LABORATORIO “PORTAMI CON TE” PER BAMBINI E BAMBINE

BARI DIVERSALABORATORIO “PORTAMI CON TE!” Un appuntamento speciale di Portami con te! in occasione del Festival del Pensare Queer in programma al Teatro Piccinni il 2 e 3 marzo 2024.Il 2 marzo dalle 16.30 alle 18.30 in Sala Massari i bambini e le bambine potranno partecipare al laboratorio mentre i genitori seguono gli incontri in programma al Piccinni (ingresso gratuito). PRENOTA QUI IL LABORATORIO E RISERVA IL TUO POSTO A TEATROhttps://bit.ly/3uGq2AS
LOVE ME

Nella stazione di Modena, su di una scala che collega il binario al sottopasso, giace privo di sensi, uno straniero: la folla lo calpesta con le sue enormi valigie. In un locale a Bari vecchia uno straniero serve ai tavoli, indossa una maglietta su cui è scritto GUCCI, al collo porta un crocifisso enorme di oro. Entrambe le cose, maglietta e collier, sono falsi. Su una spiaggia della Puglia una donna fa il bagno col velo sotto gli occhi allibiti dei bagnanti. Scoppia un temporale improvviso nel centro di Roma e dopo qualche secondo una grande quantità di stranieri è pronta a venderti un ombrello. Mazzi di rose, ciabatte, pelli colorate, odori acri, occhi imploranti, barbe scure, urla. I mauritiani fanno i servizi, i cingalesi vendono le rose, gli africani maschi vendono le collanine, le nigeriane fanno le puttane, le donne dell’est sono badanti, le musulmane non lavorano perché i mariti non vogliono, i turchi fanno le pizze e il kebab, i marocchini lavano i vetri e fanno le rapine, i rom rubano e con i soldi si fanno i denti d’oro. Sono gli stranieri delle nostre città, ognuno incastrato nel ruolo che gli abbiamo assegnato. La loro specie qui, è condannata in perpetuo ad essere straniera. Chi ha rubato la marmellata? L’uomo nero. LOVE ME è uno spettacolo che parla di stranieri, di lavavetri e della barbara Medea, tutti intrappolati in ebeti e feroci luoghi comuni. Così stupidi da farci morire dal ridere, così feroci da farci vergognare. LOVE ME è una scritta negli occhi a un angolo di strada. LOVE ME è uno spettacolo che mette insieme due pezzi di Antonio Tarantino: l’inedito La Scena e Medea. L’autore descrive gli ultimi come pochi sanno fare, senza retorica, senza tabù, con violenza e amara ironia. La lingua che mette in bocca ai suoi protagonisti è una lingua cruda, che non subisce epurazioni, baluardo puro di aggressività e marginalità. Licia Lanera
GRADISCA 2024

Brancaleone project è un inedito trio strumentale (basso tuba, fisarmonica e tromba) che vuole dare suono e vita a quel mondo poetico e a tratti onirico che si rifà al cinema di Fellini e alla musica di Nino Rota, “pugliese d’adozione” che del celebre regista ha messo in musica i sogni, la visionarietà, la ricchezza di inventiva. Le composizioni, tutte originali, sono ispirate da immaginarie scene di film ed il nome del progetto fa riferimento alla rocambolesca “armata Brancaleone” di monicelliana memoria, in cui la figura dei cavalieri di ventura è trasfigurata nel viaggio sonoro dei musicisti. Melodie che sembrano venire fuori da un vecchio grammofono, ispirate dall’immaginario cinematografico del passato in un gioco di specchi che conquista l’ascoltatore per l’equilibrio tra l’approccio inedito e il rimando ad atmosfere familiari. L’evocazione del mondo delle bande e del fiabesco che lo circonda, la poesia della fisarmonica (strumento tradizionale della musica pugliese): tutto questo confluisce in “Gradisca”, un progetto colto ma capace di mescolare “alto e basso”, di raggiungere ed emozionare, grazie alla bellezza delle proprie musiche evocative, anche l’ascoltatore più distratto. Il primo lavoro discografico, prodotto da IPE music e sostenuto dal Nuovo IMAIE, è stato pubblicato il 31 gennaio 2024.
MIO FRATELLO RINCORRE I DINOSAURI

