PAOLO SORRENTINO VIENI DEVO DIRTI UNA COSA

Si possono raccontare le cose in tanti modi, e Giuseppe Scoditti li ha scelti quasi tutti, verrebbe da dire… Questa storia, infatti, si sviluppa davanti ai nostri occhi con una meravigliosa libertà e leggerezza espressiva, passando dal cinema raccontato al cinema rappresentato, dalla stand up comedy al teatro fisico, dal monologo serio a quello surreale, regalandoci ad ogni momento sorprese narrative e deflagrazioni comiche di grande intelligenza scenica.Nel 2018 ho fatto un provino per un film di Paolo Sorrentino – spiega Scoditti – E non sono stato preso. Adesso vorrei dire delle cose a Paolo. Tutto quello che non gli ho detto dopo quel no. Questo spettacolo nasce esclusivamente per questo motivo. Questo pretesto – il provino che realmente è accaduto e viene raccontato con esilarante precisione – descrive certo il mondo dello spettacolo, con le sue ossessioni e i suoi paradossi, ma si trasforma gradualmente e felicemente in una storia universale sulla forza dei sogni, sulla difficoltà, soprattutto per le nuove generazioni, di realizzare i propri obiettivi e le proprie ambizioni. Certamente Giuseppe Scoditti, uno dei giovani attori anche cinematografici (la sua interpretazione del regista nell’ultimo film di Nanni Moretti è già un piccolo pezzo da antologia) più apprezzati, qui parla di sé e del cinema, ma – anche grazie alla collaborazione drammaturgica e registica con Gabriele Gerets Albanese – l’ironia, il paradosso, l’intelligenza dei riferimenti portano il discorso su temi universali, e importanti. Scoditti con il suo corpo dinoccolato, sempre inquieto e come soavemente stupito della follia del mondo, si impadronisce da subito della scena raccontando con grande credibilità il suo personaggio ed anche sé stesso e, facendolo, ci coinvolge a fondo spingendoci a ritrovare i nostri sogni e le passioni che li motivano.

CORO A CORO

Coro a coro è un impasto al femminile di cultura e svago, un laboratorio di canto polifonico per Donne che amano cantare ideato e diretto da Rachele Andrioli. All’interno del laboratorio si manifesta il fascino della polifonia, si acquisiscono nozioni di tecnica vocale, si scopre la forza terapeutica del canto. E ancora, si ricerca la condivisione, la comprensione delle differenti lingue e tradizioni del mondo, il concetto di inclusione e tolleranza. Coro a coro è un’esigenza di comunicazione attraverso la voce di storie antiche ed attuali appartenenti ad un mondo in continuo cambiamento. In un’epoca caratterizzata da timore, incertezza e apatia, Coro a coro vuole essere un piccolo argine dove la musica costruisce ponti, accoglie e lenisce.

CABARET ZUZZURELLONE

Amanti del gioco e dello scherzo Nik e Frank presentano Cabaret Zuzzurellone. Uno show adatto a tutte le età, un pentolone artistico ribollente, pieno zeppo di numeri acrobatici, giocoleria e gag comiche al limite della coerenza. Coinvolgimento travolgente, energia scoppiettante e ritmo calzante caratterizzano questo Varietà. La musica dal vivo, gli equilibrismi e i virtuosismi al palo cinese lasceranno il pubblico estasiato.

IL FIORE AZZURRO

Una narratrice e un pupazzo. Una scena essenziale, due cubi di legno e una pedana per dare inizio ad un viaggio. Un viaggio attraverso la storia di un popolo, quello tzigano, attraverso l’accettazione del diverso, il superamento delle avversità della vita, l’amicizia e la capacità di immaginare che il proprio destino non sia scritto ma è in continuo cambiamento. L’attrice Daria Paoletta riscrive la storia appartenente alla tradizione zigana, dal titolo “Il fiore azzurro”. In scena con lei un pupazzo con il quale dà vita ad dialogo tra le due parti: il teatro di figura e la tecnica della narrazione. Tzigo, questo il nome del protagonista della storia, è una figura in gommapiuma scolpita da Raffaele Scarimboli, che decide di mettersi in cammino sulla strada ‘alla ricerca della fortuna e della felicità’. Un viaggio iniziatico, dove l’andare di Tzigo corrisponde ad una ricerca identitaria. La narratrice è per Tzigo un’amica, una compagna, una spalla su cui piangere e, al tempo stesso, colei che disegna per lui gli spazi, attraverso un utilizzo sapiente della sua voce e del suo corpo d’attrice. Tzigo dal bosco si ritrova a casa della strega, dalla tomba della sua mamma alla caverna dei nanetti. L’eroe di questa storia popolare descrive l’antico andare, quello dei passi lenti, attraversando le stagioni, incontrando aiutanti magici, l’alternarsi del giorno e della notte, e tutto ciò crea il tempo necessario in cui si favorisce la crescita. Esso diventa il tempo delle scoperte, delle paure e dei silenzi, il tempo delle domande. Cosa sono la fortuna e la felicità? Cosa significa essere zigano, oggi? Chi ha scritto la sua storia?

