PLAY HOUSE

Un uomo e una donna. L’amore, la noia, la famiglia, il sesso, i battibecchi, il rancore. In 13 quadri Katrina e Simon esplorano piccoli momenti di quotidianità, affondano la lama nel loro rapporto, costruiscono e distruggono la relazione. Il mondo, fuori, è solo un’eco e, quando penetra nel loro appartamento, eccita e destabilizza. Ma chi sono veramente Katrina e Simon? Quale ruolo interpretano? Si sono veramente mai conosciuti? Lo spettatore ha costantemente l’impressione di spiare dal buco della serratura nella stanza, asettica, in cui si consuma la vita di un uomo, drammaticamente esilarante, disperatamente sola.

3 SORELLE

Dopo l’allestimento de Il giocatore di Goldoni (2022), la Compagnia del Sole prosegue la sua ricerca sulla ludopatia mettendo in scena Tre sorelle o l’attesa della felicità di Cechov, testo che mette in luce le cause possibili dell’insorgere della ludopatia. Il personaggio ludopatico è il fratello Andrej, apparentemente non protagonista della storia, almeno non come Florindo, il giocatore goldoniano, bensì anello più debole e centrale della catena degli eventi narrati. Il giovane, presentato come un appassionato violinista che vuole andare a Mosca per intraprendere la carriera accademica come professore, è colui che nel tempo subisce maggiormente gli effetti di un mutato panorama sociale. In realtà tutta la famiglia Prozorov si confronta con il vuoto di certezze che la morte del padre ha lasciato, ma è Andrej che, dopo un matrimonio impulsivo e sbagliato, non reggendo tale assenza di futuro si lascia risucchiare dal gioco d’azzardo attendendo che la felicità bussi alla sua porta con una vincita miracolosa che di fatto non arriva. Questa attesa di felicità caratterizza in qualche modo la maggior parte dei personaggi, che hanno sogni confusi e si agitano senza una prospettiva reale. I più si affidano a ricette facili che fanno naufragare i loro sogni contro lo scoglio di una realtà mai davvero considerata, finendo col diventare via via più passivi ed indifferenti. La storia si apre in una luminosa in primavera in cui si canta, si suona e si celebra la vita ed il futuro: una commedia brillante che lascia sperare. Si chiude in un autunno triste con tante separazioni e perdite, passando per un inverno di segreti eccitanti e passioni nascoste ed un’estate di fuoco. Quattro stagioni, quattro anni, quattro momenti metaforici della vita di ogni essere umano, che vengono immortalati in questo raffinato affresco su cui ciascuno dovrebbe meditare… Una commedia (questo è il genere in cui Cechov ascriveva le sue opere) che passando per il dramma, arriva a toccare la tragedia. Per quanto mi riguarda, la forza della scrittura cechoviana sta nel non “parteggiare” per alcun personaggio, lasciando al tempo ed alle situazioni la responsabilità di rivelarne il carattere, di conseguenza nella sottile puntualità con cui affida a dettagli essenziali delle azioni e dei dialoghi la responsabilità di farlo. Il testo è una partitura musicale il cui ritmo è spesso immaginato dall’autore su basi strumentali da lui stesso suggerite. La ludopatia è un problema che interessa la società odierna da vicino considerando che nel 2022 in Italia, nel gioco d’azzardo son stati spesi circa 130 miliardi di euro. Il progetto Mind the G.A.P. si inserisce perfettamente nella vocazione che da sempre anima le scelte artistiche della Compagnia del Sole: parlare al pubblico del tempo presente in modo da rendere il teatro un terreno comune di dialogo e riflessione centrale nelle scelte etiche della vita quotidiana. ​ Marinella Anaclerio

TAXI LIGHT VIGIL

Carla è la receptionist della compagnia di taxi “Happy Clappy Cabs”. Dave è uno dei tassisti.Sta cominciando il turno di notte, è martedì, una serata di solito piuttosto noiosa, ma qualcosa di insolito accade. Una serie di chiamate anonime e di indizi sparsi nell’ufficio guidano i protagonisti in quello che sembra un vero e proprio viaggio psichedelico attraverso cui entrano in contatto con i propri peggiori mostri. Nel tempo che va dal tramonto all’alba le loro vite si svelano davanti a noi attraverso dialoghi esilaranti, monologhi drammatici, attese cariche di tensione e azioni esplosive.

