PER GIOCO SOLO PER GIOCO

Una piccola stanza chiusa a chiave dall’interno, quella di Ludo (Ludovica), illuminata dallo schermo del computer e una piccola lampada, una luce fioca e nonostante tutto inutile visto che la nostra Ludo è “cieca” ma non nel senso di non vedente. Ludo passa gran parte del pomeriggio con il suo visore tridimensionale sugli occhi nel mondo che ha creato fatto a suo piacimento e misura. Ludo ha cambiato tutto partendo dal nome e poi il colore dei capelli, degli occhi si è fatta formosa, simpatica, intelligente e spiritosa. L’amica o la fidanzata che tutti vorrebbero ed infatti Ludo ha tanti amici e si concede anche più di un fidanzato, perché no. Ludo in particolare ha l’amica del cuore a cui confida sogni, passioni, amori e malesseri. Amica che conosce bene –  o almeno crede – a riportare Ludo alla realtà è a volte la voce della mamma, quella vera, tenuta fuori dalla porta. Mamma che è diversa, molto diversa da quella che Ludo frequenta nel suo mondo. Vince (Vincenzo) passa gran parte della sua giornata nel bar, tra slot, lotto e super enalotto. A vederlo vestito non si direbbe un perditempo è infatti un dottore ma anche un marito e padre la cui famiglia lo vede sempre meno perché preso dai suoi impegni professionali o almeno questo è quello che lui dice a moglie e figli quando risponde al telefono. Un uomo che per curiosità un giorno ha inserito una moneta in una slot e la fortuna o la maledizione lo ha voluto vincitore di una piccola somma ma l’emozione della vincita è stata forte e irripetibile fino a finire in mano a degli strozzini.

Due storie che si incrociano per gioco, solo per gioco mostrano delle vite che vanno pian piano ad emarginarsi dagli affetti, dai rapporti che vanno a rovinare la vita reale costruita con fatica e impegno in favore di un bisogno fittizio creato per gioco, solo per gioco.

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