STAI ZITTA

Scrive Murgia: “I tentativi di ammutolimento di una donna verificatisi sui media italiani negli ultimi anni sono numerosi … la pratica dello “Stai zitta” non è solo maleducata, ma soprattutto sessista perché unilaterale… Che cosa c’è dietro questa frase? … Per quale motivo tutti coloro che la ascoltano pensano si tratti di una reazione normale nella dialettica con persone di sesso femminile?” Questa, Melis, Galantini e Dalla Via hanno sempre avuto qualche difficoltà a stare zitte e lo dimostrano in questi anni i loro tanti spettacoli, video e libri, che affrontano, con ironia e intelligenza, tematiche sociali e anche femministe. Inevitabile quindi si incontrassero un giorno per dare vita a uno spettacolo comico e dissacrante su quanto la discriminazione di genere passi spesso proprio dal linguaggio. Le “frasi che non vogliamo più sentirci dire!” contenute nel libro, offrono così l’occasione di raccontare la società contemporanea attraverso una carrellata di personaggi e di situazioni surreali. Dal mansplaining all’uso indiscriminato del nome proprio per le donne, passando per la celebrazione della figura “mamma e moglie di”, Questa, Melis e Cinque, guidate dalla sapiente regia di Dalla Via, sapranno coinvolgervi nella lotta contro gli stereotipi di genere, annullando già di fatto, con questo spettacolo, quello secondo cui “le donne sono le peggiori nemiche delle donne”!
COSTANTE, LA NUVOLA
“Costante, la nuvola” di Marco Rinaldi e Lazzaro Calcagno, interpretato dall’attore Davide Mancini, è un viaggio nel mondo del ciclismo: a raccontare le vicende epiche è il primo campionissimo, Costante Girardengo, che si materializza davanti a un giovane giornalista, incaricato di scrivere un articolo sugli scandali del ciclismo moderno; recatosi a un museo della bicicletta per recuperare informazioni, “incontrerà” Girardengo e, grazie ai suoi racconti avventurosi, non riuscirà più a screditare il ciclismo e finirà invece per innamorarsene. Abbiamo avuto un grande successo di critica e di pubblico, ottenendo anche il prestigioso patrocinio e quindi riconoscimento dalla FCI; inoltre, abbiamo avuto il piacere di ospitare nella replica di Savona, la nipote di Girardengo, che ha espresso il suo enorme entusiasmo per la messa in scena, tenendo a precisare l’assoluta veridicità, non soltanto dei contenuti storici, ma soprattutto di quelli emozionali che l’hanno ricondotta al suo passato, riconoscendo il carattere e l’anima del nonno Costante. Il nostro intento è quello di dare a questo spettacolo una risonanza nazionale, far conoscere la vera storia a tutta le persone che oggi hanno smesso di credere nella magia del ciclismo: sudore, polvere, fatica, pedali e poesia …“Corse che durano giornate intere, sfide interminabili, allucinazioni per la stanchezza, tappe di lunghezza smisurata come la Lucca-Roma di 430 Km del Giro d’ Italia del 1914 vinta da Girardengo dopo 16 ore di pedalate…”. Il ciclismo è tutto questo e se a raccontarlo è il più grande di tutti, le storie diventano indimenticabili.
HEROIDES

Ovidio immagina le eroine del mito intente a scrivere una lettera ai loro uomini, narrando di amore, abbandoni, tradimenti. Per la prima volta nella storia della letteratura siamo di fronte ad un romanzo epistolare dove le donne indirizzano il loro messaggio al silenzio e all’assenza dell’altro. La voce del poeta si intreccia alla loro per raccontare l’intero mito, ma anche per rivolgere una luce speciale e spesso ironica sul destino delle donne, sulle loro ingiuste sofferenze, sulle loro qualità spesso ignorate, disilluse, sprecate. Lo fa con l’ironia dell’intelligenza e della creazione, la stessa che ha sorretto molte donne nel loro cammino, la stessa che fa degli artisti creature senza sesso e identità, votate a creare e a reinterpretare le storie e i personaggi più diversi senza giudicare, ma cercando di comprendere. Seguendo il luminoso esempio di Ovidio che si fa medium di un coro spesso ammutolito dalla storia, diamo voce e corpo ad alcune eroine del mito, più o meno famose come Fillide, Enone, Arianna, Canace, Fedra e Medea. Sono ironiche e tragiche allo stesso tempo, proprio come è la vita, sono le nutrici, le corifee, le amiche, le sorelle, le madri, le nonne, le zie e commentano, partecipano, cadono in contraddizione, giudicano, si ricredono, si commuovono, cambiano. Un’opera in musica, che ritrova canti antichi che risvegliano la sensazione del legame con la terra dove si nasce per allargare, poi, lo sguardo al mondo intero.
CANTIERI COMICI SHOW

