ALFABETO DELLE EMOZIONI

Noi siamo quello che proviamo. E raccontarci agli altri significa raccontare le nostre emozioni. Ma come farlo, in un momento che sembra confondere tutto con tutto, perdendo i confini fra gli stati d’animo? Ci viene detto che siamo analfabeti emotivi, e proprio da qui parte Stefano Massini – lo scrittore così amato per i suoi racconti in tv del giovedì sera a “Piazzapulita” – per un viaggio profondissimo e ironico al tempo stesso nel labirinto del nostro sentire e sentirci. In un immaginario alfabeto in cui ogni lettera è un’emozione (P come Paura, F come Felicità, M come Malinconia…), Massini trascina il pubblico in un susseguirsi di storie e di esempi irresistibili, con l’obiettivo unico di chiamare per nome ciò che ci muove da dentro. Scorrono visi, ritratti, nomi, situazioni. Ad andare in scena è la forza e la fragilità dell’essere umano, dipinta con l’estro e il divertimento di un appassionato narratore, definito da Repubblica “il più popolare raccontastorie del momento”.

LA LOCANDIERA

Si parla d’amore ne “La Locandiera” ma non di un amore romantico, non passionale, non tormentato, né giurato per l’eternità.  Si parla di un amore per gioco, per il gusto di catturare senza farsi catturare, per autoaffermazione. Mirandolina, donna di carattere deciso e levantino, abituata in una città di mare a trattare con gente di ogni tipo, pur dovendo sostenere la responsabilità di una locanda, trovava il tempo di giocare con la sua prorompente femminilità. Ogni avventore della sua locanda diventava preda dei suoi giochi d’amore. Rocco, il suo servo fedele, assisteva allo sbocciare e allo sfiorire di tutti questi amoretti, con l’eterna speranza di averla un giorno come sposa. Nella locanda di Mirandolina si fermarono anche il Marchese di Montone ed il Conte di Canneto, acerrimi nemici da sempre, per via di un’antica rivalità fra i due paesi che rappresentavano. Toccò anche a loro di innamorarsi di Mirandolina, e quella che era una reciproca antipatia, divenne una guerra all’ultimo smacco per poter entrare nelle grazie della locandiera. Si fermò poi, anche un Cavaliere venuto da Bitonto, che invece aveva una certa repulsione per le donne. E proprio con lui, Mirandolina sfoderò tutte le sue armi per farlo cadere nella trappola d’amore. In tutto questo, un’attrice di passaggio da Bari, si fermò ad alloggiare nella locanda e, fingendosi nobildonna si divertì a spupazzarsi il Conte ed il Marchese, distraendoli per un po’ dalle attenzioni verso Mirandolina. Questa è la storia che ci ha raccontato Goldoni e l’Anonima G.R. oggi la ripropone seguendo fedelmente la trama ma cercando di rendere compatibili i ritmi del testo originale, con quelli frenetici del nostro vivere e soprattutto riscoprendo quei sentimenti semplici dell’individuo, quella ricchezza di emozioni che la società oggi ha quasi espropriato, sostituendola con valori artificiali e senza contenuti.

MINACCIA BIONDA

La grande interprete della canzone italiana, in piena libertà e nello stile che la contraddistingue, si racconta fra musica e parole. Successi, ricordi ed aneddoti, contributi video, alcuni dei quali inediti con la sapiente voce narrante di Pino Strabioli. Dalla mitica notte romana del Piper continua ad accompagnare il pubblico tra successi e sparizioni, provocazioni e intense interpretazioni. In scaletta i brani che hanno fatto la storia della musica italiana, ma anche quelli più ricercati e sperimentali.  Patty Pravo, 120 milioni di dischi venduti, ha influenzato generazioni, sconvolto le regole, esplorato e sperimentato nella musica e nello stile.

