LE AVVENTURE DI PESCE GAETANO

Le avventure di Pesce Gaetano è una storia che una nonna Pesce racconta ai suoi 12.000 figli e nipoti, tutte le sere in fondo al mare. È la storia di Gaetano, un pesciolino curioso dalla grande coda che è nato nella sorgente, lassù sulle alte montagne. Prima di addormentarsi guarda il cielo pieno di stelle e sogna di fare un grande viaggio e di andare a scoprire il mondo. Un giorno decide di partire e l’unico modo per andar via dalla sorgente è gettarsi nella cascata … inizia con questo atto di coraggio un viaggio alla scoperta del mondo, dalla cascata arriverà nel ruscello, nel fiume e poi nel mare… Quanti incontri farà Gaetano in questo lungo viaggio, alcuni paurosi altri piacevoli… i pesci grigi, il granchio, l’allodola, l’airone, le lavandaie, il luccio ed infine l’orata, il pesce Lanterna… in questo viaggio Gaetano impara a difendersi, a fare nuovi amici, a non aver paura. Ed alla fine Gaetano ritornerà alla sua casa o continuerà il suo viaggio? Chissà…Lo spettacolo è stato costruito con una tecnica originale che fa interagire differenti linguaggi. Nel cast dello spettacolo ci sono un’artista multimediale che muove i personaggi realizzati in digitale e li fa interagire con l’attrice ed una sand artist che scolpisce, modella, disegna con la sabbia con straordinaria abilità creando ambienti e situazioni che tramite una video camera vengono proiettate in diretta. Giallo Mare Minimal Teatro da oltre trenta anni produce spettacoli con segni grafici, pittorici in digitale che dialogano con il corpo, i gesti e il racconto dell’attore.
ULISSE

«Papà, sei il mio eroe!».Non c’è bambino che non onori di così elevato riconoscimento il proprio padre, eleggendolo campione di forza e bellezza, esempio con cui identificarsi. Un esempio da tramandare. O da tradire.Con il quale fare i conti comunque e sempre, tanto più quando, varcata l’adolescenza, lo sguardo di fanciullo cede l’incanto, l’innocenza e le favole non bastano più ad alimentare il mito.E se tuo padre è un eroe vero, uno che l’eroe lo fa per mestiere? Se per di più porta il nome altisonante di Ulisse, re di Itaca e tu, neanche a dirlo, sei Telemaco…Quante imprese dovrai ancora aspettare prima di poterlo riabbracciare?In che misura la narrazione dello straordinario (l’eroe e le sue gesta) può sostituire il rapporto concreto tra padre e figlio?Lo spettacolo parte da queste basi per raccontare il rapporto a distanza di Ulisse e Telemaco attraverso una polifonia di linguaggi, che si amalgamano con la naturalezza sapiente propria del canto dell’aedo: il linguaggio composito del teatro accoglie e fa propri segni del cinema, del rock, del fumetto e quello senza tempo dei sentimenti. Linguaggi e segni che comunicano potentemente al cuore e alla testa: dei ragazzi non meno che degli adulti, con una profondità che smuove il sorriso, la commozione, la risata. Perché Ulisse non è perfetto e, se il mito è la fonte, la linfa di questa storia, l’umanità – con le sue impurità e debolezze – ne è la sostanza.In questo spettacolo le famose imprese sono un lontano seppur vivido ricordo e l’eroe d’un tempo è ridotto a mendicare ghiaccio per dissetarsi; tuttavia l’affabulazione del nostro eroe ha il potere di un’arcana fascinazione su quanti, ancora, incrociano i suoi passi e le sue visioni.Eppure qualcuno diffida della veridicità dell’incredibile e la stessa Penelope, mentre tesse la tela, matura il distacco; e Telemaco non deve conoscere tutta la verità, “non deve sapere” che quella volta, suo padre, pur di non andare in guerra…
L’OMINO DELLA PIOGGIA

Piove, la finestra è aperta e in casa ci vuole l’ombrello. Che strano questo omino tutto inzuppato: fa uno starnuto ed esce una bolla di sapone. Anzi due. Anzi moltissime bolle di sapone.Ma cosa succede? La casa si riempie di bolle di tutte le dimensioni, minuscole e giganti, schiumose e trasparenti come cristallo. Intanto la pioggia non smette di cadere.E tra poco scenderà pure la neve. Ecciù!L’omino della pioggia è uno spettacolo comico e magico, un viaggio onirico e visuale accompagnato dalla magia delle piccole cose e da spettacolari effetti con acqua e sapone.
FUORI DALL’OMBRA