ARCIPELAGO

Arcipelago è un’installazione teatrale agita e resa viva dai bambini stessi. I bambini vengono immersi in un contesto simbolico in cui possono riconoscere alcune metafore dentro le quali orientarsi. Un viaggio che speriamo aiuterà i bambini ad elaborare alcune emozioni ed esperienze di vita, personale o collettiva, che possono aver lasciato una traccia nel loro io più profondo. L’operatore accoglie i bambini in una prima stanza (o un ambiente protetto) in cui egli fornirà loro delle indicazioni ma non un rigido canovaccio da seguire e proporrà alcune suggestioni. A quel punto i bambini, uno alla volta, sono pronti per entrare in un’altra stanza, ampia e scura, dove a fare luce è solo un piccolo arcipelago, composto da diverse isole: piccole unità sparse sul pavimento/mare, pronte ad accogliere un solo naufrago per volta. Giunto di fronte a una delle isole, ogni bambino deve leggere o ascoltare una domanda o la consegna che vi trova custodita e lì vivere il contatto intimo ed esclusivo con l’installazione per lui pensata. Alcune installazioni prevedono un contatto, una manipolazione, un’interazione tattile e multi sensoriale. Altre si limitano alla sola contemplazione, lasciando che la vista e la percezione di un oggetto o di un micromondo siano da stimolo per elaborare una risposta o il fluire delle parole. Terminata l’esperienza su una singola isola, ogni bambino riparte verso una nuova tappa, un’altra isola da esplorare. Infine, l’operatore porterà i bambini in un’ultima area, per un momento di condivisione e restituzione simbolica.  

PLAN-BI

In un luogo remoto e inesplorato, come la Terra degli inizi, si affacciano due strani personaggi, che subito devono affrontare sfide e difficoltà. Rappresentano l’archetipo dell’essere umano, novelli uomini primitivi dotati di ingegno e spirito avventuroso. Mentre si immergono nel mondo vergine, scoprono un albero della vita carico di frutti misteriosi. Attraverso un linguaggio comico e umoristico, senza parole ma ricco di suoni e gesti, i nostri due utilizzano i frutti come pretesto per rivivere l’evoluzione dell’umanità. Dalla scoperta del fuoco, all’invenzione dell’agricoltura e alla meccanizzazione, fino alla sfida di conquistare lo spazio come moderni Icaro e Dedalo. Tuttavia, l’euforia e l’onnipotenza culminano nel rischio di autodistruzione. Attraverso il linguaggio universale dell’umorismo e l’uso di immagini suggestive, i due protagonisti, clown- antieroi, ci guidano in un viaggio teatrale che invita a riflettere sul nostro ruolo come abitanti di questo pianeta e a cercare una nuova direzione per il futuro. Lo spettacolo non intende proporre una tesi contro lo sfruttamento delle risorse, ma piuttosto stimola una riflessione sul modo in cui gli esseri umani possono accedere alle risorse in maniera diversa e alternativa. Una chiamata a rapportarsi in modo diverso alla natura, custodendola e prendendosene cura.  