PERFETTA

Perfetta è l’ultimo monologo teatrale scritto da Mattia Torre, uno dei drammaturghi più influenti e attivi nella scena televisiva e teatrale italiana recentemente scomparso, nel quale si racconta un mese della vita di una donna, scandito dalle quattro fasi del ciclo femminile. La protagonista assoluta è Geppi Cucciari, per la prima volta alle prese con toni che non prediligono unicamente la comicità, ma si avventurano con profondità in sfumature anche più malinconiche e drammatiche. Un monologo nel quale trovano spazio sferzate di comicità e satira di costume, ma anche riflessioni più amare e profonde, in un delicato tentativo di consapevolezza e di empowerment femminile di cui sembra esserci un grande bisogno nel nostro tempo.

“TUTTO” TEO

Durante lo show Teo Teocoli ripercorre tute le tappe fondamentali della sua lunghissima carriera attraverso un viaggio nella sua vita da show man tra cabaret e musica. L’eclettico artista dà vita a tutti i personaggi che lo hanno reso noto: dagli esilaranti protagonisti di “Mai Dire Gol” come Felice Caccamo e Peo Pericoli, alle riuscitissime imitazioni di Josè Feliciano e Ray Charles, fino ad arrivare ai più note Cesare Maldini e Adriano Celentano. Lo spettacolo è un viaggio in cui lo spettatore viene trascinato dal mattatore attraverso i più divertenti aneddoti della sua vita e gli incredibili personaggi che interpreta in uno show di musica e cabaret per una serata di puro divertimento. Sul palco l’artista è accompagnato dalla DOCTOR BEAT band, composta da 4 musicisti e una corista.

ALLA RICERCA DELLA FELICITÀ

Felicità: cosa significa davvero? In cosa risiede? Da sempre il genere umano concentra i suoi sforzi per afferrarla, per coglierla tanto nel fascino delle grandi idee quanto nella meraviglia delle piccole cose. Eppure, raramente si può dire di esserci riusciti. In questo spettacolo – parte di un progetto più ampio, che comprende anche un libro dal titolo omonimo e un film documentario di Andrea Cocchi – si sceglie di provare a spiegare cosa la felicità rappresenti, al riparo da facili entusiasmi e conclusioni affrettate. La ricerca della felicità si sposa, infatti, con l’inesauribile curiosità di Simone Cristicchi, il quale, attraverso la filosofia, la meditazione e la fede, ci parla della bellezza, della vitalità, del tempo, del senso di appartenenza e di comunità, di musica e di storie. Un percorso in sette parole chiave – attenzione, lentezza, umiltà, cambiamento, memoria, talento, noi – in cui trovano spazio canzoni, aneddoti, racconti e interviste, che ci accompagna nella sorprendente scoperta del senso profondo di questa ricerca per ciascuno di noi.

TRATTO DA UNA NOTTE VERA: 30 ANNI SUONATI

“Tratto Da Una Notte Vera: 30 anni suonati” è il tour speciale che celebra le ‘nozze di perla’, ovvero le tre decadi di matrimonio tra Joe Barbieri e la musica. Grazie alla felice intuizione di Pino Daniele, che mise un diciottenne Joe prima in uno studio e poi il 7 ottobre del 1992 sul palco del Festival di voci nuove di Castrocaro, ha avuto inizio un viaggio entusiasmante che ha dato vita nel tempo ad un repertorio colto, appassionato, ammantato di delicatezza e di allegria, nel quale i fedeli fan di Joe Barbieri hanno sentito raccontate con rispetto e cura le pieghe delle loro vite. In scena oltre al meglio del repertorio di Barbieri, anche tre bonus track, tra le quali il recente singolo “Retrospettiva Futura” e “Maravilhosa Avventura”, il brano che Joe ha scritto dedicandolo ai propri fan. Il repertorio di Joe Barbieri per la prima volta sarà accompagnato dalla magnifica Orchestra della Magna Grecia.

