CENERE’

Un grande classico del teatro italiano rivisitato ed adattato attraverso una partitura teatrale che nulla toglie alla forza evocativa dell’originale. Una sfida complessa in cui gli spunti di modernità si affacciano prepotenti attraverso le caratteristiche umane dei personaggi insite nella drammaturgia. Un racconto che, attraverso la grande capacità espressiva di un linguaggio popolare, rivela in sé la forza estrema di una storia universale.

BAR FLORIDA

Immaginabili frequentatori di un qualche “bar Florida”, tipico di molti paesini dell’Italia degli anni della ricostruzione e del boom economico, attraversano la scena e abitano il bar dandogli vita. L’artista, l’uomo strambo del nord, il meccanico chiacchierone e nostalgico del sud, compongono e descrivono, con l’ironia e la saggezza impastata di dolore della gente più umile, la memoria di un’intera nazione, muovendosi tra scenografie sospese e spazi che non sono solo del palcoscenico. Tra loro il poeta, che insieme alla banda musicale trasforma in storie narrate quei frammenti di vita che esprimono il senso di appartenenza ad una comunità che è luogo e storia insieme, e dunque memoria, “paese”, per dar vita ad un racconto più che mai attuale, in cui chi narra è anche narrato. “Io intanto – è il poeta a parlare – mi lascio andare. Nessuno ci fa caso. È solo un momento…. di due bambini che si raccontano canzoni, di un marito che accontenta la moglie, di una figlia che ritorna a casa, di tre versi che sono dimore / su una striscia / di mare.”.

BUKOWSKI

Io non sono Bukowski. Charles non era Bukowski. E nessuno sarà mai Bukowski. C’è qualcosa nascosto, protetto dai litri di alcol che marciscono nel fegato, dalle scopate, dalle perversioni e l’odio per un mondo pieno di figli di puttana. Qualcosa di così puro che può appartenere solo a un angelo. Ma gli angeli non esistono, e se esistono hanno le ali di carta che si bagnano alla prima goccia di pioggia. Esiste, invece, una notte che divide il mito dello scrittore dal fragile ubriacone perdente. Una notte sola. Soltanto lui e il suo piccolo uccello azzurro nel cuore. Una notte con Hank.

I RAGAZZI IRRESISTIBILI

I due protagonisti della commedia di Neil Simon, giustamente giudicato uno dei maggiori scrittori americani degli ultimi cinquant’anni, sono due anziani attori di varietà che hanno lavorato in coppia per tutta la loro vita dando vita ad un duo diventato famoso come “I ragazzi irresistibili” e che, dopo essersi separati per insanabili incomprensioni, sono chiamati a riunirsi, undici anni dopo, in occasione di una trasmissione televisiva che li vuole insieme, per una sola sera, per celebrare la storia del glorioso varietà americano. In scena vediamo i due vecchi attori che, con le loro diverse personalità, cercano di ricucire quello strappo che li ha separati per tanti anni nel tentativo di ridare vita ad un numero comico che li ha resi famosi. Le incomprensioni antiche si ripresentano più radicate e questa difficile alchimia è il pretesto per un gioco di geniale comicità e di profonda melanconia. Certi scambi di battute e situazioni esilaranti sono fonte non solo di comicità ma anche di uno sguardo di profonda tenerezza per quel mondo del teatro che, quando vede i suoi protagonisti avviati sul viale del declino, mostra tutta la sua umana fragilità. Umberto Orsini e Franco Branciaroli si ritrovano insieme per ridare vita a questo testo, che in questi anni è diventato un classico, nel tentativo di cogliere tutto quello che lo rende più vicino al teatro di un Beckett (Finale di Partita) o addirittura a un Cechov (Il Canto del Cigno) piuttosto che a un lavoro di puro intrattenimento. In questo omaggio al mondo degli attori, alle loro piccole e deliziose manie e tragiche miserie, li affianca la regia di Massimo Popolizio che ritrova nei due protagonisti quei compagni di strada coi quali ha condiviso tante esperienze tra le più intense e significative del teatro di questi anni.

