NESSUNO È PERFETTO

In un modesto albergo di una città di provincia italiana, un attore di scarso successo incontra una ragazza di un imprecisato paese dell’Est che si occupa di moda. È la famosissima sera del luglio 2006, quando l’Italia vinse i mondiali di calcio. “Campioni del mondo! Campioni del mondo!”. Lui ha rinunciato alla storica partita per corteggiare maldestramente la ragazza e glielo rinfaccia continuamente, lei invece vuole solo bere del vino e parlare con un “simpatico nuovo amico italiano”. Ma per lui questo è impossibile, la sua mentalità di maschio medio italiano non prevede l’amicizia tra uomo e donna anche perché il “simpatico amico italiano” è un “lupo” o almeno crede di esserlo e pensa solo alla sua “preda”. A volte però i lupi devono battere in ritirata quando la cosiddetta “preda” si rivela tutto meno che un agnello. “Nessuno è perfetto” è una piccola storia tragicomica che ironizza sulle debolezze e le paranoie del maschio medio italiano sempre più medio e sempre più italiano.

GRAN GALA INTERNAZIONALE DELLA DANZA E DEL MUSICAL V EDIZIONE

Un progetto di elevato pregio artistico e di portata internazionale, targato in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di San Severo e Puglia Culture, che si è consolidato nel tempo riscuotendo in tutte le sue edizioni un grande successo di pubblico e di critica. Una Serata/Evento creata per la Città di San Severo. Lo Spettacolo, ideato e organizzato da Rossella Damone, sotto la Direzione Artistica di Mario Marozzi, Etoile del Teatro dell’Opera di Roma ed ospiterà i grandi nomi della Danza, del Musical e del Jazz. Tanti gli artisti eccellenti che sfileranno sul palcoscenico con le loro esibizioni. Primi Ballerini, Solisti ed Etoile, provenienti dal Teatro alla Scala di Milano, dal Teatro dell’Opera di Roma e da molte altre prestigiose Compagnie nazionali e internazionali, sfileranno sul palcoscenico spaziando tra i vari generi della danza classica, neoclassica, contemporanea, modern jazz e del tango. Un programma ricco e variegato che include numerose e coinvolgenti parentesi dedicate al Jazz e al Musical, grazie all’intervento dal vivo di musicisti e performer straordinari, protagonisti di alcune tra le commedie musicali di più grande successo in Italia e all’estero, attualmente in tour nei maggiori Teatri Italiani.  

GIARDINO D’AUTUNNO

Giardino d’autunno liberamente tratto dal libro della scrittrice e drammaturga argentina Diana Raznovich affronta, in modo leggero e soffermandosi sui dialoghi e sui personaggi, tematiche più che attuali quali le devianze dei nostri giorni, la solitudine e la difficoltà nelle relazioni umane, aspetti notevolmente sottolineati dai condizionamenti dei social e della tv generalista che spesso amplificano il vuoto esistenziale e confonde il reale con il virtuale. Lo spettacolo, in modo frenetico, racconta delle abitudini e la solitudine delle due coinquiline che, vivono nell’attesa di una soap opera (siamo negli anni 80) e delle performance del loro idolo Marcello.

TRAPPOLA PER TOPI 2024

Trappola per topi ha un plot ferreo ed incalzante, è impregnata di suspense ed ironia, ed è abitata da personaggi che non sono mai solo silhouette o stereotipi di genere, ma creature bizzarre ed ambigue il giusto per stimolare e permettere una messa in scena non polverosa o di cliché. In fondo è questo che cerco nel mio lavoro: un mix di rigore ed eccentricità. D’altronde, dice il poeta, il dovere di tramandare non deve censurare il piacere di interpretare. Nonostante l’ambientazione d’epoca e tipicamente British, il racconto e la trama possono essere vissuti come contemporanei, senza obbligatoriamente appoggiarsi sul già visto, un po’ calligrafico o di maniera, fatto spesso di boiserie, kilt, pipe e tè. Stereotipi della Gran Bretagna non lontani dalla semplicistica visione dell’Italia pizza e mandolino. Credo che i personaggi di Trappola nascano ovviamente nella loro epoca, ma siano vivi e rappresentabili oggi, perché i conflitti, le ferite esistenziali, i segreti che ognuno di loro esplicita o nasconde sono quelli dell’uomo contemporaneo, dell’io diviso, della pazzia inconsapevole. E credo riusciremo a dimostrarlo grazie alla potenza senza tempo di Agatha Christie, ma anche e soprattutto con il talento e l’adesione di una compagnia di artisti che gioca seriamente con un’opera “chiusa” e precisa come una filigrana, che però lascia spazio all’invenzione e alla sorpresa, una promessa di imprevedibilità e insieme di esattezza. E poi c’è la neve, la tormenta, l’incubo dell’isolamento e della bivalenza, il sospetto e la consapevolezza che il confine tra vittima e carnefice può essere superato in qualsiasi momento. Ingredienti succosi ed intriganti che spero intrappoleranno il pubblico. Giorgio Gallione