SONO UN FIGLIO

“Sono un figlio”, titolo e contenuti autobiografici per il nuovo album di inediti di RON, in uscita il 30 settembre, a distanza di 8 anni dal suo più recente lavoro in studio. Su etichetta Le foglie e il vento e distribuzione Sony Music, il disco è parte del progetto artistico per i 50 anni di musica dell’artista, che comprende, tra l’altro, un tour teatrale – seguito della serie di successo dei concerti estivi – e una voluminosa doppia raccolta dei suoi successi (“Non abbiam bisogno di parole”) pubblicata la scorsa primavera.

SERATA COLORATA

Ferramonti è una località in provincia di Cosenza dove sorse uno dei più grandi campi di concentramento italiani della seconda guerra mondiale. I campi di internamento in Italia erano quasi 50. Vi transitarono, fra il giugno 1940 e il settembre 1943, più di 3.000 ebrei stranieri e anche apolidi, dissidenti politici, cittadini di nazioni nemiche, slavi e indesiderati. È storia rimasta per decenni sconosciuta, che è un dovere riportare alla memoria. La zona su cui sorse il campo era povera e malarica. Eppure, nonostante la mancanza di libertà, la carenza di cibo e le malattie, a Ferramonti (come, del resto, negli altri quasi cinquanta “campi del duce”, allora distribuiti nella Penisola) gli internati venivano trattati con rispetto e senza violenze. Anche perché, seppur persecutorio, l’internamento degli ebrei da parte del fascismo – prima della nascita della Repubblica di Salò – non era ancora finalizzato alla Shoah. Per questo, gli internati del campo, in particolare gli ebrei, conservarono un ricordo generalmente positivo dei loro “carcerieri” (Paolo Salvatore, Mario Fraticelli, Gaetano Marrari); come pure dei contadini dei dintorni e degli abitanti dei paesi vicini (Tarsia, Bisignano, Santa Sofia), che avevano avuto l’opportunità di conoscere e del cappuccino inviato dal Vaticano a vivere nel campo: padre Callisto Lopinot, un missionario di origine alsaziana. Così a Ferramonti furono possibili attività artistiche e musicali. Nel campo, in particolare, erano internati molti musicisti, alcuni dei quali sarebbero divenuti molto noti nel dopoguerra. Tra essi, il trombettista Oscar Klein, il direttore d’orchestra Lav Mirski, il pianista Sigbert Steinfeld, il cantante Paolo Gorin, il compositore Isko Thaler e il pianista Kurt Sonnenfeld, giovane ebreo viennese, che sperava di espatriare negli Stati Uniti, ma venne arrestato a Milano e inviato a Ferramonti. Spesso nel campo venivano organizzati concerti musicali, sia strumentali che corali, e spettacoli di vario tipo, cui gli internati dettero il nome di “Serate Colorate”, dove il jazz, il cabaret, l’operetta dominavano la scena. Di tutta questa ricchezza musicale si era quasi persa traccia, finché Armida Locatelli, erede e per anni assistente di Kurt Sonnenfeld, non si presentò un giorno al Conservatorio di Milano con una scatola di spartiti manoscritti che aveva ricevuto in eredità. Erano le musiche scritte ed eseguite a Ferramonti, ma anche fotografie, diari, lettere: un materiale inedito di cui il musicista e musicologo Raffaele Deluca comprese subito lo straordinario valore storico.

FRIENDS FOR PINO 

Friends for Pino è un gruppo aperto che gravita attorno a storici collaboratori di Pino Daniele, Gigi De Rienzo ed Ernesto Vitolo. Al centro del progetto la musica di Pino, con particolare attenzione a Nero a metà, l’album più accreditato del grande musicista napoletano, al quale De Rienzo e Vitolo hanno dato un contributo fondamentale, senza trascurare altri capolavori appartenenti a momenti diversi della storia di Pino. Di volta in volta la band si avvale di musicisti e cantanti di livello che portano il proprio contributo per una rilettura sempre fresca ed emozionante del prezioso repertorio.