IL GATTO E LA VOLPE

Incontro al vertice tra due grandi virtuosi del proprio strumento e nonché protagonisti della scena musicale internazionale. La trasversalità musicale che contraddistingue entrambi permette loro di esprimersi con facilità da sempre sia nel mondo del jazz che in quello della musica classica. In questo duo la goliardia dei ritmi del Sud America e la profondità pulsante del vecchio swing si mescolano alle sonorità di un jazz odierno e moderno che si esprime nello stile compositivo di entrambi. L’eclettismo dei due musicisti permette loro di spaziare ed improvvisare in maniera estemporanea con altissimo inter-play comunicativo, alternando composizioni originali a celebri standard del repertorio latino-americano. Grande forza e suono di un solista del calibro di Gabriele Mirabassi, da più di trent’anni al vertice tra i migliori clarinettisti del panorama mondiale, sostenuto dal magma sonoro e creativo di Simone Zanchini, considerato uno dei più originali e innovativi fisarmonicisti della scena internazionale.

SANTUARIO

Non è certo la prima volta che il jazz e le tradizioni argentine s’innamorano fino a finire in un abbraccio vigoroso, simile a un tango impetuoso e improvviso. Non è neanche la prima volta che la fisarmonica, strumento popolare (se si può dire) che porta nel suo corpo l’eco di un misto di tutti i folclori del mondo, s’imbaldanzisce per uscire con delizia dal suo universo tradizionale. Ma l’italiano Vince Abbracciante (giovane nuovo talento della fisarmonica) e l’argentino Javier Girotto, lirici e molto melodici, cercando sempre conversazioni intimiste coni loro strumenti, hanno la sensibilità e il talento di alzare questo esercizio di «stile» al più alto grado di compimento estetico e di poesia sentimentale. Insieme i due artisti propongono una musica originale, regalando «nuovi ponti tra il jazz, il folclore, il tango», Improvvisazione libera e scrittura neoclassica con stralci malinconici e passionali, raffinatezza espressiva del loro universo musicale che si rivolge tanto all’anima quanto al pensiero introspettivo. Il duo si è formato nel 2015 e nel 2021 l’etichetta discografica Dodicilune ha pubblicato il loro primo album dal titolo “Santuario”.“ Santuario” ha ricevuto l’ORPHEUS AWARD come migliore produzione jazz del 2021 ed è stato selezionato dalla rivista JAZZIT tra i migliori 100 dischi del 2021.

IN DUO

Presentazione del freschissimo CD “In Duo” , con Guido Di Leone alla chitarra  ed il bassista per eccellenza Dario Deidda. Stimato in tutto il mondo Dario Deidda è un vero genio del suo strumento e con Guido Di Leone si completa un perfetto connubio di grandi interpreti di Standards e originals.Swing e Interplay sono gli ingredienti di questo concerto.

TODO MUNDO APPRODO LINDO

“Todo Mundo Approdo Lindo” è un progetto di ampio respiro che vede uno dei chitarristi più rappresentativi della scena sia jazz che classica della nostra bella regione, Nando di Modugno, duettare con la voce scura e passionale di Lisa Manosperti. Entrambi ci coinvolgono in un viaggio tra due sponde dell’Atlantico, quella della penisola iberica e quella del Brasile, il Brasile più nero, quello dei racconti di Jorge Amado.  Passando dalle melodie passionali del Fado di Dulce Pontes ai choro di Hermeto Pascoal, dalle escursioni vocali di Maria Joao ai classici di Villa Lobos, i due fanno l’occhiolino anche ad alcune bellissime melodie latine: un repertorio elegante e ricercato che sa però arrivare al cuore di tutti.

GLI ANNI

Qualcuno ha scritto che c’è una distanza incolmabile tra quel che è successo un tempo e il modo in cui ci appare ora, ammantato di una strana irrealtà. La coreografia de Gli anni è costruita per tentare di ricucire questo strappo.  Marta Ciappina invita gli spettatori a giocare con la propria memoria. Il corpo di Marta e gli occhi di chi la guarda intraprendono un viaggio che fa la spola tra il presente – il momento della performance, irripetibile incontro romantico – e il passato di ognuno.

MA PER FORTUNA CHE C’ERA IL GABER

In occasione del ventennale della sua scomparsa, Gioele Dix rende omaggio al talento inimitabile di Giorgio Gaber, l’artista da molti considerato come il migliore interprete delle aspirazioni di giovani che – per citare le parole di una sua canzone – “stavano cercando, magari con un po’ di presunzione, di cambiare il mondo”. Grazie alla sua sensibilità (e a quella del suo straordinario compagno di scrittura Sandro Luporini), Gaber ha saputo intercettare gli umori di una generazione vitale, polemica, inquieta, spesso anticipandone contraddizioni e cambi di rotta. Ma per fortuna che c’era il Gaber è il più recente di una serie di tributi che Gioele Dix, a partire dal 2004, anno in cui si tenne il primo Festival Gaber a Viareggio, ha dedicato all’artista milanese, del quale è stato convinto ammiratore fin dall’adolescenza. Lo spettacolo è costruito come un insolito itinerario all’interno del teatro canzone di Gaber e Luporini, in cui si intrecciano brani conosciuti del loro repertorio con musiche e testi variamente inediti: versi mai musicati, canzoni mai eseguite dal vivo, monologhi abbozzati e mai completati. Per realizzarlo è stato decisivo l’apporto della Fondazione Gaber, che ha svelato l’esistenza di questi preziosi materiali e li ha messi a disposizione del progetto. Ma per fortuna che c’era il Gaber è dunque uno spettacolo assolutamente speciale, appassionato e originale, nel quale convivono sorprese (un esilarante monologo inedito sulla Rivoluzione d’Ottobre) e rievocazioni personali (il primo incontro assolutamente casuale fra Gaber e Dix nella hall di un albergo di Mestre), brani d’annata (Il Riccardo, Barbera e champagne) e bozze di canzoni tipicamente alla Gaber-Luporini su cui inventare una musica (Appunti di democrazia). In scena nella doppia veste di attore e di cantante, Gioele Dix torna a collaborare con il Centro Teatrale Bresciano – dopo il successo di La corsa dietro il vento –, accompagnato da due eccellenti musicisti, Silvano Belfiore al pianoforte e Savino Cesario alle chitarre, entrambi complici da anni delle sue affettuose scorribande gaberiane.

