Situazioni sociali in cui regna una cieca allegria e ci domandiamo quanto sia reale o apparente. Il bisogno umano di crederci, sperando che a furia di fingere quella felicità diventi reale. Trovarsi in un luogo luminoso al centro della pista, essere sul pezzo ma qualcosa non torna. Come rapportarsi e vivere quella sensazione di malinconia quando il resto della pista invece sorride. Semplicemente e letteralmente con un filtro. Indossi una maschera luccicante e ci riprovi un’altra volta. Il ritmo e una danza quella travolgente per ritrovare la leggerezza, perché come ci insegna Calvino la leggerezza può salvarci. Don’t kill the groove è una working-in progress su tre personaggi alla ricerca di un groove individuale che si incontra e scontra in uno spazio comune: la pista da ballo. Il groove è quella capacità che hanno alcuni brani di coinvolgere l’ascoltatore tramite il ripetersi di una soluzione a livello ritmico, non a caso in inglese “to groove” significa anche divertirsi. Il divertimento é una delle tematiche chiave sviluppate nel lavoro, istituendone un aspetto drammaturgico.