CALLAS, CALLAS, CALLAS

Nel centenario della nascita della Callas l’omaggio di COB Compagnia Opus Ballet diretta da Rosanna Brocanello, ha una particolare valenza anche per l’originalità che l’ha ispirato: affidare a tre giovani, e già affermati, coreografi dal linguaggio contemporaneo, una creazione a serata, che rifletta la loro personale visione della leggendaria artista, senza però volerla raccontare descrivendola. Tre sguardi differenti, quindi, tre approcci e restituzioni in danza che il bel titolo Callas, Callas, Callas, già evidenzia. Titolo che è anche un invito, per lo spettatore, a scoprire o ritrovare tra le pieghe di un movimento o la coralità dell’ensemble, tra le sonorità elettroniche o i frammenti di arie celebri disseminati nell’architettura coreografica, tra una luce o un costume che sagoma gesti e posture, la propria Callas. O magari un’altra, inedita, che la danza astratta può suggerire, evocare, imprimere nell’atmosfera e nella memoria. Di sicuro riconosceremo, contaminate o appena palesate, tre celebri arie: da Tosca, Norma, Carmen.

FREEDOM EXTENSIVE MEETS FABRIZIO BOSSO

Bosso lavorerà con l’orchestra “Freedom Extensive” nei giorni 2 e 3 gennaio nei seguenti orari: 9.30/13.00 – 15.00/18.00, presso il Teatro Comunale di Mesagne.Sarà possibile gratuitamente, senza necessità di prenotazione, assistere ai lavori orchestrali per poter osservare il Maestro all’opera nella costruzione dello spettacolo. L’incontro tra la musica di Fabrizio Bosso e quella del Freedom darà vita ad un interscambio di esperienze culturali e sonore creative. Verranno eseguiti brani originali proposti dai compositori in organico alla Freedom Extensive e musiche dell’ospite Bosso, arrangiate da Pietro Rosato e Livio Bartolo.

VINCE ABBRACCIANTE TRIO

Una vera e propria musica da crocevia. In essa si incrociano istanze, esigenze, desideri e sogni distanti che profumano di terre lontane e di idee esotiche, pur restando fortemente ancorata alla terra della nascita e del nòstos. Negli arabeschi sonori creati da Abbracciante si trova un che di antico e un che di nuovo. C’è il sapore della terra salentina, generoso come un vino rosso primitivo, che pulsa, che innerva i non pochi abbandoni ad idee popolari e che ribadisce il forte legame dell’autore con quella Puglia così aspra e pure incredibilmente generosa come una madre. E c’è allo stesso tempo la gentilezza e il sospiro jazz che ricorda Astor Piazzola con inesausta malinconia. Il disco esprime il senso di un’intera regione: colta e popolare. Per ordire questa trama, Abbracciante utilizza lo strumento principale della musica popolare italiana, la fisarmonica, in un discorso che diventa una sola voce con la chitarra di Nando Di Modugno e il contrabbasso di Giorgio Vendola.

BUONANOTTE, MAMMA

Premio Pulitzer nel 1983 Buona notte mamma (Night, mother) della autrice americana Marsha Norman fu reso famoso dalla versione cinematografica del 1986 con Anne Bancroft e Sissy Spacek per la regia di Tom Moore e fu portato in scena per la prima volta in Italia dal Piccolo Teatro nel 1984 con protagoniste Lina Volonghi e Giulia Lazzarini per la regia di Carlo Battistoni. La scena rappresenta uno scorcio della casa di Thelma; su una parete, ben visibile un orologio scandirà in tempo reale il conto alla rovescia che conduce, in un alternarsi di emozioni e di suspense, protagoniste e pubblico verso l’epilogo.La vicenda si snoda in una sola serata, durante la quale Jessie Cates annuncia con lucida calma alla mamma Thelma che di lì a poco si suiciderà, per questo inizierà ad organizzarle scrupolosamente il futuro, curando tutto quanto di quotidiano e pratico le servirà in sua assenza dopo l’ultima “buonanotte, mamma”. Thelma tenterà disperatamente e con ogni mezzo di distogliere la figlia dal drammatico intento replicando “colpo su colpo”, agli argomenti della figlia preda di un insopportabile mal di vivere e decisa a compiere quest’ultimo atto in estrema libertà e autodeterminazione. Da questo disperato confronto, emerge l’impietoso racconto della loro esistenza e del loro fallimentare rapporto affettivo, sebbene, a tratti, la disperazione di Thelma e la lucida determinazione di Jessie, nel paradosso della situazione, generino momenti tragicomici rendendo ancora più dolorosa ed emozionante la narrazione. In scena, tenerezza e morte si intrecciano in un surreale quotidiano all’amore tra una madre ed una figlia. In questa edizione, due superbe attrici, Marina Confalone e Mariangela D’Abbraccio, daranno voce, corpo e soprattutto anima a madre e figlia, sostenute da una messa in scena attenta a porle sempre in primissimo piano; così da regalare al pubblico la sensazione di averle sempre sotto controllo per poterne carpire le emozioni in ogni sguardo, in ogni respiro.