Passaggio in ombra è il romanzo d’esordio che Maria Teresa Di Lascia pubblica nel 1994. Il libro vince un contrastato Premio Strega l’anno successivo, mentre l’Italia è nel pieno del rivolgimento politico che la porterà alla cosiddetta seconda repubblica. Ma l’autrice, deputata e vicesegretaria del Partito radicale, non può vedere né l’uno né l’altro: muore a soli 40 anni dopo una vita spesa per la politica e per i diritti. Il romanzo diventa subito un caso letterario: una storia della Puglia, del Sud rurale, che viene finalmente letta in tutto il Paese e che racconta e problematizza la condizione di arretratezza del Meridione ma senza risparmiare le critiche ai limiti della modernizzazione. Forse è anche per questo che dopo quella stagione viene praticamente dimenticato. Personaggi femminili potenti e disperati, un paesaggio senza nome, un destino di civiltà in cui antropologia e storia combattono senza mai riuscire a trovarsi dalla stessa parte. È tempo che Maria Teresa Di Lascia esca fuori dall’ombra. Maria Teresa Di Lascia è stata una scrittrice nata a Rocchetta Sant’Antonio nel 1954 e morta a soli quarant’anni dopo aver dato alle stampe per Feltrinelli il romanzo Passaggio in ombra, vincitore del Premio Strega nel 1995. L’autrice racconta un Sud nostalgico e crudele, una arretratezza che sembra insuperabile e quasi antropologica, mentre invece è tutta storica, spiegabile con le vicende di quelle terre del foggiano che ancora oggi stentano ad affermarsi. Di Lascia fu una militante del Partito radicale di Marco Pannella, di cui divenne addirittura vicesegretario, in un tempo in cui le battaglie per i diritti civili vedevano in prima linea quel partito. Fu giornalista, deputata, fondatrice dell’associazione Nessuno tocchi Caino contro la pena di morte. Appassionata oratrice, Maria Teresa Di Lascia sì battè contro la guerra e la fame nel mondo, senza mai dimenticare che la fame dei vicoli di Napoli e quella del Biafra derivava o dalle stesse contraddizioni del modello produttivo e culturale del Capitalismo. Vogliamo raccontare la sua storia, per troppo tempo dimenticata. Vogliamo che il suo Passaggio in ombra venga irradiato dalla luce. Lo facciamo attraverso due momenti strettamente congiunti fra loro: una conversazione storico critica di Lea Durante e un reading di Nunzia Antonino, accompagnata da un fisarmonicista, per il coordinamento di Carlo Bruni.
SGUARDO A SUD

Alessandro Leogrande è stato un intellettuale, scrittore e giornalista morto nel 2017 a soli 40 anni. Si era formato e viveva a Roma ma era di Taranto, e la sua città è stata il punto di partenza per una ininterrotta riflessione sul Sud, che significa poi una riflessione su una galassia di argomenti che vanno dal Mediterraneo al dislivello economico e sociale fra le diverse parti del mondo, alle migrazioni, alla storia d’Italia e tanto altro. Per tenerne vivo il pensiero, e per farlo conoscere anche alle nuove generazioni, proponiamo una conversazione su di lui, sul suo modo di essere, sui temi di cui si è occupato, immaginando che sia presente egli stesso, attraverso alcuni video che ci permetteranno di sentire la sua voce, di vedere il suo volto, di confrontarci da vicino con quel suo modo speciale di leggere i fenomeni, dando vita a una forma nuova di meridionalismo, a volte anche spiazzante. A parlare saranno due persone che lo hanno conosciuto molto bene, che hanno condiviso con lui percorsi di ricerca, ragionamenti, ideali: Maddalena Tulanti, giornalista, direttrice del Corriere del Mezzogiorno Puglia negli anni in cui Alessandro Leogrande ha scritto i suoi articoli, in particolare sull’ex Ilva, e Onofrio Romano, sociologo, professore prima all’Università Bari e ora a Roma Tre dove insegna Sociologia dei mutamenti. Cura l’iniziativa Lea Durante, docente di Letteratura italiana all’Università di Bari.
U PARRINU