CAPA FRESCA

Chi “tiene ‘a capa fresca” ha la testa libera da pensieri faticosi e preoccupanti, è sempre pronto a guardare la parte divertente in tutto ciò che accade. Ogni occasione per lui è buona per divertirsi e sdrammatizzare. Giovanni è così, è sempre stato così. Glielo diceva sempre suo padre, di origini pugliesi: “Giovà, tu tieni la capa fresca”. E così, ogni stortura di questo Paese, tra le mani di Giovanni si plasma e diventa incredibilmente pretesto per ridere: dalla sanità, vissuta in prima persona in seguito alla rottura di un piede, all’odio social, alla tv, alle ultime manie degli italiani in fatto di sport, di svago, di gusti musicali, dei personaggi più in voga. Un nuovo spettacolo ricco di ironia, di satira di costume, di parodie, imitazioni, musica ed energia, mai volgare, tutti ingredienti ai quali il poliedrico artista ci ha già abituato sia nei precedenti spettacoli sia tutti i giorni nel suo show radiofonico. Perché come diceva Nietzsche: “Non si può ridere di tutto, ma ci si può provare”… basta avere la “Capa Fresca”, come Giovanni.

LE CINQUE ROSE DI JENNIFER

Jennifer è un travestito romantico che abita in un quartiere popolare della Napoli degli anni ‘80. Chiuso in casa per aspettare la telefonata di Franco, l’ingegnere di Genova di cui è innamorato, gli dedica continuamente Se perdo te di Patty Pravo alla radio che, intanto, trasmette frequenti aggiornamenti sul serial killer che in quelle ore uccide i travestiti del quartiere. Gabriele Russo affronta per la prima volta un testo di Ruccello – scegliendo il più simbolico, quello che nel 1980 impose il drammaturgo all’attenzione di pubblico e critica. Il regista ci preannuncia una messinscena dall’estetica potente, fedele al testo e, dunque, alle intenzioni dell’autore. In scena, un inedito Daniele Russo, affiancato da Sergio Del Prete in un allestimento che restituirà tutta la malinconia del testo senza sacrificarne l’irresistibile umorismo.

L’ORSO FELICE

“…tutti sanno che gli orsi si grattano quando sentono prurito, ma non molte persone sanno che i pruriti si grattano… perché sono orsi! E più il prurito si grattava, più diventava un orso. Finché dove prima non c’era nessun orso, fece la sua comparsa un orso che non c’era!” Il nostro Orso, dovete sapere, è un orso molto particolare… Innanzitutto, è un orso che ora c’è ma che prima non c’era. O meglio, prima c’era, ma era un prurito! Inoltre, è un orso che si fa molte domande. Un curioso – si direbbe – o forse un filosofo, e quando non se le fa, a fargliele sono dei biglietti trovati nelle tasche (non sapete che gli orsi hanno le tasche???): «TU SEI ME?» Ma che domanda difficile per un Orso che fino a tre minuti prima era soltanto un prurito!!! Il nostro protagonista però ha degli indizi: «1. sono un orso molto gentile 2. sono un orso felice 3. e anche molto bello» e a partire da questi inizia la sua ricerca di sé. Il viaggio si snoda tra alberi che crescono se non li guardi (o no?), tra silenzi piccoli, grandi, antichi e  silenzi silenziosi, facendo tappa per conoscere personaggi assurdi («un grosso morbido divano con la personalità di una mucca») che già ti conoscono, o forse no, e che consegnano al nostro protagonista un pezzetto di sé stesso e lo accompagneranno alla scoperta del pensiero e della felicità.

POUBELLE

Poubelle, che tradotto dal francese significa “Rifiuti” è un One Man show scritto da Luca Lombardo insieme al noto attore e regista Augusto Fornari, che ne firma anche la regia.In questa Versione Teatrale Luca sfodera tutte le sue doti di mago, clown, trasformista, fantasista, proponendo anche alcuni dei suoi numeri ammirati in vari parte del mondo.In questo spettacolo come in un sogno racconta la storia della sua vita, fatta anche di grande scelte come quella di abbandonare la carriera militare per andare a lavorare in un circo.Spettacolo ricco di magia, trasformismo ( 25 cambi d’abito rapidissimi), visual comedy, è adatto per tutta la famiglia. Accattivante, dissacrante, coinvolgente, magico, poetico sono gli aggettivi che più si addicono a questo surreale spettacolo dove il pubblico è parte integrante del copione.Dopo averlo visto sarà difficile non “volare”con la fantasia…