata, Pinuccio cercherà di convincere il giudice e la giuria popolare a farlo condannare ad un ergastolo pure di non continuare a vivere nella società attuale.