Ritorna a Martina Franca “Cantieri Comici” con i comici della famiglia del Festival del Cabaret Città di Martina Franca. In scena: Tommy Terrafino, nato il 27 luglio del 1974 a Noicattaro in provincia di Bari , ma vive a Turi (leader nella produzione della Ciliegia Ferrovia , non c’entra nulla , ma è amico intimo del presidente della Pro Loco). Dice di se “sin dalla nascita, come si può ben capire, sognavo di fare il “giramondo”. Da quando ho sposato una vegana sogno di fare il “girarrosto”. Mi ha anche convinto a trasferirmi in campagna . Ho chiesto: ma è lontano? E lei: un isolato! Non avevo capito che l’ isolato ero io! Ha detto : ”amore vedrai questa vita ti piacerà è una vita salutare!!” Cacchio è vero… ho salutato amici e parenti e mi sono trasferito a 5 km dal primo centro abitato. Da adulto ho passato un decennio a girovagare per le piazze del Sud Italia col duo comico “Savino e Terrafino”, dopodiché ho deciso di intraprendere la carriera da solista. Da solista, ho partecipato e vinto l’edizione 2014 del Festival del Cabaret di Martina Franca, passando nel cast fisso del “Risollevante Tour”. Ho frequentato vari laboratori di cabaret in Puglia e Campania. Frequentando “Sipariando” del Tam sono stato notato, dal “patron” Nando Mormone (oltre che da due signore attempate in prima fila) che mi ha inserito nel cast de “Il Boss dei Comici” su La7 e da li il passo è stato breve all’esordio nel 2016 a “Made in Sud” su Rai2. Con il personaggio del “BabbéSho”, ho fatto parte del cast anche di “Palcoscenico” su Telenorba, di “Insieme Show” su Antenna Sicilia e nella stagione televisiva 2024 ho esordito a “Mad in Italy su Rai 2 . Santino Caravella Vincitore dell’edizione 2011 del Festival del Cabaret Città di Martina Franca. I suoi monologhi sono frizzanti e affrontano in maniera semplice, diretta e mai volgare, la realtà quotidiana, attraverso le esperienze personali nelle quali tutti possono riconoscersi. Partendo dalla mamma, passando per una discoteca inseguendo il sogno di fare l’artista ritrovandosi barista perchè lui è IL PRECARIO ..il tutto accompagnato da qualche parodia musicale che colora lo spettacolo. La sua comicità è come la Benetton: veste da 0 a 90 anni! Parola di Santino! Inamovibile protagonista a Made in Sud su Rai 2 col personaggio del precario (“Sto messo male malemale”). Aurelio Sechi il vincitore in carica del Festival del Cabaret. Aurelio Sechi classe 1977, Sardo/Calabro. Musicista di professione, comico per vocazione. Dal 2018 inizia a scrivere testi brevi e battute per diverse pagine web satiriche. Nel 2019 scrive il primo monologo e approda nel mondo della Stand-Up Comedy come monologhista. Attualmente porta in giro il suo spettacolo composto da battute One Liner e monologhi scritti interamente da se stesso. Ha smesso di fumare nel 2007.
FILUMENA E DUMMÌ

Lo spettacolo mette in scena una delle più belle storie d’amore più famose dal dopo-guerra ad oggi. In un turbillon di canzoni e recitazione, i due attori daranno sfogo a personalissime interpretazioni di Domenico Soriano e Filumena Marturano, in una scenografia essenziale, dove l’autore Amedeo De Paolis, ha voluto che fossero gli attori al centro di tutto e non permettendo ciò che di solito le scene offrono, distraendo il pubblico.
DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA

Il teatro e la danza si miscelano in Don Chisciotte. Un viaggio utopistico che ribalta la realtà, ricoprendo di poesia tutto ciò che rappresenta forme di miseria e di trivialità, per come intese nel senso comune. Il Cavaliere della Mancha, rappresenta il nostro slancio moderno di lotta alle ingiustizie che dividono gli esseri umani, sognando di immaginare un mondo giusto che ci renda tutti migliori. Per questo lo chiamano “matto”. Ma dov’è l’errore e dove sta la follia? Forse sono i nostri stessi sogni che ci rendono il mondo più accettabile. A patto che non si avverino mai.
EUPHONIA SUITE

