Andrée Shammah torna a Molière con Il Misantropo, una storia d’amore, un amore-possesso, una nevrosi. Un tema moderno come non mai. Protagonista è Fausto Cabra: un Alceste, qui in costume, scuro, al centro di un mondo popolato da personaggi vestiti nella stessa foggia ma in colori pastello diversi tra loro, a simboleggiare una società variegata nella forma, ma omologata nella sostanza. Accanto a lui una straordinaria compagnia. In scena c’è la ‘disperata vitalità di un uomo solo davanti al potere, solo davanti ai benpensanti. L’uomo folle che è deriso dalla società, ma in realtà è l’unico che riesce a cogliere la follia di chi lo circonda. Vorrebbe isolarsi nei suoi ideali, ma la sua amata non è disposta a seguirlo. È la commedia dell’impossibilità di esprimersi liberamente quando si è preda delle passioni. Un dramma comico e umanissimo, commovente e feroce, sull’incomunicabilità e sul corto circuito terribile e risibile che genera.
Non c’è volontà di giudizio; nessuno ha ragione, nessuno ha torto, la trama stessa si compone dall’evoluzione delle posizioni di ciascun personaggio. E credo stia proprio in quest’assenza di giudizio e nell’esplorazione dei diversi punti di vista la vera essenza del Teatro, e dunque il mio omaggio a uno dei più grandi autori di tutti i tempi. Andrée Shammah