Mi capita spesso di rimanere stupito quando mi dicono che i grandi, e intendo i grandi uomini, andavano in un posto da mortali come il mare, da corpi di peccatori buttati al sole. D’estate magari, in Sicilia,dentro quel caldo d’inferno. È che uno non se l’immagina proprio. Ma il futuro parrinu di Brancaccio, a Palermo, assassinato dalla mafia nel settembre novantatré davanti casa con un colpo di pistola alla nuca, al mare ci andava eccome. Perché era nu parrinu strano .Anticonformista. Che metteva i calzoni. E ci andava con i ragazzini delle periferie perché, almeno una volta, giocassero lontano dalle strade. Ecco, la storia di Christian inizia proprio al mare,su una scogliera, precisamente. La mia storia con Padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia; una storia semplice, narrazione di un attore solo con na pocu di musica. Nu ricordu sfumato, che si snoda tra fatti di cronaca, politica e lotta sin da quella prima giornata di mare coi bambini du parrinu strano coi calzoni. Lì Christian fa esperienza dell’onore dei mafiosi, obbligati sin da bambini a non chiedere mai scusa a nessuno. Ma il ragazzo impara anche l’onore del perdono, che Pino porterà a san Gaetano di Brancaccio, quartiere con la più alta concentrazione mafiosa dell’intera Sicilia, e che manterrà sempre fino a quel giorno di metà settembre novantatré.
GRAN READING DI SAN VALENTINO

Guido Catalano, il Poeta Professionista Vivente più famoso d’Italia, celebra la giornata del 14 Febbraio con uno speciale reading a Bari, città di Amore e Magie. Per la ricorrenza, uno spettacolo inedito e unico – un reading tratto dal meglio della produzione catalaniana con grandi cavalli di battaglia, inediti e pezzi rari ormai divenuti dei veri e propri classici del genere amoroso: versi per innamorati e per “innamoratesse”, per far innamorare e per innamorarsi.
TERNITTI – STORIA D’AMORE E DI RISCATTO

Questa è la storia dei sacrificabili del Capo di Leuca del secolo scorso. Domenica Orlando, detta Mimì, un’operaia di 50 anni, ragazza madre, impiegata nel cravattificio della sua città, è sul tetto della fabbrica, a difendere il suo lavoro e quello delle donne del Capo dalla nuova prevista delocalizzazione. Il racconto dei suoi cinquant’anni di vita, dall’emigrazione in Svizzera al ritorno in patria e alla lotta per la quotidiana sopravvivenza, si intreccia a quello del nostro Paese e alle vicende che hanno segnato la storia dell’Italia nel corso dell’ultimo mezzo secolo. Alla voce di Mimì si contrappone quella della figlia Arianna, giovane donna del sud in cerca di un destino diverso da quello della madre. La versione per il teatro sceglie infatti, per raccontare questa storia, di dare voce alle due donne, madre e figlia. La giovane Arianna si troverà ad interrogarsi sull’origine della sua stessa esistenza, tanto da decidere, come medico, di implicarsi in prima persona nel sostegno dei diritti dei malati di ternitti. Si renderà conto presto di come la sudditanza culturale oltre che economica di quei territori sia all’origine, oggi come allora, di tanti scempi e sopraffazioni.
NELLA STANZA DEGLI SPIRITI

Mario Desiati autore del libro Premio Strega2022 “Spatriati”, accompagnato dalla giornalista Antonella Gaeta, ci condurrà nella sua personale “stanza degli spiriti”, quella mappa di riferimenti, autori, libri, ispirazioni che abitano il suo universo letterario e nutrono la sua scrittura.
IL FIGLIO

Il testo di Florian Zeller fa parte di una trilogia Il Padre, La Madre, Il Figlio testi non collegati fra loro se non dal numero dei personaggi-6- e dalle implicazioni umane e sociali. Mentre nel Padre venivano analizzati i rapporti degli altri in rapporto all’Alzheimer qui Zeller ci conduce sapientemente per mano sul terreno delle incomprensioni generazionali all’interno del nucleo familiareLa trama inizialmente è semplice. Nicola frequenta l’ultima classe del liceo e vive a casa della madre Anna. Suo padre Piero ha appena avuto un altro figlio con la sua nuova compagna Sofia. Anna informa il padre che Nicola da tre mesi non ha più frequentato il liceo e secondo lei ha una depressione adolescenziale. Piero ne parla con Nicola che esprime il desiderio di andare a vivere da lui e Sofia. Piero a quel punto decide di cambiare la scuola a Nicola e si dada fare per quanto può per ridare a Nicola il gusto di vivere..La trama è semplice ma non il tessuto di emozioni, la voglia di svelare quel che spesso troppo spesso si nasconde. Sono le prime scene di un testo capace di conquistare grazie non solo alla bellezza del linguaggio ma alla capacità di introspezione, ai rimandi fra un personaggio e l’altro,al manifestarsi delle loro debolezze delle loro incapacità di capire se stessi e gli altri La vita in tutte le sue sfaccettature per piantare uno specchio nel cuore a tutti i genitori di un figlio adolescente.