ARGONAUTI E XANAX

“Panico. È l’esperienza del limite della vita. È la paura della paura” In tempi come questi l’ansia è come l’aria, è l’habitat naturale delle nostre vite, è la premessa che non vedi, la “conditio sine qua non”. E anche quando non ne parliamo, ne stiamo parlando.Nel poema epico “Le Argonau.che”, Apollonio Rodio narra di giovani eroi salpati alla ricerca di un tesoro inestimabile: il Vello d’oro. Oggi, però, i giovani Argonauti sembrano non salpare mai.Come in un inverno perenne che non lascia intravedere la stagione delle partenze, sette ragazzi, ex compagni di liceo, si ritrovano per risolvere il mistero di un amico. Marco, il più brillante e ambizioso di loro, da anni all’estero, è finalmente tornato in città, ma si è chiuso in casa e non vuole saperne di uscire. Sarà così che il gruppo, come una vera squadra di salvataggio, proverà a fare breccia nella fortezza in cui è rinchiuso, fino a scoprire che le mura che imprigionano l’amico sono quelle dell’ansia e degli attacchi di panico. Secondo l’OMS, sono milioni le persone che, oggi, si trovano imprigionate da queste mura. Mura che la Pandemia non ha fatto altro che rendere più insormontabili.Come milioni di persone in tutto il mondo, Marco cercherà di liberarsi contando solo sulle proprie forze fino all’arrivo di Sara, l’unica che, con i suoi strani capelli ed il suo Xanax, riuscirà a mostrargli una possibile via di fuga. I due condivideranno le proprie paure in un vortice di amore e patologia che li porterà a rischiare la vita costringendo gli altri ad un ultimo e disperato salvataggio.Mitologia e attualità si mescolano in “Argonauti e Xanax”, un viaggio avvincente in un presente sospeso tra panico e futuro, paure e sogni, amicizia e isolamento, un presente in cui è facile perdere la rotta senza lavoro di squadra. Un vero e proprio thriller teatrale sulla nuova era, quella dell’ansia.

LA GUERRA IN UCRAINA E LA DERIVA DELL’OCCIDENTE

Partendo dall’episodio del discorso di Vladimir Putin che avviò, almeno nella visione occidentale prevalente, il conflitto tra la Russia e i paesi della NATO, si passerà a esaminare nel lungo periodo, a partire cioè dagli anni Novanta del secolo scorso, la dinamica dei rapporti internazionali e il tema centrale del passaggio da un mondo egemonizzato dall’unica potenza statunitense, a un altro caratterizzato dal pluricentrismo e dal sorgere di nuove alleanze come quella configurata dall’organizzazione conosciuta come BRICS.

LA FINE DEL TEMPO – IL TEMPO DELLA FINE

Ci sono dei periodi nella storia umana in cui si fa più acuta la sensazione di una fine imminente o di una svolta. Non mancano i predicatori di una apocalisse, che può assumere tante forme diverse. Ci sono cose importanti e preziose (come, ad esempio la democrazia) che rischiano di finire e che dobbiamo salvaguardare? Ce ne sono altre che invece è bene che finiscano e di cui dobbiamo favorire la fine (come ad esempio i nazionalismi)? Tutti abbiamo la sensazione di vivere tempi ultimi. Questo è accaduto molte volte nella storia, ma ora tecnologia, dissesto ambientale, crisi delle democrazie, ingenti flussi migratori, un diverso ruolo delle religioni ci pongono di fronte a un mutamento davvero radicale, cui sembra non sappiamo dare risposte adeguate. Anche nelle singole vite umane accadono smottamenti simili, ad ogni passaggio di età. In particolare, il tempo ultimo della vita ci pone drammaticamente di fronte alla certezza – brutale – che la vita finisce. Come affrontare questa spietata realtà? Come pensare la fine propria e degli esseri vicini e intorno a noi? Forse la “grandezza” della vita sta proprio nel suo avere limite. Per questo l’ultima età della vita può acquistare un suo senso e una sua responsabilità. Ma occorre provare a pensarla in modo nuovo.

