LUCIFERO

Lucifero – drammaturgia poetica, dai toni crudi e surreali – mette in scena la caduta dell’angelo, facendo di questa caduta e di questa icona estrema la metafora della nascita. Nascita come ferita irrisarcibile, risveglio improvviso nella precarietà del corpo e nel subbuglio dei bisogni, un incarnarsi mortale e inerme, abbandonato a sé e incessantemente desiderante. Scostandomi completamente dal luogo comune del diavolo, ho avuto interesse ad esprimere, attraverso questo archetipo, la condizione di un’anima fragile ed eccedente, che si sfalda in un continuo passaggio tra onnipotenza e impotenza, preghiera e bestemmia, un ottovolante di opposti stati interiori, specchio del nostro ‘troppo umano’. Lucifero, ancora impastato di cielo, memore di un paradiso sentire, è adesso stretto in un inferno mancare ed è una creatura inquieta, stupita, rabbiosa, un bambino struggente che mette in parola lo strappo dal tutto pieno, mostrando impudicamente gli eccessi della nostra carenza originaria. Creatura disadatta, somma delle diversità, crogiolo di fame e vocazione all’impossibile come ognuno di noi.

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