#PUCCINI100

L’omaggio al grande compositore Giacomo Puccini, in occasione del Centenario della sua scomparsa sarà un’occasione per riscoprire le melodie immortali e l’intensità drammatica che caratterizzano capolavori come “La Bohème, Tosca, Madama Butterfly e Turandot. Le Opere liriche di Giacomo Puccini sono il trionfo dell’intero caleidoscopio femminile, in ognuna una diversa personalità di donna che si riverbera attraverso la trama del destino al quale il Maestro e i suoi librettisti la affidano. Bohème nella Parigi dei giovani poveri di denaro e ricchi di speranze, illusioni, minuscole felicità, infinita voglia di vivere. Per Mimì la costante fiducia nell’amore, unica e totale consolazione che l’accompagna sino alla morte. Tosca, altera, consapevole del proprio fascino, gelosa dell’amante che a lei sola deve attenzioni e dedizione. Ma anche determinata a non arretrare davanti alla violenza del potere che spadroneggia, capace di punire con un gesto estremo chi vorrebbe violare la sua dignità. Madama Butterfly, il sogno di un amore assoluto, che vince ogni dubbio, fragile farfalla condotta a morte dal tradimento dell’ingannevole amante, anima dalla struggente drammaticità, che insegue un sogno così lontano così a lungo. Infine Turandot, che fonde con il fiabesco l’intenso universo femminile pucciniano. Fra crudeltà, enigmi e morte. Un Principe pronto all’estremo sacrificio per un improvviso amore totalizzante. E una Principessa che si nega alle gioie dell’amore, prigioniera di se stessa, ossessiva e misteriosa. Questo è Giacomo Puccini che si confronta con la donna nelle trame delle sue Opere.  

SE POTESSI VOLARE – 2024

Scoprire da dove si viene, trovare la propria identità e conoscere la propria eredità. La storia che viene narrata è quella autentica di un uomo nato nel Salento e poi emigrato. Racconta di una vita segnata dal destino in un passato fatto di Sud e Nord, di famiglie, di emigrazione, di fede, di guerra, di malattia e amore. L’uomo ha la parola per raccontare, per trasmettere memoria. Siamo anelli di una catena di generazioni che non devono dimenticare. Come sopravvivere in un mondo che non ha rispetto verso l’altro e diventare un passaggio tra le generazioni e trasmettere amore. Camminava con una gamba sola, ma voleva sfidare il mondo, lui avrebbe voluto volare e forse alla fine ci è anche riuscito.

SPEDIZIONI DON CHISCIOTTE

Spedizioni Don Chisciotte è uno spettacolo teatrale divertente ma che accompagna lo spettatore in una seria morale, quella del sacrificio del lavoro. Uno spettacolo vivo e leggero che trascinerà il pubblico in un mondo fantastico. Le vicende del Don Chisciotte sono conosciute da tutti. È la storia di un hidalgo spagnolo ossessionato dai romanzi cavallereschi tanto da essere trascinato nel turbine di un mondo surreale in cui è convinto di essere un cavaliere errante. Nelle sue assurde lotte, dedicate alla sua amata Dulcinea, in cui solo lui vede giganti con braccia rotanti, sceglie come suo scudiero un umile contadino a cui promette il governo di un’isola: Sancio Panza. Quest’ultimo è la controparte razionale mentre per altri momenti completamente in preda alle visioni del suo cavaliere. Nonostante gli anni che ci separano dalle mirabolanti avventure del Don Chisciotte, pare che l’animo dell’eterno sognatore si sia reincarnata in uno dei due protagonisti di questo spettacolo, che lavorano in un semplice magazzino. Quello che vede il Don Chisciotte, è un mondo parallelo molto più emozionante che riesce ad allontanarlo dalla pesante quotidianità. In scena il contrasto tra le difficoltà delle rivoluzioni odierne, concrete ma ben più complesse e quelle di un mondo immaginario in cui in un contesto così apparentemente reale come quello di un sogno ci si ritrova nello stesso epilogo: la sconfitta.