DON MILANI TRA STORIA E ATTUALITÀ

A Barbiana, dove non c’era una scuola, don Milani fa una scuola. Ed è straordinario perché quella scuola, la scuola di quel prete, è diventata quella che nel ‘900 ha espresso il pensiero più radicale di quello che dovrebbe essere la scuola pubblica, la scuola laica della costituzione, quella che forma i cittadini. Era l’idea di una scuola che non doveva formare dei professionisti, non doveva sfornare manovalanza per il mercato del lavoro, non doveva neppure formare soltanto delle conoscenze erudite, ma doveva formare dei cittadini, capaci di usare la propria cittadinanza fino in fondo. “La scuola pubblica -diceva profeticamente don Milani- è un’altra cosa, deve permettere a tutti di andare avanti e non può fare parti uguali tra coloro che sono disuguali, perché questa è la massima delle ingiustizie. Deve accompagnare chi ha avuto la sfortuna di avere meno dalla vita, lo deve mettere alla pari degli altri”.  Don Milani attuava la costituzione nella sua scuola di montagna.

LA CONDIZIONE GIOVANILE TRA PULSIONI, EMOZIONI E SENTIMENTI

Per i nostri antenati la vita era governata dal cuore, che con le sue sensazioni arrivava a capire, come peraltro fanno gli animali, in modo rapido e senza riflettere, che cosa fosse vantaggioso e che cosa fosse pericoloso per il mantenimento della vita. La nostra è un’epoca di spaventosa espansione della razionalità tecnica. Da un lato, questa espansione impone la rimozione delle emozioni e, dall’altro, innesca una reazione di ritirata nel proprio sentimento, assunto come unica legge di vita. A ciò si aggiunge la ricerca costante di visibilità e di notorietà, che trasforma le nostre emozioni in merci. Ma allora siamo ancora capaci di riconoscere che cosa sia un’emozione? Umberto Galimberti costruisce un cammino straordinario nelle profondità del nostro vissuto e ci insegna a ritrovare il nostro spazio intimo, cioè lo spazio che si nega al pubblico per concederlo a chi si vuol far entrare nel proprio segreto profondo che è spesso ignoto persino a noi stessi.

ETICA PER GIORNI DIFFICILI

La sensazione più diffusa, in questi giorni difficili, è di smarrimento: viviamo in balia di un consumismo sempre più sfrenato, della paura suscitata da una guerra vicina e assurda, di una crescente incertezza del futuro. Avvertiamo il naturale bisogno di trovare un punto fermo su cui poter fare affidamento, ma al contempo constatiamo come a vincere e prosperare, attorno a noi, sia non di rado l’immoralità. Perché quindi il bene dovrebbe essere preferito al male, se questo risulta più conveniente e piacevole? Aiutandoci a fare chiarezza nel nostro intimo, Vito Mancuso ingaggia prima un ideale corpo a corpo con il più radicale tra i suoi nemici filosofici, Nietzsche, e poi ci guida, per mezzo di insegnamenti concreti e attraverso la pratica quotidiana dell’agire morale, verso la risoluzione dei tormenti, dubbi e conflitti che attanagliano le coscienze. Perché è solo ritrovando un’etica condivisa, e rinnovando il legame che ci unisce in quanto esseri umani, che le nostre ferite potranno finalmente essere rimarginate.

CINEMA, VOL. 1 & 2

I concerti del duo sono un singolare omaggio dei due bassisti al mondo del cinema. Il titolo stesso dei loro album trae ispirazione dalle trilogie cinematografiche. Nel loro primo capitolo i due hanno scelto per passione alcune colonne sonore cinematografiche, firmate da autorevoli compositori, come Piero Piccioni, Michel Colombier, Ennio Morricone, John Williams e tanti altri ancora, interpretandole con la visuale dell’improvvisazione, dell’interplay e del dialogo. Nel secondo capitolo della loro “trilogia cinematografica”, Pierluigi Balducci e Vincenzo Maurogiovanni continuano ad esplorare il mondo delle emozioni legate alle colonne sonore. Con passione e sensibilità, unite alla leggerezza e all’umorismo che contraddistingue i loro concerti, i due si dedicano ad alcuni temi a loro cari, da quelli del grande cinema americano (Gran Torino o i Flintstones) a quelli legati al cinema italiano: il grande Morricone di Nuovo Cinema Paradiso e Bianco Rosso e Verdone, John Williams di “Schindler’s List”, l’Armando Trovajoli di Matrimonio all’italiana, il tema intriso di sicilianità de L’uomo di Vetro e perfino un omaggio alla commedia scollacciata degli anni ’80.