E BASTAVA UNA INUTILE CAREZZA A CAPOVOLGERE IL MONDO

Nella storia della musica leggera italiana ci sono cantautori che potremmo definire poeti. Uno di questi è Piero Ciampi. Scomparso nel gennaio del 1980, un artista incompreso, figlio “maledetto” della Livorno degli anni ‘60/’70. Per molti era solo un alcolizzato disperato con un carattere violento, per alcuni dei suoi amici più cari era “Il migliore di tutti noi”. Il nostro spettacolo vuole essere un viaggio dentro il suo universo. Per farlo abbiamo utilizzato solo ed esclusivamente le parole delle sue canzoni e di un paio di sue poesie realizzando così un recital che indaga il percorso esistenziale e poetico della sua anima. Le sue canzoni, il vino, le fughe, gli amori nella grande poesia di Piero Ciampi, un personaggio d’eccezione che reinventerà la nostra musica d’autore. In quanto poeta, disadattato al sistema e fuori dalle regole, nella sua opera la sua vita è una porta che si spalanca sui mondi più oscuri e (im)possibili della canzone e della cultura italiana del dopoguerra. Una vita a precipizio: fuori dalle logiche e dagli schemi, il percorso di un diverso che aveva tutte le carte in regola per essere un artista.

TI VEDO – La leggenda del Basilisco

Un abito storia che racconta un mito. Una grande gonna che contiene in se tutti gli elementi di questa storia. Una montagna di sto stoffa rossa in cui una narratrice racconta di una strega e del suo basilisco. L’uomo ha bisogno di costruire e combattere mostri che racchiudano in se il male e i difetti del mondo, e questo spettacolo nasce con la creazione , il rito magico che fa nascere un basilisco. Ora però dobbiamo fronteggiare il Re dei serpenti, una creatura non adatta alla vita tra gli uomini, dai poteri soprannaturali, che semina terrore e che con il solo sguardo trasforma gli esseri viventi in pietra. Nei secoli molte leggende lo hanno visto come protagonista terribile e mortale. Attingendo da alcune di queste, la nostra storia inizia con l’arrivo del Basilisco in un tranquillo villaggio, il suo potere genera paura e sconcerto, gli abitanti che non sanno come cacciarlo, incapaci di difendersi da questa magia, si chiudono in casa spaventati. Ma questa creatura è davvero un mostro o forse è solo incapace di cambiare la sua natura?

ITINERANCE IN JAM / SOTTOPELLE

ITINERANCE IN JAM Una performance che nasce dal connubio tra musica live e danza contemporanea e che ci porta nella New Orleans degli anni ‘50, l’epoca delle jam, dove l’incontro casuale tra “anime irrequiete” dava vita a grandi universi artistici. Il progetto vuole sottolineare il senso dell’estemporaneo e dell’ignoto tra artisti, un danzatore e un musicista, che non si conoscono e che appena s’incontrano danno vita a un processo creativo che lascia pieno spazio all’improvvisazione e avviene davanti agli occhi del pubblico. SOTTOPELLE Un viaggio nella densità emotiva delle relazioni umane. Il coreografo Riccardo Fusiello, ispirato dal mondo delle piante e dal percorso insondabile delle radici che scavano nella terra, esplora quel magma di emozioni che si muove dentro di noi. Uno scuro groviglio che a volte prende il sopravvento, si fa strada per guadagnarsi il proprio spazio come le radici che impertinenti scavano alla ricerca di quello che gli è necessario e vitale. Una ricerca costante verso l’altro e verso quel nutrimento che nell’altro cerchiamo – sottile, sfiorata, profonda, violenta – che si fa corpo attraverso i sei danzatori in scena.

AMADRIADI solo version / THERE IS A PLANET

AMADRIADI solo version Affascinato dall’antichità, Michele Ifigenia Colturi, si ispira per questa performance site specific alle ninfe silvestri della mitologia greca, le Amadriadi, creature che vivono all’interno degli alberi e che muoiono con essi se maltrattati. Un’evocazione visiva in relazione al paesaggio che diventa un momento di sospensione per il pubblico, una riflessione sul rapporto uomo – natura e sul concetto di metamorfosi, che attraverso il corpo della danzatrice, viene cristallizzata per concedere all’occhio dello spettatore di gioire di questa trasformazione. THERE IS A PLANET Una creazione che si ispira alle fotografie dell’architetto Sottsass, immagini e scatti che indagano la presenza dell’uomo sul nostro pianeta. Un ricerca coreografica sull’unicità dei luoghi con un solo corpo che centralizza gli sguardi ma li porta ad osservare i dintorni. Uno sguardo che deraglia dall’antropocentrico e si poggia sul fuori, sulla natura e sull’ambiente. There is a planet in quanto il nostro è uno ed un solo pianeta.