A MIMMO – omaggio a Domenico Modugno nel trentennale dalla sua morte

Pino Ingrosso, conosciuto per la sua ventennale collaborazione con il Premio Oscar Nicola Piovani, con questo spettacolo, ha voluto rendere omaggio al grande Domenico Modugno, proprio nell’anno in cui ricorre il trentennale dalla sua scomparsa. Nello spettacolo ripercorre i più grandi successi di Modugno, presentandoli al pubblico come solo lui sapeva fare, senza fronzoli ed effetti speciali. Il tutto sarà arricchito da aneddoti, racconti, curiosità, proiezioni video sulla lunga carriera del grande cantautore pugliese. In questo spettacolo si ha la sensazione che, oltre alla “salentinità” che accomuna i due artisti, Pino Ingrosso, con le sue splendide doti vocali e interpretative, sia il testimone naturale del grande “Mimmo Modugno”.

IL MEDICO PER FORZA

Martina, per vendicarsi delle sonore legnate ricevute dal marito beone, il taglialegna Sganarello, mette in giro la voce che questi è un grandissimo e prodigioso medico, ma essendo un tipo assai geloso della sua scienza, per esercitare la professione ha bisogno di essere convinto a suon di colpi di bastone. Infatti ne riceverà fino a convincersi di essere davvero medico. La cosa però gli farà capire i vantaggi, economici e non solo, della sua nuova professione che improvviserà in modo ciarlatanesco e magistrale, puntando sull’ ignoranza generale in materia. E, seppur ficcandosi in un grosso guaio, alla fine ne uscirà vincitore, salvando due innamorati da un destino avverso. Questo l’intreccio in sintesi. Ma l’arte di Molière ne fa un capolavoro di comicità e di colpi di scena tanto che, dopo il Tartufo, resta l’opera più rappresentata del grande drammaturgo francese. Gli ingredienti: il ritmo serratissimo, il linguaggio paradossale, le situazioni allusive, gli equivoci, l’ignoranza generale, i colpi di scena e, soprattutto, una pioggia di nodose bastonate implacabili che arrivano a tutti e da tutte le parti.

LUNGO VIAGGIO VERSO LA NOTTE

Le vicende della vita personale di O’Neill fanno da sfondo a questo dramma fortemente autobiografico (iniziato nel 1939 e finito nel 1941), enucleando l’annoso, affascinante e forse irrisolvibile problema della relazione tra fatto biografico e finzione scenica e, più in generale, tra Vita e Arte. Ritiratasi nella sua residenza estiva, la famiglia Tyrone si confronta, dal mattino a notte fonda della stessa giornata, col proprio passato e con i propri fallimenti e rimpianti, in una convulsa alternanza tra viscerali confessioni e struggente ricerca di possibili riconciliazioni. La madre Mary è schiava della morfina, il padre James è un attore di teatro ossessionato dal denaro. I due figli, Jamie, il maggiore, attore e puttaniere ed Edmund, scrittore in erba affetto da tubercolosi, entrambi a un passo dall’alcolismo. O’Neill trasforma gli anni della propria formazione giovanile in materiale per una dolente tragedia familiare e, come già in altre sue opere, il modello greco informa temi e linee di rappresentazione: rapporti conflittuali tra padri e figli, madri morbose, risonanze freudiane, ambivalenze emotive e sconfitta predestinata sono gli ingredienti di questa lunga giornata verso una notte ormai nebbiosa e incupita dal suono di una triste sirena e di campane di un porto lì vicino…[Giuseppe Marini]

ELENA, LA MATTA

Una storia vera tutta al femminile che si trasforma in uno spettacolo coinvolgente e di grande impatto emotivo. Il 16 Ottobre 1943 le SS Naziste rastrellano il ghetto di Roma, deportando ad Auschwitz oltre 1000 ebrei della comunità romana. Fra questi c’è una donna, Elena Di Porto, che fino alla sera prima ha provato ad avvertire gli abitanti del ghetto del pericolo imminente. Nessuno, però, le ha dato retta, perché Elena è la “pazza” del quartiere ebraico, per l’appunto detta “la matta di Piazza Giudìa”. Elena Di Porto era un’abitante del ghetto di Roma dal carattere particolare: dichiarata pazza dal regime, non lo era affatto. Nata nel 1912 da un’umile famiglia ebraica, Elena era una donna dal carattere singolare e ribelle, profondamente anticonformista. Separata dal marito, indipendente, antifascista convinta e temeraria, poco disposta ad accettare passivamente ogni forma di sopruso, soprattutto nei confronti degli altri.

X DI XYLELLA, BIBBIA E ALBERI SACRI

I Pugliesi sono figli di ulivi e viti. Di olio e vino. Di oro e sangue e sole. Xylella viaggia dentro gli ulivi, e tra di essi. Dentro ci riesce perchè risale i vasi delle piante, dentro cui scorre la linfa, e riesce a farlo anche controcorrente. Tra l’uno e l’altro invece, si sposta salendo a bordo di un insetto vettore, la Cicalina Sputacchina. L’unico modo per fermarla è tagliare gli alberi infetti, e farlo il prima possibile. Quello che vale per tutti i Pugliesi, è che un pezzo di pane, condito solo con sale e olio che pizzica, ‘appena fatto’, è il sapore di Casa. E i loro ulivi, si dice, ‘’sono immortali’’, nascondono nel loro attorcigliarsi centinaia e centinaia di anni. Niente potrebbe mai distruggerli. Niente. Tranne Xylella. Nel 2013, dieci anni fa, vengono ritrovati i primi ulivi disseccati, come arsi da un fuoco mai appiccato. Qualcosa che gli agricoltori non hanno mai visto, perché gli ulivi sono sempreverdi. Qualcuno ipotizza ‘’E’ rodilegno giallo’’, altri ‘’ E’ la lebbra degli ulivi’’, ma qualcosa non torna. Dopo ricerche e accertamenti, gli esperti del CNR di Bari riescono a strappare un segreto alla natura: è ‘’Xylella fastidiosa’’. E’ un batterio incurabile, inserito nella lista europea dei Patogeni da Quarantena.