EUPHONIA SUITE è il nuovo disco di Finardi ideato e composto insieme a Mirko Signorile e Raffaele Casarano, pubblicato su Incipit Records. I concerti del Trio esprimono al meglio la mirabile arte della improvvisazione totale e della composizione estemporanea: dalle mani magiche di Mirko Signorile, dal timbro calibrato sulle frequenze di Eugenio Finardi, dai crescendo del sassofono di Casarano. Questo progetto è una strada di rilettura e di reinterpretazione del proprio repertorio discografico affidato all’estro ed alla tecnica musicale, veicolato tramite un linguaggio musicale colorito ed emozionato.EUPHONIA è una Suite per un pubblico vasto e trasversale in cui ogni ascoltatore può trovare il proprio angolo in cui piangere ed emozionarsi. Un luogo di cultura musicale in cui tutti i generi si incontrano: Jazz, Blues, Rock, Classica e Contemporanea. Il nuovo progetto di Eugenio Finardi è una suite, cioè un unico lungo brano che porta l’ascoltatore a vivere la profonda esperienza di un percorso emozionale attraverso brani del suo repertorio ma anche di autori da lui profondamente amati, riletti come meditazioni sull’umana condizione.
I GRANDI DISCORSI DELLA STORIA

Da ”I HAVE A DREAM” di Martin Luther King, al discorso di Bebe Vio alle Nazioni Unite, passando per il ”Messaggio ai giovani” di Rita Levi Montalcini e immaginando un incontro al vertice di coloro che hanno cambiato il futuro tra Steve Jobs, Bill Gates e Mark Zuckerberg. Si vuole proporre e produrre un alto contenuto che sia motivo di stimolo, impegno e divertimento per utenti. Parole forti, parole che hanno cambiato o che cambieranno il corso della storia e delle coscienze, saranno studiate, elaborate ed infine interpretate da una compagnia di giovani talentuosissimi attori.
CARAVAGGIO

Quanti dettagli servono per raccontare la storia di Michelangelo da Caravaggio? C’è la peste da bambino, che gli porta via padre e nonno. La fame e la povertà, il successo, le risse: agguati in strada, denunce e un omicidio. Fughe precipitose e ritorni. Arresti, scarcerazioni, protettori, amanti, sentenze di morte. Una grazia arrivata troppo tardi. Poi le tele: prostitute per madonne, giovani compagni di letto per angeli. Se stesso testimone in disparte. Un vecchio per tutto il resto. Opere spesso rifiutate dai committenti, “spropositate per lascivia e poco decoro”. I corpi: provocatori e sensuali. E la sua mano che si muove irrispettosa: penetra nel costato di Cristo per l’incredulità di san Tommaso. Decapita Oloferne senza che l’occhio abbassi lo sguardo. Guida la mano del santo analfabeta per insegnargli a leggere e scrivere. Senza misericordia né resurrezione mostra la Vergine morta. Dipinge calcagni neri, unghie sporche, orrore, notte, pochissima luce e tanta meraviglia selvaggia.
PEZZI D’UOMO

Pezzi d’uomo è un progetto di ricerca a mezzo teatrale che si propone di indagare e rovesciare lo stereotipo e il modello unico dell’uomo patriarcale e predatore al fine di ricercare i pezzi sparsi del linguaggio dell’uomo moderno. Chi sono i figli, ma anche i padri, i fratelli, i mariti di quelle buone donne che hanno lottato e ottenuto diritti negli ultimi decenni? Gli uomini, nel frattempo, che cosa hanno fatto? In che rapporto vivono, cosa pensano davvero, chi sono per loro le donne? Cos’è, secondo un uomo, la disparità di genere? È innegabile che la società contemporanea, a tutte le latitudini, è ancora permeata da una cultura patriarcale e maschio-centrica. Le donne votano, godono dei diritti fondamentali, ruoli dirigenziali, sono primari e magistrate, rivendicano una grammatica su misura, sono madri e non madri, negli ultimi anni tutte le leggi approvate vanno nella direzione di un rispetto e un’autonomia della donna, ma come si pone l’uomo di fronte a questa lenta e inesorabile rivoluzione sistemica? Pezzi d’uomo è una sorta di indagine paradossale, un’interrogazione agli uomini su cosa sanno, sentono e fanno in relazione alle donne. Sono parte integrante di un nuovo femminismo condiviso? O piuttosto si sentono defraudati da un ruolo che tocca loro per genetica e tradizione? Quanto, in breve tempo, padri e figli maschi sono cambiati? Pezzi d’uomo è uno spettacolo pensato e realizzato dagli uomini, frammentati e interlocutori che affrontano un processo decentralizzazione e sconfitta, guardano in faccia la paura, il disprezzo, la solitudine, la poesia. Pezzi d’uomo è quindi sì uno spettacolo ma soprattutto il tentativo, mediante il teatro, di sbrigliare i preconcetti e le parole dalle loro ancore storico-sociali con lo scopo di interrogare un nuovo ruolo e una parità di genere concreta e condivisa.