JE VOUS AIME

Je Vous Aime parla di un corto, così cortissimo, da durare appena un secondo: è il 1891, quattro anni prima della prima dei Lumière. Georges Demenÿ inventa il fonoscopio, apparecchio che per la prima volta riesce a proiettare una debole immagine in movimento; il suo stesso volto che pronuncia le parole «Je vous aime». È il primo video di sempre, e aprirà la strada al cinema, ma in realtà è nato come esperimento per insegnare la lettura del labiale ai sordi. Je Vous Aime è dunque un’azione scenica performativa multimediale che si dipana fra storytelling verbale, slides, videotestimonianze in Lingua Italiana dei Segni (LIS) e Visual Sign (forma poetica delle lingue dei segni) con lo scopo di parlare di audismo, fonocentrismo e linguicismo e di riscrivere la «letteratura dei padroni». Perché al di là di tutto quello che ci volevano far credere, davanti ai fogli ai documenti e agli archivi, “Our body remains the enduring reality”.

MBIRA – 2024

Per molti secoli europei e arabi hanno esplorato, colonizzato e convertito ogni angolo del pianeta. Oggi tante culture sono perdute e quella occidentale è diventata il riferimento universale. Impossibile dire se sia un bene o un male ma spesso nel processo di colonizzazione capita che il conquistatore cambi irreversibilmente entrando in contatto con la cultura dei conquistati. Di questo prova a parlare Mbira, un concerto per due danzatrici, due musicisti e un regista che – utilizzando musica, danza e parola – tenta di fare il punto sul complesso rapporto fra la nostra cultura e quella africana. Mbira è una parola intorno a cui si intreccia una sorprendente quantità di storie, musiche, balli, feste e riflessioni su arte e cultura che fanno da trama ad uno spettacolo che, combinando stili e forme, partiture minuziose e improvvisazioni, scrittura e oralità, contemplazione e gioco, ha come inevitabile epilogo una festa.