IL COMPLEANNO DI GIULIO CONIGLIO

Giulio, timido, buffo, amatissimo coniglio compie ben 25 anni. Ha lunghe orecchie pelose è timido e molto generoso. Vive semplici e indimenticabili avventure insieme alla sua allegra compagnia di amici: Tommaso, un topo pigro e pasticcione; Caterina, l’oca molto saggia; Valter, la volpe dispettosa; Ignazio, l’istrice un po’ maleducato e molti altri. Nella nuova produzione del Granteatrino si avvicina il compleanno di Giulio Coniglio, ma lui è così distratto che se ne è dimenticato. Per fortuna ci sono i suoi amici a pensarci! Nato nel 1999 dalla geniale matita di Nicoletta Costa, Giulio Coniglio compie venticinque anni e si accinge, con l’impeto dell’indiscusso protagonista, verso nuove e ancor più colorate avventure in compagnia dei suoi amici di sempre. E’ stata proprio l’autrice Nicoletta Costa, che conosciamo da oltre vent’anni e con la quale abbiamo da tempo sviluppato una proficua collaborazione, a proporci un progetto su Giulio Coniglio.

LA BAMBINA LIBRATA

Adele è una bambina evidentemente speciale, impossibile non vederlo, eppure i suoi genitori… Un padre avido, chef impegnato in sofisticazioni alimentari, e una madre apatica e teledipendente. Per fortuna il destino ha in serbo per lei altri incontri felici: una mite bibliotecaria la accompagnerà nella sua insaziabile fame di libri; a un modello autoritario come la Direttrice Strozzarelli si contrappone un’accogliente maestra, Letizia De Grazia; e poi l’amichetta Paola, suo fratello Francesco… Uno spettacolo divertente e commovente, dedicato a tutti.

LA VEDOVA ALLEGRA 2024

Uno spettacolo capace di suscitare allegria, com’era d’altronde nelle intenzioni dell’autore che ha disseminato La Vedova Allegra di tanti spunti su un canovaccio diplomatico dove non si nascondono desideri segreti e interessi erotici o politici che vengono risolti a ritmo di valzer ma anche di can-can. Una scansione ritmica di cui ho tenuto conto ricreando un senso di eleganza e di equilibrio della macchina teatrale, capace di cogliere lo slancio tripudiante ed irrazionale di gioiosa evasione. Capace anche di suscitare entusiasmo e voglia di fare festa assieme, abbattendo la quarta parete per favorire scambio ed empatia fra sala e palcoscenico, perché se deve essere festa, festa sia! [Corrado Abbati]

CAPAFRESCA

Chi “tiene ‘a capa fresca” ha la testa libera da pensieri faticosi e preoccupanti, è sempre pronto a guardare la parte divertente in tutto ciò che accade. Ogni occasione per lui è buona per divertirsi e sdrammatizzare. Giovanni è così, è sempre stato così. Glielo diceva sempre suo padre, di origini pugliesi: “Giovà, tu tieni la capa fresca”. E così, ogni stortura di questo Paese, tra le mani di Giovanni si plasma e diventa incredibilmente pretesto per ridere: dalla sanità, vissuta in prima persona in seguito alla rottura di un piede, all’odio social, alla tv, alle ultime manie degli italiani in fatto di sport, di svago, di gusti musicali, dei personaggi più in voga. Un nuovo spettacolo ricco di ironia, di satira di costume, di parodie, imitazioni, musica ed energia, mai volgare, tutti ingredienti ai quali il poliedrico artista ci ha già abituato sia nei precedenti spettacoli sia tutti i giorni nel suo show radiofonico. Perché come diceva Nietzsche: “Non si può ridere di tutto, ma ci si può provare”…basta avere la “Capa Fresca”, come Giovanni.

METTICI LA MANO

Questo progetto nasce come una costola della saga de “Il commissario Ricciardi”, dopo il successo della serie televisiva. Dalla straordinaria e immaginifica penna di Maurizio de Giovanni, due tra i volti più colorati si staccheranno dalle vicende del filone corale del Commissario e torneranno a raccontarsi con il pubblico, ma questa volta dal vivo: il brigadiere Maione e il femminiello Bambinella. Primavera del 1943, Napoli. Una tarda mattinata di sole viene squarciata dalle sirene: arrivano gli aerei alleati e il pericolo di un nuovo e devastante bombardamento. La scena è uno scantinato che fa da rifugio improvvisato. In un angolo del locale una Statua della Madonna Immacolata, miracolosamente scampata alla distruzione di una chiesa. È qui che si ritrova una strana compagnia, riunita dalla necessità di riparo: Bambinella, un femminiello che sopravvive esercitando la prostituzione e che conosce tutto di tutti, e il Brigadiere Raffaele Maione, che ha appena arrestato Melina, una ventenne che ha appena sgozzato nel sonno il Marchese di Roccafusca, di cui la ragazza era la cameriera.