KOKORO (versione site specific) / SLOWBURNER

KOKORO (versione site specific)‘Kokoro’ è una singola parola giapponese che possiamo tradurre come il nostro ‘essere interiore’ ma che letteralmente abbraccia due parole/concetti, quali ‘la mente’ e ‘il cuore’. Questo assolo è la personale ricerca di un unicità dell’essere, un percorso interiore divenuto percorso fisico nello lo spazio, durante il quale il corpo nudo, attraverso la sua esposizione e specifica architettura, si trasfigura e diviene veicolo poetico facendo emergere immagini appartenenti e non ad un ‘mondo irreale’. Queste immagini, radicate nella coscienza collettiva, si sublimano nel racconto di un’esperienza personale, per poi tramutare questa stessa, attraverso la scena, in un’esperienza collettiva. a seguire SLOWBURNERSiamo come i pianeti del cosmo, che anche nello stato di immobilità ottica si muovono gli uni intorno agli altri e sono collegati da forze fisiche indissolubili. Solo ingrandendo l’immagine si possono percepire i legami e i fili invisibili che mantengono tutto unito. Non c’è alto senza basso, non c’è movimento senza contro-movimento. Fuggendo, non si risolvere niente. Le forze che rompono l’equilibrio, che compromettono la stabilità, non scompariranno negando la loro esistenza, continueranno a tirarci e a spingerci selvaggiamente nello spazio. L’empatia può diventare la nostra gravità e portarci a un equilibrio, in cui gireremo intorno l’uno all’altro come le galassie incommensurabilmente grandi dell’universo. Attraverso sequenze esigenti, movimenti e prese impegnative, i due danzatori costruiscono una condizione di dipendenza da cui uno non può prescindere dall’altro, provando non solo la lotta fisica ma anche la liberazione attraverso l’unione.
FÀTICO

FÀTICO è un progetto coreografico e musicale in cui il canto e la danza battono il tempo di tre orazioni. In scena vi sono due performer, dotati di un microfono a contatto con la pelle, estensione del corpo, punto di innesco della relazione quasi-fisica con gli spettatori, grazie allo strumento fornito dall’atto vocale. Qui il canto non è un atto di spontaneità, ma il prodotto di una modificazione, integrazione e potenziamento dell’enciclopedia di questa corporeità. Nelle parole che scandiscono i tempi della coreografia, i riferimenti alla natura e ai sensi lasciano spazio ai ricordi nel loro spazio mentale prima di sciogliersi nelle parole del culto. Procedendo per raccordi e collisioni tra le materie sonica e coreutica, si compone un discorso laico sulla sacralità, chiedendo al pubblico di lasciarsi indirizzare il fàtico ascolta!
MEMORIE, TRASMISSIONI E RIVOLUZIONI: STORIE DELLA DANZA CONTEMPORANEA

Una panoramica (con molte immagini) sulle figure chiave e i concetti portanti alla base delle trasformazioni nell’uso del corpo, delle tecniche e quindi delle estetiche della danza contemporanea, con l’obiettivo di fondare storicamente le questioni poste nel XX secolo da teorici, danzatori e coreografi per amplificare la percezione del presente.
ALBATROS / TROFFEA

ALBATROSPensato originariamente come traduzione corporea di uno studio biologico e comportamentale basato su alcune tipologie di animali, il lavoro poi si evolve in un’indagine antropologica, traendo ispirazione da “Urpflanze, la pianta originaria” di Goethe e dalla teoria cyborg della biologa e filosofa Donna Haraway. Questi due elementi introducono un’indagine sul concetto di natura e “naturale”, attraverso una definizione che comprende nella sua molteplicità di significati, l’inclusione degli strumenti tecnologici prodotti dall’immaginazione creativa umana. Pur nella sua complessità concettuale, ALBATROS è molto semplice ed essenziale sul piano visivo. A livello coreografico gioca con riflessioni e diffrazioni tra oscurità e luce, per creare attraverso un corpo plastico, immagini ibride e aliene che mutano verso la composizione di figure antropomorfe, rivelando infine un misterioso corpo cibernetico. TROFFEATROFFEA nasce dalla ricerca su “la piaga del ballo”. E’una performance ispirata alla storia della donna che nel 1518 contagiò di “febbre del ballo” gran parte dei cittadini di Strasburgo che per due mesi ballarono senza mai fermarsi. Accompagnata dalla musica di Filippo Conti, questo lavoro unisce racconto e danza, ispirandosi ai sintomi descritti nei resoconti storici. Gli spettatori sono invitati a partecipare attivamente, contribuendo a creare un contagio del ballo attraverso pratiche condivise.
SETE / ANONIMA / L’ORA DI RELIGIONE _ Riflessioni tra spiritualità e arte

