Un antico mito racconta che ad ognuno di noi, prima di nascere, viene mostrata un’immagine che sarà la guida per la nostra vita futura. A qualcuno viene mostrato un fiore e quello vivrà tutta la vita senza mai smettere di pensare ai fiori; a qualcun altro un pianoforte, e quello diventerà un grande musicista. Ad Efesto, venne mostrata l’immagine di due mani e lui, per tutta la vita (e la vita di un dio è piuttosto lunga) le usò per costruire ogni genere di meraviglia.
Di solito gli dei non amano usare le proprie mani: preferiscono far fare ad altri le cose pratiche e girovagare di qua e di là a far danni oppure amano stare lì, fermi, a farsi pregare. Efesto era una specie di Leonardo da Vinci: bravo nelle invenzioni tanto quanto nelle arti, abile nella sartoria quanto nell’ingegneria civile, con una passione per l’arredamento di interni.
Peccato che fosse così brutto che sua madre Era, la regina di tutti gli dei, appena nato lo gettò dalla cima dell’Olimpo facendolo precipitare sulla Sicilia. Fu quindi raccolto da due ninfe e portato ai piedi dell’Etna e qui, grazie al calore del vulcano, il piccolo potè dare sfogo alla sua incredibile creativitàà.
Ma Efesto sognò a lungo di poter tornare tra i suoi pari, gli dei, nel posto che gli spettava di diritto: il monte Olimpo. Così, dopo anni passati a costruire ogni genere di meraviglia, finalmente, ebbe l’opportunità di guadagnare il suo posto tra le divinità.
Non sempre, però, le persone (o gli dei) vogliono davvero ciò che credono di desiderare: Efesto, infatti, si rese conto di essere molto più felice nel suo laboratorio, tra i suoi attrezzi, che nel mondo etereo e ovattato dell’Olimpo.
In scena, una piccola baracca sarà la tela su cui disegnare i destini degli uomini, ma sarà anche il monte Olimpo e il vulcano Etna e tutto intorno compariranno i personaggi e le mirabolanti invenzioni del dio del fuoco.
Questa storia parla di un dio artigiano che ricerca ovunque la propria felicità per poi trovarla dove non si aspettava: al punto di partenza!
E chi può raccontarla meglio di un burattinaio, artigiano del teatro che, come Efesto, ha costruito lo spettacolo con le sue mani e con le sue mani racconta storie?
Un antico mito racconta che ad ognuno di noi, prima di nascere, viene mostrata un’immagine che sarà la guida per la nostra vita futura. A qualcuno viene mostrato un fiore e quello vivrà tutta la vita senza mai smettere di pensare ai fiori; a qualcun altro un pianoforte, e quello diventerà un grande musicista. Ad Efesto, venne mostrata l’immagine di due mani e lui, per tutta la vita (e la vita di un dio è piuttosto lunga) le usò per costruire ogni genere di meraviglia.
Di solito gli dei non amano usare le proprie mani: preferiscono far fare ad altri le cose pratiche e girovagare di qua e di là a far danni oppure amano stare lì, fermi, a farsi pregare. Efesto era una specie di Leonardo da Vinci: bravo nelle invenzioni tanto quanto nelle arti, abile nella sartoria quanto nell’ingegneria civile, con una passione per l’arredamento di interni.
Peccato che fosse così brutto che sua madre Era, la regina di tutti gli dei, appena nato lo gettò dalla cima dell’Olimpo facendolo precipitare sulla Sicilia. Fu quindi raccolto da due ninfe e portato ai piedi dell’Etna e qui, grazie al calore del vulcano, il piccolo potè dare sfogo alla sua incredibile creativitàà.
Ma Efesto sognò a lungo di poter tornare tra i suoi pari, gli dei, nel posto che gli spettava di diritto: il monte Olimpo. Così, dopo anni passati a costruire ogni genere di meraviglia, finalmente, ebbe l’opportunità di guadagnare il suo posto tra le divinità.
Non sempre, però, le persone (o gli dei) vogliono davvero ciò che credono di desiderare: Efesto, infatti, si rese conto di essere molto più felice nel suo laboratorio, tra i suoi attrezzi, che nel mondo etereo e ovattato dell’Olimpo.
In scena, una piccola baracca sarà la tela su cui disegnare i destini degli uomini, ma sarà anche il monte Olimpo e il vulcano Etna e tutto intorno compariranno i personaggi e le mirabolanti invenzioni del dio del fuoco.
Questa storia parla di un dio artigiano che ricerca ovunque la propria felicità per poi trovarla dove non si aspettava: al punto di partenza!
E chi può raccontarla meglio di un burattinaio, artigiano del teatro che, come Efesto, ha costruito lo spettacolo con le sue mani e con le sue mani racconta storie?
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