I RITI DELLA SETTIMANA SANTA

Le marce funebri tra tradizione popolare e colta Direttore Nicola Hansalik Samale
P.P.P.

Omaggio a Pier Paolo PASOLINI (1922-1975) Voce recitante Carmela VincentiDirettore Paolo Vivaldi
LA PORTAPANNERE

Commedia in due atti tratta da una storia vera: 27 aprile 1898,Anna Quintavalle e la rivolta della farina.
SERATA ROMANTICA

Il Balletto del Sud presenta lo spettacolo di danza e poesia con i versi di Giacomo Leopardi. Le pagine più belle del repertorio dell’epoca (La sylphide, Giselle, Le papillon, Coppélia) ed alcune nuove coreografie, create in chiave romantica (Les sylphides La traviata, L’acquario) alternate con i versi del poeta di Recanati, il maggior poeta dell’Ottocento italiano e figura fra le più alte della letteratura europea. Protagonisti sono i primi ballerini e i solisti del Balletto del Sud, compagnia che ha più volte dimostrato la propria particolare affinità con il repertorio romantico, e l’attore Andrea Sirianni specialista dell’interpretazione del testo in poesia.
QUESTO SOLO TI POSSO DARE

Reading letterario tratto dal libro Questo solo ti posso dare (Pequod, 2022) Dopo otto anni dall’ultimo capitolo della cosiddetta “trilogia meridionale”, Angelo Mellone torna con un reading che, dopo Addio al Sud, Acciaiomaree Meridione a rotaia, costituisce un completamento della sua meditazione poetica sul Mezzogiorno. Nel caso di questo monologo, le radici di uno spatriato diventano prologo a una domanda che lacera l’animo dell’autore: quando non ci sarò più, cosa resterà di me? Cosa posso fare per non essere dimenticato come un soffio di polvere? La domanda assume subito il volto della sfida perché non viene lanciata nel vuoto ma rivolta direttamente ai tre figli dell’Autore. Idealmente, Mellone li incontra a ottobre sul muretto di un lungomare, fra i pochi abitantiautunnali di Castellaneta Marina, in provincia di Taranto, uno dei suoi luoghi del cuore. Si siedono tutti a guardare il mare, a mangiare qualcosa, osservando ciò che li circonda, fissando il mare e i contorni della città industriale che sta loro a Oriente, la città dove l’Autore è nato e giovanissimo ha seppellito il padre, uno dei primi tarantini a essere assunto per costruire il grande stabilimento siderurgico. Con Marianna, Jacopo ed ElenaMellone intesse dialogo, e a ciascuno di loro trasmette ricordi, paure, ansie, confidenze, in una coraggiosa presa d’atto di debolezza, un mettersi a nudo di padre eternamente alle prese con un senso di inadeguatezza che però non impedisce a Mellone di recuperare il tono violento e lirico delle sue precedenti orazioni civili, come quando fustiga i meridionali ossessionati dalla vita metropolitana o quando rivendica la sua militanza giovanile “a destra” per il gusto di fare scandalo e diventare uomo a modo suo. Ma è soprattutto il tema della fragilità e, in fondo, la paura di scomparire anche agli occhi dei figli – a cui Mellone si sforza di raccontare l’anima del Meridione, proprio a loro nati altrove – che anima questa scrittura, questa recitazione, questo viaggio ossessivo in decine e decine di luoghi, dove le parole di Mellone si mescolano con le note del grande chitarrista Salvatore Russo e le immagini confezionate a mo’ di racconto dal regista Giuseppe Carucci, il duo con cui Mellone si sistema sul palco per accompagnare in poco più di cinquanta minuti il pubblico dentro un viaggio che intreccia polemicamente, poeticamente e con un grande senso di malinconia il Sud, le appartenenze, le scordanze, la paternità, la perdita, l’eredità, la tradizione e, in fondo, la morte e l’amore. «La voce poematica di Angelo Mellone è ormai una voce riconoscibile, direi unica nel panorama poetico italiano.» Andrea Di Consoli
CENTOQUARANTUNO (ovvero l’ultimo inganno mozartiano)
Quando è morto W. A. Mozart? La storia della musica ci offre una sola possibilità interpretativa: 5 dicembre 1791, seppellito in una fossa comune. La cinematografia non troppo recente ci ha offerto una suggestiva interpretazione degli ultimi febbrili giorni della sua vita, leggenda o realtà? Leggenda, affermerei con assoluta certezza. Ma con tanta assoluta certezza possiamo affermare che il più strabiliante compositore della storia della musica sia andato a finire in una fossa comune e che le sue spoglie siano andate perse per sempre? Lo spettacolo di narrazione musicale che vi proponiamo offre una suggestiva finestra sulla vita di Mozart dopo la sua presunta morte…Tra narrazione, musica dal vivo, leggenda, realtà, colpi di scena e un pizzico d’ironia, i due pianisti vestono i panni di due grandi musicisti ponendosi un inquietante.
TOPO FEDERICO RACCONTA