SETEBere la vita alla sua sorgente senza nulla sottrarne ad altri è il nostro termine ideale (A. Gratry)Sete è un flusso continuo di movimento che riflette sul bisogno, sul desiderio, sulla necessità tra geopolitica, danza e spiritualità. È un viaggio tra i deserti contemporanei e al tempo stesso un’esplorazione interiore nel più profondo di se stessi. a seguire ANONIMACreazione istantanea di un polittico a più pannelli pittorico-agiti incentrati sul binomio essere umano- essere divino. Il focus è su quella forza spirituale che ci appartiene ed è inscritta in ciascuno di noi. Una straordinaria presenza che può spingere alla ricerca…. L’opera intende soffermarsi sul contatto con tale mistero dandogli una forma visibile, per rendere tangibile l’intangibile, finito l’infinito e lo fa attraverso un pupazzo di cartone dalle sembianze inequivocabili, quelle di Gesù, il Gesù uomo, profeta escatologico universalmente riconosciuto. Gesù come esempio archetipico di colui che ha incarnato questa forza, questa energia primigenia tanto da farsi profeta dei valori più alti dell’esistenza. ANONIMA cerca un contatto, una relazione, una comunicazione con ciò che non c’è ma c’è. a seguire Talk “L’ORA DI RELIGIONE _ Riflessioni tra spiritualità e arte”
ROMANZO D’INFANZIA

Romanzo d’infanzia è uno spettacolo in cui il linguaggio del teatro-danza, normalmente riservato ad un pubblico non di giovanissimi, si propone in una formula più narrativa ed immediata in modo da renderlo fruibile anche dai bambini. L’infanzia è il diamante della nostra vita, è grezza e abbagliante. Si può scheggiarlo e offuscare la potenza della sua luce. E questo è male? Non so, ma fa male, molto male. Se è vero che d’amore si può impazzire è ancor più vero che senza amore si diventa matti e infelici. E che disastro i bambini senza amore o con troppo amore. Tra gli eterni deboli ci sono i bambini. Crediamo che la diversità sia un diritto che va ribadito in ogni epoca e in ogni paese. Insomma è sempre tempo di trovarsi dalla parte di chi perde, di chi è più debole. Da questi presupposti deriva un metodo di lavoro che influenza e definisce soprattutto la drammaturgia e il lavoro con i danzatori-attori, considerati più importanti del personaggio, del testo e portatori di materiale umano prezioso e vivo. Questo lavoro parla del disagio infantile all’interno dei rapporti primari-affettivi, della violenza fisica e psicologica che l’infanzia subisce a casa o nelle istituzioni, del delitto di non ascoltare i propri figli, di colpe senza colpevoli. In scena due danzatori che si alternano tra essere genitori e figli e poi di nuovo padre e figlio e madre e figlia e poi fratelli, sì, soprattutto fratelli, e alternano il subire e il ribellarsi e fuggire e difendere e proteggersi e scappare e tornare e farsi rapire per sempre senza ritorni: insomma vivere. Una dedica a tutti coloro che non possono fare a meno dell’amore. Romanzo d’infanzia è uno spettacolo di particolare intensità e poesia, pluripremiato e acclamatissimo in Italia e all’estero da 25 anni (premio ETI/STREGAGATTO 1997/98). Nasce dal sodalizio artistico di Letizia Quintavalla, Bruno Stori, Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, pluripremiato e acclamato in Italia e all’estero da più di 20 anni, con oltre 700 repliche.
ILIADE. IL GIOCO DEGLI DEI 24/25
Iliade canta di un mondo in cui l’etica del successo non lascia spazio alla giustizia e gli uomini non decidono nulla, ma sono agiti dagli dèi in una lunga e terribile guerra senza vincitori né vinti. La coscienza e la scelta non sono ancora cose che riguardano gli umani: la civiltà dovrà attendere l’età della Tragedia per conoscere la responsabilità personale e tutto il peso della libertà da quegli dèi che sono causa di tutto ma non hanno colpa di nulla. In quel mondo arcaico dominato dalla forza, dal Fato ineluttabile e da dèi capricciosi non è difficile specchiarci e riconoscere il nostro: le nostre vite dominate dalla paura, dal desiderio di ricchezza, dall’ossessione del nemico, dai giochi di potere e da tutte le forze distruttive che ci sprofondano nell’irrazionale e rendono possibile la guerra. Ci sono tutti i semi del tramonto del nostro Occidente in Iliade che, come accade con la grande poesia, contiene anche il suo opposto: la responsabilità e la libertà di scegliere e di dire no all’orrore. A dieci anni dalla nascita, dopo I Duellanti e Don Chisciotte, il Quadrivio, formato da Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer, riscrive e mette in scena l’Iliade per specchiarsi nei miti più antichi della poesia occidentale e nella guerra di tutte le guerre.
LA BUONA NOVELLA