“Mi capita spesso di soffermarmi a guardare persone (uomini, donne, bambini) affette da varie malattie oppure diversamente abili, per cercare di capire il loro approccio alla vita, dalle azioni semplici, quotidiane, all’incontro con gli altri; che tipo di relazioni hanno, quali passioni o desideri; come vedono se stessi, quale consapevolezza hanno della loro condizione. E poi, all’improvviso, mi accorgo che tutte queste domande dovrei rivolgerle a me stesso. A quel punto la faccenda si fa interessante e problematica allo stesso tempo. Sono disposto a riconoscere le mie mancanze, le mie lacune, le mie disabilità? Quanti amici ho e che relazioni ho con loro? Sono sincere, vive? Con quale metro di giudizio sono pronto a criticare o semplicemente valutare le vite degli altri? Per quale motivo riesco a vedere solo i loro difetti, ciò che a loro manca e non i loro pregi, le loro virtù? Poi succede di imbatterti in un video che qualche bullo adolescente ha voluto spedire su internet per vantarsi degli atti di crudeltà nei confronti di qualche malcapitato ragazzino disabile, handicappato, con sindrome di Down o semplicemente più debole e incapace di difendersi e ti chiedi: perché? Oppure di leggere su un giornale che negli ultimi quattro mesi, nel reparto di neonatologia di un ospedale di Bari, dove vivo, sono nati una bambina e un bambino con la sindrome di Down e in entrambi i casi i loro genitori hanno deciso di abbandonarli, mentre altre persone, successivamente, hanno scelto di adottarli. Perché? Ho letto il libro di Giacomo Mazzariol: “Mio fratello rincorre i dinosauri”.Ho conosciuto lui e la sua splendida famiglia. La loro storia mi ha illuminato e mi è venuta voglia di raccontarla a modo mio. Così ho deciso di cominciare un nuovo cammino che mi aiuti a rieducare il mio sguardo disabile, affinché riesca finalmente a vedere tutta la bellezza e l’amore che ogni essere vivente è in grado di ricevere e di dare. Senza pregiudizi e senza aspettative. Vedere e scegliere di amare”. Christian Di Domenico
GIOVANI SPIRITI

Una trasmissione radiofonica con pubblico dal vivo, dal ritmo sostenuto, con uno stile ironico, a tratti quasi irriverente. Sempre col preciso intento di parlare chiaro ai ragazzi e indurli alla riflessione. All’interno di questo “contenitore”, accanto a dati significativi provenienti da ricerche nel settore e ad informazioni sull’argomento spesso contrastanti, trovano spazio divertimento, sketch e pubblicità “regresso”. L’attenzione dei ragazzi è continuamente stimolata; non solo dal linguaggio immediato ed essenziale imposto dai ritmi radiofonici, ma anche dal coinvolgimento diretto del pubblico attraverso quiz ed interviste. Momenti comici si alternano a sospensioni cariche di emozioni. Negli ultimi anni è emerso con chiarezza l’uso di alcol da parte degli adolescenti. L’informazione scarsa e inadeguata porta a sottovalutare i rischi fisici e psichici che ne derivano.Bere per facilitare le relazioni sociali, in particolar modo con l’altro sesso.Bere per divertirsi di più, per esagerare.Bere per sentirsi inseriti nel gruppo.Bere per imitazione.Bere per abitudine.Bere per noia. Abbiamo accettato la sfida di incontrare gli adolescenti nel loro mondo, con l’obiettivo di sensibilizzare i giovanissimi riguardo i rischi legati all’uso di sostanze alcoliche, sviluppando in loro un senso critico verso il “bombardamento” mass-mediatico. Nato in collaborazione con l’ASL di Bergamo (dott. Andrea Noventa – Dipartimento Dipendenze), lo spettacolo è stato inserito in numerosi progetti di prevenzione. Un modo davvero nuovo ed efficace di fare riflettere i ragazzi su questo problema.
MANUALE PER MARITI

La trama è il solito canovaccio caratteristico del suo genere: amori, gelosie, tradimenti, questa volta con una piccola variante “scientifica” sul come evitare che la moglie scopra le numerose scappatelle del consorte.Ma come tutte le cose perfettamente e infallibilmente “scientifiche”, basta un piccolo intoppo e tutto rischia di finire tragicamente.Niente paura: tutto finirà nel migliore dei modi, senza morti e feriti, come avviene in tutti i vaudeville che si rispettino. Rilassarsi un poco, ironizzare e ridere sopra questo aspetto umano e le sue debolezze, ci fa sentire certamente più vivi, più reali. probabilmente anche più fragili. Ma questa è una fragilità che ci fortifica in maglie di acciaio inossidabile, tanto più impenetrabile e resistente di tante “virtuali” certezze assolutamente perfette.
P COME PENELOPE