Lo spettacolo si basa su quattro storie del libro di Leo Lionni “Storie di Federico”. Riscritte, ampliate e raccontate da Roberto Anglisani Le quattro storie vengono narrate da Federico, un piccolo topo. Federico racconta storie che hanno in se molti temi, tra cui la diversità, l’amicizia, la solidarietà ed è molto presente anche il tema del coraggio. Nella prima storia, Federico, il protagonista, ha il coraggio di non fare quello che fanno tutti . Ha il coraggio di disubbidire e di seguire la sua passione per i colori, per le parole, per i raggi di sole e per le storie.
ADDIRITTURA PADRE

Salvatore Cosentino mette in scena il racconto delle emozioni vissute dalla nascita di un figlio. E’ il racconto, fondamentalmente autobiografico, di un pensiero astratto e distaccato -quello di mettere al mondo, in un imprecisato giorno, un figlio- che si fa “Addirittura” realtà. Con la partecipazione del piccolo Francesco Saverio Cosentino, lo spettacolo dà voce ed immagini ad emozioni contrastanti, uniche ed irripetibili, vissute nel continuo scambio di ‘messaggi’ e intese tra padre e figlio, sempre più consapevole ed infine vitale per entrambi. Ne deriva, infatti, la continua costruzione di un mondo condiviso, fatto di curiosità, di conoscenza, di divertimento, di complicità, di scoperta incessante, di cultura, di Amore…
ARTURO

Il progetto nasce dall’incontro di due registi/autori che condividono lo stesso dolore: la perdita dei propri padri. Da qui l’esigenza di stare in scena senza la mediazione degli attori, lavorando su due differenti piani: quello dei padri che si raccontano in prima persona e quello in cui emerge il punto di vista dei Bigli. I due piani si invertono, si intersecano, si mischiano e a volte quasi si confondono. Sul palco si costruisce un puzzle della memoria, composto di dodici pezzi – corrispondenti ad altrettante scene – che esplorano il tema utilizzando forme e linguaggi differenti, includendo anche momenti di interazione con gli spettatori e altri senza una drammaturgia definita
L’ULTIMA EREDITÀ

L’ultima eredità è la storia di un doppio viaggio, geografico ed emotivo. Alla notizia del peggioramento delle condizioni di salute del padre, il protagonista torna a casa per un ultimo saluto e, come lui stesso dice, mentre va, torna, in un viaggio che ripercorre tutta la vita. Il percorso di ritorno verso i luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza è, per il protagonista, anche il percorso di ritorno verso quell’infanzia e quell’adolescenza da cui credeva di aver preso distanza, da cui era fuggito e non credeva sarebbe mai ritornato. Una volta arrivato a destinazione trova il padre nel letto, addormentato, in piena notte. Giusto il tempo di un ultimo saluto, di un’ultima raccomandazione, la più importante, quella che resta nel tempo come segno e sigillo di ciò che è stato. Ma anche un ringraziamento che porta con se la consapevolezza che il padre sarà sempre, nonostante tutto, una sua fonte di insegnamento. Da qui l’ultima eredità: con l’arrivo della morte, di riflesso, la riscoperta del valore della vita.