Philharmonia Orchestra di Londra

Per la prima volta in assoluto, la prestigiosa Philharmonia Orchestra di Londra si esibirà in Puglia, con due imperdibili concerti a Bari e Barletta, promossi da Assessorato Regionale alla Cultura e Puglia Culture. Lunedì 25 novembre ore 20.30 – Teatro Petruzzelli di Bari Martedì 26 novembre ore 20.30 – Teatro Curci di Barletta, in onore di Carlo Maria Giulini L’Orchestra sarà diretta da Alessandro Crudele, direttore d’orchestra milanese di origini pugliesi, che ha instaurato uno strettissimo rapporto di collaborazione con l’orchestra londinese. Programma: Beethoven, Fidelio Ouverture Mozart, concerto per pianoforte e orchestra N. 16, K 451 Brahms, Sinfonia n. 4 Alessandro Crudele, direttore Martin Helmchen, pianoforte La prestigiosa storia della Philharmonia Orchestra è stata forgiata da molteplici leggendari direttori d’orchestra, a partire da Herbert von Karajan e Otto Klemperer, fino al nostro Riccardo Muti, che dal 1972 al 1982 ne è stato direttore principale, e che proprio in quell’ultimo anno la diresse per la prima volta in Puglia a Bari. Un altro direttore leggendario, che a partire dagli anni ’60 ha avuto un rapporto privilegiato con l’orchestra londinese, è stato il Maestro Carlo Maria Giulini. Alla figura del grande direttore barlettano è dedicata la serata del 26 novembre al Teatro Curci di Barletta.   VIOLINI PRIMI: Colin Scobie, Doriane Gable , Soong Choo, Adrián Varela , Karin Tilch , Eunsley Park , Cassandra Hamilton, Peter Fisher, Jane Kim, Emily Groom, Jake Rea, Arda Karakaya VIOLINI SECONDI: Eugene Lee, Fiona Cornall, Nuno Carapina, Gideon Robinson, Julian Milone, Marina Gillam, Emanuela Buta, Ikuko Sunamura, Anna Brigham, Joanne Chen VIOLE: Scott Dickinson, Francis Kefford, Sylvain Séailles, Daichi Yoshimura, Cameron Campbell, Carol Hultmark, Linda Kidwell, Cheremie Hamilton-Miller VIOLONCELLI: Karen Stephenson, Yaroslava Trofymchuk, Tamaki Sugimoto, Silvestrs Kalniņš, Nina Kiva, Deborah Tolksdorf CONTRABBASSI: Neil Tarlton, Gareth Sheppard, Owen Nicolaou, Michael Fuller FLAUTI: Fiona Kelly, Alyson Frazier OTTAVINO: Robert Looman OBOI: Timothy Rundle, Henry Clay CLARINETTI: Maura Marinucci, Jennifer McLaren FAGOTTI: Robin O’Neill, Joshua Wilson CONTROFAGOTTO: Luke Whitehead CORNI: Norberto López, Kira Doherty, Jake Parker, Carsten Williams, Oliver Johnson TROMBE: Jason Evans, Kaitlin Wild TROMBONI: Donal Bannister, Philip White TROMBONE BASSO: James Buckle TIMPANI: Mark McDonald PERCUSSIONI: Paul Stoneman   Ludwig van Beethoven (1770-1827) Ouverture Fidelio in mi maggiore, op. 72 (1814)   Beethoven scrisse quattro versioni dell’ouverture della sua unica opera, Fidelio, tre delle quali aprirono le diverse rappresentazioni che tenne in quegli anni; gli spunti tematici presenticome di consueto nell’ouverture, per presentare una sintesi dell’opera, vennero gradualmente ridotti. Nella versione definitiva – rappresentata per la prima volta a Vienna nel 1814 – non abbiamo infatti riferimenti musicali all’opera, ma in maniera perfettamente equilibrata restituisce la tensione drammatica della trama. Fidelio è un’opera ispirata a un fatto realmente accaduto durante il periodo del terrore nella Turenna francese, di cui fu protagonista una dama impegnata nel tentativo di salvare il marito da una condanna ingiusta. Di grande impatto è l’attacco che evoca un senso di urgenza e tensione, contrapposto ai passi lenti e soffusi dei fiati, che trascinano gradualmente anche gli archi in una melodia cantabile. L’intera ouverture sembra contesa tra un senso di speranza ed attesa, ed un fremito drammatico, con ritmiche e cambi dinamici coinvolgenti.     Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) Concerto per pianoforte e orchestra n. 16 in re maggiore, K 451 (1784) Allegro assai Andante Allegro di molto   Tra i concerti per pianoforte di Mozart, il n. 16 è tra i meno eseguiti, ma è sicuramente una perla da riscoprire. Mozart lo compone nel suo periodo di massimo splendore a Vienna, quando è lui stesso l’esecutore delle sue opere – e la scrittura solistica, che impone nuove esigenze tecniche, lo dimostra – in teatri colmi di pubblico e di fronte all’Imperatore Giuseppe II, che lo applaude «a gran voce», come scrive al padre in una lettera. La partitura, che include anche trombe e timpani, richiede un organico più ampio di quello allora previsto in un concerto per pianoforte, e presenta una caratteristica che diventa sempre più importante nella produzione mozartiana: l’equilibrio e il dialogo costante tra solista e orchestra. In questo Concerto, in particolare, il dialogo ha sempre un carattere elegante e armonie raffinate, che fa apprezzare la chiarezza e la bellezza della ‘conversazione’ con dinamiche e timbri diversi. Il primo movimento (Allegro) è brillante, con una scrittura pianistica che permette di sfoggiare abilità tecniche; il vivace dialogo diventa poi più riflessivo nel secondo movimento, un Andante in la minore, dove le melodie del pianoforte sono accompagnate da un’orchestra delicata e intima. Vi è una grande padronanza delle forme musicali e, nello specifico, della forma-sonata e del rondò, che viene proposto anche in questo secondo movimento e non solo, come di consueto, nel Finale: un Allegro che dà nuovamente spazio al virtuosismo del pianista e che riapre ad un dialogo ritmato e spigliato con l’orchestra.     Johannes Brahms (1883-1897) Sinfonia n. 4 in mi minore, op. 98 (1885) Allegro non troppo Andante moderato Allegro giocoso Allegro energetico e appassionato   Nelle estati del 1884 e del 1885 Brahms è in villeggiatura in un piccolo paesino della Stiria, in Austria, e sta componendo quello che diventerà uno dei suoi capolavori, la Sinfonia n. 4; tuttavia, non si esime dal dubitare del suo lavoro spinto da un forte sentimento autocritico. All’amico direttore d’orchestra Hans von Bülow scrisse: «Temo che abbia risentito del clima di quassù: le ciliege non riescono a maturare e tu non le mangeresti». Eppure, dopo l’iniziale scetticismo, Brahms prepara la prima rappresentazione con l’orchestra della cappella ducale di Meiningen, che il suo biografo Hans Neunzig racconta così: «Il 25 ottobre [1885] Brahms, assai inquieto, sale sul podio. Si rende conto che la sinfonia non può essere un fiasco: eppure è lontanissimo dal prevedere il successo che gli verrà riservato. Dopo il primo e dopo il secondo movimento si scatena un’ovazione prolungata ed entusiasta. Dopo il terzo, il pubblico tenta di ottenere il bis, ma Brahms attacca subito il quarto movimento, che culmina in un’autentica apoteosi. La notizia si diffonde nell’intera Europa musicale e tutti i grandi centri si prenotano