La domanda dalla quale siamo partiti è chi è Penelope oggi. Una donna che aspetta per anni un uomo che non sa dire se sia vivo o morto, di cui riceve nel tempo informazioni frammentarie, più vicine al “si dice” che alla realtà dei fatti. Una madre che cresce da sola un figlio che, a sua volta, non ha mai conosciuto il padre e che, nutrito dal suo ricordo, si appresta a diventare un uomo. Il processo drammaturgico parte dall’etimologia del nome “Penelope”, anatraccola, con esplicito riferimento a quell’episodio dell’infanzia del personaggio secondo cui la futura moglie di Ulisse fu vittima di un tentativo di affogamento da parte del padre. Nell’interpretazione che della vicenda nota si vuole dare, questo accadimento fa della nostra Penelope un personaggio traumatizzato. In uno spazio chiuso, asettico, come un laboratorio di analisi, mettiamo sotto il microscopio l’iconica storia di Penelope, cerchiamo di restituire alla figura universale del mito il suo sguardo negato, quello della donna che l’ha subito-vissuto, riconoscendo così una funzione attiva nella narrazione della sua vita. La nostra P, bloccata in questo spazio, itera il suo fare e disfare la scena – come la Penelope omerica faceva e disfaceva la tela – raccontandosi, ricostruendo il suo passato e immaginando il suo futuro. P ripercorre la sua esistenza segnata dal rapporto con il padre, trascorsa aspettando un uomo che non è mai tornato, interrotta per un figlio che, una volta cresciuto, ha scelto di non aspettare e di partire. In una sorta di confronto tra le triadi dei ruoli maschili e femminili: padre, marito, figlio e madre, moglie, figlia. La chiave ironica con cui affrontiamo queste tematiche universali, riporta immediatamente l’indagine intorno al mito al nostro vivere contemporaneo, restituendoci un’educazione sentimentale al femminile che vuole mettere al centro la ricerca della felicità.
TRAME SU MISURA VOL. 2

Lo spettacolo è il secondo volume del ciclo di azioni sceniche denominato Trame su Misura. Un ciclo narrativo basato su riscritture di Renzo Boldrini di alcune fiabe e storie. Anche in questo secondo volume si raccontano due storie, con un’originale modalità che fonde lettura animata e disegno dal vivo. Uno spettacolo coloratissimo grazie ai pennelli, ai disegni della bravissima Daria Palotti, musicale grazie alle rime di Renzo Boldrini e le musiche e gli effetti sonori di Roberto Bonfanti. Due storie diverse per dinamica narrativa e scelte compositive ma legate intimamente dallo stesso filo tematico: il rapporto, straordinario, fra nonni e nipoti.
CARLO LUPO

“Caro Lupo” è l’inizio di una lettera che ha il sapore di una fiaba.In una buffa casa in mezzo al bosco si sono appena trasferiti la mamma, il papà e Jolie, una bambina coraggiosa con una fervida immaginazione. Jolie ama le costellazioni, il suo inseparabile orso di pezza Boh e le cose che fanno un po’ paura. I suoi genitori sono eccentrici e in molte faccende affaccendati, quindi non le credono quando la bambina nota una presenza insolita provenire dal bosco, che la affascina e la terrorizza insieme. E quando Boh scompare, Jolie decide di partire alla sua ricerca verso l’ignoto, si addentra nel bosco, si imbatte in ombre scure e quando pensa di essersi perduta per sempre, Nonno Nodo e Nonna Corteccia le regaleranno la chiave per affrontare la paura. Perché essa si può addomesticare e, se guardata da vicino, sa diventare piccola e preziosa. Dipende sempre dal nostro sguardo su di lei.
SEI STATO TU

Cosa produce stima? Cosa genera rispetto? Come ti comunico il mio rispetto? Come ti fai rispettare?Sono regole che arrivano dall’esterno? Dalla famiglia, dal gruppo di pari, dalla scuola?è qualcosa che sento dentro di me? Ciò che rispetto in famiglia è diverso da ciò che rispetto nel gruppo di amici? Una storia contemporanea, o forse un thriller per ragazzi che, con un approccio ironico e sorprendente alla realtà e alla sua rappresentazione, propone un tema molto sentito fin dai primi anni della vita sociale: quello del rispetto e delle regole di relazione tra pari e con gli adulti.