La Buona Novella è uno spettacolo pensato come una sorta di Sacra Rappresentazione contemporanea che alterna e intreccia le canzoni di Fabrizio de André con i brani narrativi tratti dai Vangeli apocrifi cui lo stesso autore si è ispirato: dal protovangelo di Giacomo al Vangelo dell’Infanzia Armeno a frammenti dello Pseudo-Matteo. Prosa e musica, perciò, montati in una partitura coerente al percorso tracciato dall’autore nel disco del 1970. I brani parlati, come in un racconto arcaico, sottolineano la forza evocativa e il valore delle canzoni originali, svelandone la fonte mitica e letteraria. Di taglio esplicitamente teatrale, costruita quasi nella forma di un’Opera da camera La Buona Novella è il primo concept-album dell’autore, con partitura e testo composti per dar voce a molti personaggi: Maria, Giuseppe, Tito il ladrone, il coro delle madri, un falegname, il popolo. Ed è proprio da questa base che prende le mosse la versione teatrale. “Compito di un artista credo sia quello di commentare gli avvenimenti del suo tempo usando però gli strumenti dell’arte: l’allegoria, la metafora, il paragone”. Questa dichiarazione di De André è emblematica di come l’autore si sia posto, in tempi di piena rivolta studentesca, nei confronti di un tema così delicato e dibattuto dal punto di vista politico e spirituale.
COME GLI UCCELLI

Potente e toccante, scomodo e lacerante, Tous des Oiseaux/Birds of a Kind di Wajdi Mouawad, scrittore, regista e cineasta libanese, vanta in Europa numerose traduzioni e messinscene di successo. Dal 2017 a oggi ha acceso dibattiti e scosso gli spettatori grazie alla forza della sua storia e alla magia della sua scrittura. Marco Lorenzi e il Mulino di Amleto, Premio della Critica ANCT 2021, si preparano a portare per la prima volta in Italia un testo dal grande significato internazionale tradotto appositamente da Monica Capuani. La storia racconta un’epica familiare, quella della famiglia Zimmerman: giovani e innamorati Eitan e Wahida (lei araba, lui di origine ebrea) si conoscono a New York, in una bellissima scena di incontro d’amore. La loro storia fiorisce, a dispetto delle origini e delle difficoltà. Ma succede qualcosa di violento che cambia il corso della vicenda. In una dimensione sospesa, simbolica e potente, i piani temporali finiscono per mescolarsi, sospendersi, sovrapporsi. Arrivano i genitori, i nonni: per tutti sarà l’occasione di guardarsi negli occhi e di affrontare il dolore dell’identità, il demone dell’odio, la rigidità delle ideologie.
BARI DIVERSA II
Un invito provocatorio a riconoscere e onorare la diversità che abita la nostra città e ciascuno di noi, a non avere paura di essere se stessi. Vale la pena portare in scena quella forza spaventosa e “diversa” che è capace di lottare per ciò in cui si crede, senza vergognarsi della propria stranezza